Una buona scuola, finalmente

Finalmente la buona scuola.

E’ arrivato dopo mesi di trattative, proposte e modifiche il via libera definitivo alla riforma del sistema scolastico, riforma fortemente voluta dal Governo.

Cerchiamo di allontanarci dalle battaglie ideologiche e dagli slogan degli ultimi giorni, il mondo della scuola di tutto ha bisogno tranne che di questo.

Dopo anni di tagli questa è una riforma che investe sulla scuola e lo fa con uno stanziamento di 4 miliardi in due anni. Come si può affermare il contrario? Una riforma che parte dal più grande piano assunzionale degli ultimi anni: 100 mila insegnanti assunti quest’anno e 60 mila dal prossimo.

Con questa riforma infatti si riafferma il ruolo della scuola nella società della conoscenza attraverso il pieno coinvolgimento della comunità scolastica nella definizione del piano dell’offerta formativa. Al centro ci sono l’autonomia, l’apertura delle scuole al territorio, l’apprendimento per competenze. L’obiettivo è quello di innalzare la qualità della didattica, di contrastare le disuguaglianze socio-culturali e territoriali, di dare risposte efficaci al fenomeno della dispersione scolastica. E cerchiamo di raggiungere questi obiettivi rispettando l’autonomia scolastica dei docenti garantendo loro anche nuove opportunità di formazione e aggiornamento e rispettando la collegialità delle decisioni prese dalle istituzioni scolastiche con la valorizzazione della figura del dirigente scolastico che coordinerà e garantirà le attività svolte dalle singole scuole.

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Per realizzare la scuola dell’autonomia si investono delle risorse: ogni scuola avrà a disposizione un organico aggiuntivo. Una scelta che, per la prima volta in assoluto, dà alle scuole la possibilità di utilizzare migliaia di docenti in più rispetto ai tradizionali organici, docenti che stabilmente potranno sostenere obiettivi formativi orientati a migliorare le competenze degli studenti, a favorire l’inclusione, a contrastare la dispersione. Stiamo forse privatizzando la scuola? Stiamo forse togliendo risorse? Qualcuno ha davvero il coraggio di affermare tutto ciò?

Ecco, buona scuola è questo: più risorse, raddoppio del Fondo del funzionamento degli istituti, più continuità didattica con un’offerta formativa più efficiente, flessibile, aggiornata. Più insegnanti, più competenze: stanziati 90 milioni di euro per la didattica innovativa. Stanziate risorse per far funzionare i laboratori, con un serio investimento per formare gli insegnanti a questa didattica. Più autonomia, più reti, più contaminazione delle buone pratiche; più merito, perché gli insegnanti, nei quali noi crediamo, riceveranno, per il loro aggiornamento, 40 milioni di euro per una formazione continua. Ogni anno i docenti riceveranno 500 euro per la «carta insegnanti» e si potranno formare come vorranno. Più sicurezza. con i fondi destinati all’edilizia scolastica. Più futuro, grazie all’investimento sull’alternanza scuola e lavoro. Grande attenzione alla lotta alla dispersione scolastica con l’apertura pomeridiana dedicata ad attività pedagogiche per ragazzi stranieri o ragazzi in difficoltà.

Qualche altra cifra: per quanto riguarda l’edilizia scolastica stanziati 250 milioni di euro aggiuntivi ai mutui ai quali le Regioni potranno accedere girandoli ai Comuni che presenteranno domanda; 300 milioni di euro per le “scuole innovative”; 40 milioni per monitorare e controllare soffitti e controsoffitti delle strutture scolastiche italiane.

E chiariamo una volta per tutte che il dirigente, ovvero il preside, non assumerà nessuno (perché ogni docente sarà assunto dallo Stato con contratto a tempo indeterminato) ma farà delle valutazioni in base al piano dell’offerta formativa cercando di costruire la squadra migliore possibile, quella che possa dare maggiori opportunità ai propri ragazzi. Il dirigente sarà un “leader educativo” con il compito di stimolare, proporre percorsi, trovare le soluzioni migliori per il proprio istituto.

In questo senso gli ambiti territoriali daranno finalmente l’opportunità alle scuole di lavorare in rete, di scambiare energie, risorse e progetti. Non ho paura certo della “managerialità” nella scuola, semmai ho paura della cattiva managerialità: proprio per questo anche i dirigenti scolastici saranno valutati e verrà stabilito se hanno o meno rispettato quanto avevano proposto nel piano triennale. Un piano straordinario di verifica è previsto anche per le scuole paritarie: si andrà a controllare se rispettano gli standard sulla qualità dell’insegnamento, in poche parole diciamo semplicemente basta ai diplomifici.

Un’ultima cosa, anche se molte altre andrebbero dette, riguarda gli studenti. Nel loro curriculum non sono più inserite solo le materie tradizionali ma, una volta giunti alla maturità, si potranno anche far valere esperienze di volontariato o di alternanza scuola-lavoro, esperienze formative e orientative fondamentali, compiute durante gli anni. Premiamo dunque chi è stato più virtuoso, che sia uno studente, un insegnante, un dirigente scolastico, un istituto stesso. Abbiamo forse paura della parola “merito”? Di certo no.