La mia intervista sul tema del “fine vita”

Ecco la mia intervista completa sul “fine vita” in Emilia-Romagna pubblicato sulla Gazzetta di Reggio del 19 febbraio 2024.

Presidente Soncini, la proposta di legge “Coscioni” sul suicidio assistito è stata assegnata alla sua Commissione, lei fino ad ora non si è ancora espressa…

Tra le istituzioni e i cittadini ci sono i partiti che devono riempire spazi di riflessione partendo dall’ascolto delle persone e dallo studio della materia. La politica ora si sta esprimendo su un tema complesso e delicato, che tocca la coscienza di ciascuno, con posizioni diverse. Ritengo fuorviante ridurre tutto ad una contrapposizione tra laici e cattolici, tra destra e sinistra, tra fautori della vita o della morte.

La proposta in Regione quando si discuterà?

Come Presidente di Commissione svolgo un ruolo di garanzia, i tempi di calendarizzazione saranno oggetto di un confronto fra le forze politiche. L’ordine con cui vengono affrontati gli argomenti viene concordato insieme.

Lei ritiene che la maggioranza delle persone sia a favore o contro il suicidio assistito?

Penso che le persone chiedano, prima di tutto, di non essere lasciate sole in un momento di disperazione e di non soffrire. Se dovesse capitare a me una prognosi infausta di malattia, chiederei cure palliative e sedazione profonda continua: non sono per l’accanimento terapeutico.

A Reggio le cure palliative sono garantite?

Partiamo dai dati. Le persone in carico alla Rete Locale delle Cure Palliative (RLCP) dell’AUSL di Reggio sono state circa 2.000 nel 2022, parliamo di assistenza domiciliare, due hospice, unità di cura palliative ospedaliera e ambulatori. Il 68% delle persone decedute a causa di patologie oncologiche sono state assistite dalla RLCP. Le cure palliative sono uno strumento fondamentale che non solo si prende cura della persona nei suoi bisogni fisici, psicosociali e spirituali, ma anche dei familiari spesso molto provati. Inoltre, è possibile rispettare le scelte dei pazienti grazie alle Disposizioni Anticipate di Trattamento (DAT).

Stiamo parlando della volontà delle persone di poter scegliere e rifiutare, ad esempio, quello che è l’accanimento terapeutico.

Penso sia doveroso fare un approfondimento su un potenziamento della legge 219/2017 che consente le DAT, ovvero di mettere su carta le volontà in merito ai trattamenti sanitari alla fine della vita, il luogo di cura, le preferenze assistenziali, la cura spirituale, la nomina di un fiduciario. Oggi è già possibile anche una sospensione di alcune procedure, se non ritenute adeguate alla personale idea di dignità della vita, e il divieto ad una ostinazione irragionevole nelle cure. Per chi ha una diagnosi infausta di malattia, la stessa legge prevede la pianificazione condivisa delle cure e una condivisione delle scelte terapeutiche.

La sentenza della Corte costituzionale dice chiaramente che a determinate condizioni non viene considerato reato l’aiuto al suicidio assistito.

Il suicidio medicalmente assistito è una scelta estrema e irreparabile. Lo dico da persona che crede nella laicità delle istituzioni: qui si riconosce all’individuo la possibilità di ottenere dallo Stato o da terzi un aiuto a morire. Il suicidio assistito diventa una liberazione per porre fine alle sofferenze. Temo la cultura del dominio e del controllo di tutto, che porta alla pretesa di morire quando si vuole e infrange il senso del limite. È un discorso etico e di umanesimo. Ricordo che dove vengono praticate le cure palliative la richiesta di suicidio assistito è circa 10 volte inferiore, secondo uno studio dell’Università di Padova e dell’Ateneo di Bologna. Sensibilizzare e promuovere la cultura dell’aver cura che si respira in tante strutture del nostro territorio significa infondere la speranza in un mondo che valorizza la dignità della persona.

Cosa pensa della proposta di legge “Coscioni”?

A mio avviso, e qui parlo come Consigliera regionale, in uno Stato di diritto la cornice giusta è quella di una legge nazionale. Il Parlamento ha già legiferato sul fine vita con la buona legge sulle DAT, ma visto che la Corte costituzionale l’ha ritenuta insufficiente a seguito della vicenda dj Fabo, per la delicatezza del valore in gioco occorre una disciplina ampia e compiuta a livello nazionale. Non ci possono essere trattamenti diversi, da regione a regione, su principi fondamentali come il fine vita. Serve un approccio uniforme nel rispetto della nostra Costituzione che all’art. 2 parla dei diritti inviolabili dell’uomo. Una legge che deve contemplare sempre anche l’obiezione di coscienza del singolo curante. Nutro perplessità sulla proposta di legge sul suicidio assistito depositata in Regione, che peraltro è diversa dal testo di sintesi trovato fra i parlamentari PD a livello nazionale dopo ampio confronto.

La Regione ha rotto gli indugi e ha proceduto con una delibera di Giunta.

La Giunta ha applicato la sentenza della Corte costituzionale. Spero che non serva a nessuno perché anche solo una persona che chiedesse di essere aiutata a suicidarsi per una solitudine, o per una mancanza di terapia per alleviare il dolore fisico e psichico, sarebbe una sconfitta per tutti noi. Le nostre comunità non devono avere paura di fare i conti con la morte. Devono fare di tutto perché la disperazione e l’angoscia non prendano il sopravvento.