Referendum consultivi per fusione Comuni, maggior peso alla volontà dei cittadini

Maggiore peso al volere dei cittadini espresso nei referendum consultivi, l’introduzione anche della fusione per incorporazione, la garanzia per le amministrazioni locali di non perdere i finanziamenti disponibili se la fusione avviene nell’ambito di grandi Unioni di Comuni e la possibilità di ridefinire gli ambiti territoriali ottimali. Sono le principali novità previste nel progetto di legge varato dalla Giunta regionale per favorire i percorsi di fusione e unione dei Comuni in Emilia-Romagna, testo che semplifica le norme regionali in materia e che ora passa all’esame dell’Assemblea legislativa.

11701110_1123880750962503_5221363088856480969_n

Il progetto di legge ha l’obiettivo di agevolare i processi associativi attraverso interventi di modifica e integrazione delle leggi regionali 24/96 (“Norme in materia di riordino territoriale e di sostegno alle unioni e alle fusioni di Comuni”) e 21/2012 (“Misure per assicurare il governo territoriale delle funzioni amministrative secondo i principi di sussidiarietà, differenziazione ed adeguatezza”). In particolare, la proposta di legge introduce disposizioni sui referendum consultivi nei Comuni; disciplina le fusioni per incorporazione (in attuazione della legge 56/2014); introduce modalità di armonizzazione degli strumenti urbanistici dei Comuni preesistenti alle fusioni e, infine, regola l’Osservatorio regionale delle fusioni quale organismo di presidio a cui partecipano automaticamente rappresentanti di tutti i nuovi Comuni nati da fusione.

Per quanto riguarda i referendum consultivi, le nuove norme prevedono esplicitamente che il progetto di legge di fusione tra più Comuni non possa essere approvato dall’Assemblea legislativa regionale qualora il ‘no’ prevalga sia fra la maggioranza degli elettori dei territori interessati sia nella maggioranza dei singoli Comuni, mentre si stabilisce che debbano esprimersi i Consigli comunali nel caso, invece, siano discordanti la volontà espressa dalla maggioranza complessiva dei cittadini e quella espressa dalla maggioranza dei Comuni.

Il progetto introduce anche aggiornamenti alla legge regionale n.21/2012, con la quale è stato disposto l’ultimo riordino territoriale, per sostenere i processi di fusione che si verifichino all’interno di grandi Unioni di Comuni, favorendo la prosecuzione dell’attività associativa dell’Unione senza che la stessa sia penalizzata nell’accesso agli incentivi finanziari durante la complessa fase di avvio del nuovo Comune, nella quale, in buona sostanza, non verranno persi i finanziamenti.

Con riguardo agli ambiti territoriali ottimali, viene poi regolata la possibilità, anche per l’anno 2016 (come già avvenuto nel 2015), di ridelimitare quelli composti da almeno 10 Comuni su concorde richiesta di almeno due terzi degli stessi motivata dall’esigenza di creare ambiti maggiormente coesi e più rispondenti alle finalità del riordino; vengono anche dettate norme speciali derogatorie nel caso di fusioni con il proprio ambito territoriale ottimale.

“Le fusioni e le unioni sono un’opportunità strategica per migliorare l’organizzazione e la gestione dei servizi comunali per i cittadini e le imprese”, spiega l’assessore regionale al Bilancio e riordino territoriale, Emma Petitti. “Per accompagnare sempre di più gli amministratori e i territori in questi percorsi, oltre a confermare le risorse per il 2016 abbiamo previsto nuove norme che semplificano e aggiornano la disciplina, per renderla ancora più efficace e coordinarla con le politiche di riordino istituzionale messe in atto dalla Regione”.