Ricerca sanitaria, via libera alla risoluzione Pd per arginare il precariato

Andrea Costa e Ottavia Soncini: “Urgente intervenire a livello normativo per riconoscere professionalità ed esperienze degli operatori della ricerca sanitaria pubblica”

Via libera in Commissione regionale Sanità alla risoluzione PD a prima firma Andrea Costa e sottoscritta dalla Consigliera e Presidente di Commissione Ottavia Soncini. Il documento approvato sollecita la Giunta regionale a intervenire presso il Governo nazionale e i parlamentari eletti nelle circoscrizioni emiliano-romagnole al fine di arginare il fenomeno del precariato nel sistema pubblico della ricerca sanitaria.

“La nostra risoluzione è stata discussa e approvata nel giorno in cui la commissione ha ascoltato in audizione gli amministratori ed esperti della Rete Oncologica ed Emato-oncologica regionale. Non è un caso. La ricerca scientifica negli istituti sanitari pubblici è uno dei motori della rete regionale oncologica” sottolineano Costa e Soncini.

“Quello che continuiamo a segnalare come disfunzionale è il sistema di reclutamento e inquadramento del personale degli istituti di ricerca. Un sistema che nulla ha a che vedere con la Regione, poiché è normato a livello nazionale. Un sistema che non tiene conto delle competenze acquisite e delle professionalità sviluppate in anni di esperienza poiché costringe al precariato personale altamente formato, anche quando i rapporti di lavoro sono particolarmente lunghi” denunciano Costa e Soncini.

La riforma degli Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico, approvata a fine 2022 per rispettare le tempistiche previste dal PNRR, non ha risolto il problema. “Ecco perché – caldeggiano i consiglieri – va affrontato con la massima urgenza. Da tempo in Assemblea Legislativa e in Commissione Sanità interveniamo su questo tema consapevoli che la tanto attesa riforma degli IRCCS lascia in sospeso alcuni punti dirimenti. L’applicazione della stabilizzazione Madia per il personale della cosiddetta Piramide della ricerca, l’obbligo di definizione di dotazioni organiche della ricerca per il riaccreditamento degli Istituti e infine la creazione della figura del dirigente della ricerca sanitaria, a fianco di quelle attuali, con valorizzazione del titolo di dottorato di ricerca”.

Precari della ricerca sanitaria, Costa e Soncini (Pd): “Stabilizzazione fuori dalla riforma, urgente intervenire a livello nazionale”

La riforma degli Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico, approvata a fine 2022 per rispettare le tempistiche previste dal PNRR, non è risolutiva di un problema annoso e radicato: quello dell’inquadramento del personale che vi opera. Da tempo, in Assemblea Legislativa regionale, se ne occupano i consiglieri regionali Pd Andrea Costa e Ottavia Soncini.

“Stiamo seguendo un percorso di ascolto degli operatori pubblici della ricerca in sanità che da troppo tempo attendono un giusto e dignitoso riconoscimento della loro professionalità. Il loro infatti è un settore nel quale la precarietà definisce rapporti di lavoro anche molto lunghi”. Andrea Costa come primo firmatario e Ottavia Soncini, che ricopre il ruolo di Presidente della Commissione regionale Salute, hanno presentato una risoluzione alla Giunta.

“I nodi, lasciati aperti dalla tanto attesa riforma degli IRCCS, rispetto all’antico problema dei precari della ricerca, riguardano in particolare tre punti. L’applicazione della stabilizzazione Madia per il personale della cosiddetta “Piramide della ricerca”. L’obbligo di definizione di dotazioni organiche della ricerca per il riaccreditamento degli Istituti. Infine, la creazione della figura del dirigente della ricerca sanitaria, a fianco di quelle attuali, con valorizzazione del titolo di dottorato di ricerca – segnalano i consiglieri, che sottolineano – I ricercatori, ad oggi, sono assunti in strutture sanitarie pubbliche con contratti da rinnovare ogni 5 anni. La stabilizzazione dei precari della ricerca in sanità doveva rientrare nella discussione della riforma, poi in sede di approvazione della legge di bilancio in base agli accordi presi a livello parlamentare. Ma è slittata due volte, dobbiamo riprenderla in mano”.

“A dicembre 2022 abbiamo avuto modo di ascoltare in udienza conoscitiva i professionisti che gestiscono e operano nella nostra rete IRCSS regionale. Sulla base di quanto emerso e dell’incertezza che ancora segna il loro inquadramento, ora abbiamo formalizzato un atto che intende impegnare la Regione a sollecitare Governo e Parlamento, in tutte le sedi istituzionali opportune, ed anche per il tramite dei parlamentari eletti nelle circoscrizioni emiliano-romagnole, affinché vengano adottate soluzioni normative di carattere strutturale per superare definitivamente l’annoso fenomeno del precariato del personale degli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico ma anche degli Istituti zooprofilattico sperimentali” richiamano Costa e Soncini. “La ricerca nella sanità pubblica va sostenuta ed è motivo di vanto per il nostro sistema regionale. La Regione da sola, però, non può intervenire e serve una svolta a livello nazionale che punti a valorizzare le professionalità acquisite, consentendo agli Istituti di assumere a tempo indeterminato il personale della ricerca delle attività di supporto ad essa. Sono professionisti reclutati a tempo determinato con procedure concorsuali che meritano di essere arruolati con modalità trasparenti e corrette” commentano i consiglieri Pd.

Per i martiri di Minozzo, i consiglieri regionali reggiani di maggioranza chiedono il riconoscimento del valore militare per il loro eroismo e sacrificio

“Ai 19 martiri di Minozzo, sia riconosciuto il valore militare”. Lo chiedono i consiglieri reggiani di maggioranza Soncini, Costa, Mori, Bondavalli e Amico con un atto formale a prima firma Ottavia Soncini, che sollecita il Consiglio dei Ministri a rispondere alla richiesta avanzata in tal senso dal Comune di Villa Minozzo.

“Il Comune – si legge nel documento – a fine maggio 2022, aveva inviato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri e al Ministero della difesa la proposta di ricompensa al Valore Militare per i caduti della frazione di Minozzo per i fatti accaduti tra il 30 luglio e il 1° agosto del 1944”. In quell’occasione le truppe nazi-fasciste si macchiarono di 19 efferati omicidi. Un eccidio, ripartito in due diverse giornate ma frutto unico di un progetto terroristico-stragista, che aveva lo scopo non solo di disperdere l’organizzazione partigiana che nel comune di Villa Minozzo aveva il suo centro organizzativo, ma anche di terrorizzare la popolazione, di privarla di tutte le risorse alimentari quale punizione rispetto all’appoggio dato ai partigiani e di arruolare manodopera da deportare in Germania.

I riconoscimenti al valor militare sono attribuiti“per esaltare gli atti di eroismo militare, segnalando come degni di pubblico onore gli autori di essi e suscitando, ad un tempo, lo spirito di emulazione negli appartenenti alle forze militari”.

“Dei martiri di Minozzo ricorderemo lo spirito di sacrificio e lo slancio dimostrato per difendere i minozzesi e preservare l’organizzazione partigiana nell’Appennino reggiano – scandiscono i consiglieri regionali –L’eccidio di Minozzo, il secondo che ha colpito la gente di Villa Minozzo dopo quello di Cervarolo del 20 marzo 1944, costituisce una ferita ancora aperta nella popolazione del luogo: sopravvivono infatti figli e nipoti delle vittime, il cui dolore, pensiamo, possa trovare consolazione nel vederlo condiviso dalla memoria collettiva, come già è accaduto per altre stragi dello stesso periodo” richiamano i consiglieri reggiani, auspicando una tempestiva risposta della Presidenza del Consiglio.

Autismo, in Commissione Sanità regionale gli impegni per rafforzare i percorsi di diagnosi e presa in carico

I consiglieri reggiani di maggioranza: “Nel 2022, 91 nuove diagnosi in provincia di Reggio Emilia”

Con il nuovo Programma Regionale Integrato Autismo 2023-2027 (PRIA), la Regione punta a diagnosi sempre più tempestive e progetti personalizzati di cura. “Un obiettivo che va raggiunto grazie all’integrazione dei servizi offerti sul piano sanitario, scolastico e di welfare. Negli ultimi anni in Emilia-Romagna stiamo facendo progressi importanti, in un campo che sicuramente presenta sfide quotidiane e in cui il margine di miglioramento è sempre evidente” sottolineano i consiglieri Ottavia Soncini, Federico Amico, Stefania Bondavalli, Andrea Costa e Roberta Mori a margine della seduta della commissione Sanità durante la quale si è votata una risoluzione proposta da tutti i gruppi di maggioranza che intende integrare gli obiettivi del nuovo Pria, di recente approvato dalla Giunta.

“Nella nostra provincia, nel 2022, sono state 91 le nuove diagnosi. Di queste, oltre la metà nei primi tre anni di vita. Un segno di come sul piano delle diagnosi, si stia lavorando per agire tempestivamente”.

Per i casi in età evolutiva la valutazione diagnostica avviene su richiesta del pediatra di libera scelta o del medico di medicina generale. In alternativa, su richiesta del referente clinico della NPIA che segue il minore seguito per altre problematiche. Viene data una prima risposta alla richiesta del pediatra o del medico entro 30 giorni e, come da indicazione PRIA, di effettuare la precisazione della diagnosi clinica entro tre mesi dall’invio ai servizi specialistici per i disturbi dello spettro autistico.

“La valutazione diagnostica avviene in media entro tre mesi dalla richiesta, con maggiore tempestività per i casi 0-3 anni. – sottolineano i consiglieri che richiamano gli impegni approvati in Commissione – Dal 2019 si è intensificato il raccordo già esistente tra i pediatri di libera scelta e i servizi di NPIA. Noi chiediamo che si prosegua con determinazione su questa strada, intensificando anche i rapporti tra i servizi sanitari e quelli educativi e scolastici. Prima viene effettuata la diagnosi, più efficaci sono le terapie e i percorsi personalizzati da individuare. Anche per questo, come consiglieri regionali di maggioranza, con la risoluzione che abbiamo proposto e approvato, impegniamo la Giunta ad intraprendere ogni azione utile, anche nell’interlocuzione con il legislatore statale e il Governo, per garantire una dotazione di organico adeguata, sia dal punto di vista numerico che delle professionalità e competenze necessarie, sia nelle neuropsichiatrie infantili che nei dipartimenti di salute mentale, per favorire la diagnosi precoce e la tempestiva presa in carico, eliminando i limiti al tetto di spesa per l’assunzione del personale. Molte delle nostre richieste sono il frutto del costante confronto con le famiglie e le associazioni emiliano-romagnole, il cui feedback prezioso in merito alle criticità e opportunità è un elemento fondamentale per l’organizzazione e gestione dei servizi per i disturbi dello spettro autistico”.

Indagine sui giovani emiliano-romagnoli: il 77,4% soffre d’ansia associata alla scuola. “Diamo risposte rafforzando le nostre politiche giovanili ed educative”

Giovani al centro di una Commissione congiunta Sanità, Scuola e Parità in Assemblea Legislativa

Il terzo report sugli adolescenti emiliano-romagnoli “Tra presente e futuro. Essere adolescenti in Emilia-Romagna nel 2022”, che ha coinvolto oltre 15mila studenti emiliano-romagnoli tra gli 11 e i 19 anni, di cui rispettivamente 2.870 pari al 19,1% nella Provincia di Bologna e 1.539 pari al 10,2% nella Provincia di Reggio Emilia, è stato presentato in una Commissione congiunta Scuola, Sanità e Parità. I dati, illustrati dall’Assessore al Welfare Igor Taruffi, secondo i Presidenti delle Commissioni assembleari Francesca Marchetti, Ottavia Soncini e Federico Amico: “offrono una fotografia reale e concreta che dà voce agli adolescenti e che ci invita a riflettere su quelli che sono campanelli d’allarme a cui dare risposte rafforzando le nostre politiche giovanili ed educative”.

Tra i dati più rilevanti il 77,4% degli intervistati indica l’ansia associata alla scuola, seguita dall’insicurezza (48,9%) e dalla tristezza (33,3%). Il 68,2% degli adolescenti ritiene che lo stress influisce sulla loro salute, mentre il 27,2% dei giovani richiede un supporto psicologico a causa di questo disagio. Nonostante più della metà dei ragazzi trascorra oltre 4 ore al giorno davanti ad uno schermo, il 45% degli intervistati pratica sport per più di 4 ore alla settimana, rimane invece la preoccupazione per il 26% di giovani che non pratica alcuna attività sportiva.

“In questi anni i nostri ragazzi e ragazze hanno dovuto affrontare sfide complesse, dalle quali si sono acuite difficoltà già esistenti e sono emersi anche nuovi bisogni – spiegano –. Questo momento di confronto tra le nostre Commissioni è fortemente voluto, perché conferma la necessità di lavorare insieme anche al supporto della Garante dell’Infanzia e dell’Adolescenza, dell’Ufficio scolastico regionale e dei territori per rispondere ai giovani che chiedono aiuto e che vogliono essere ascoltati, offrendo loro strumenti utili per supportarli nel loro percorso di vita, che va riconosciuto, valorizzato e sostenuto attraverso una nuova alleanza educativa e di comunità per affrontare in modo trasversale i loro bisogni”.

Secondo Marchetti, Soncini e Amico è proprio da questa analisi che bisogna partire “per migliorare la qualità della vita dei nostri adolescenti e per evitare povertà educativa e ritiro sociale. Senza un’attenta mappatura di quanto ci circonda non possiamo attuare politiche adeguate ed è per questo che è un bene che questa indagine sia arrivata alla terza edizione e rappresenta un prezioso punto per migliorare la comunità emiliano-romagnola a partire dal rapporto con il mondo scolastico”.

In questo studio colpisce come i sentimenti negativi siano presenti in modo allarmante già fra i più piccoli e crescono con l’età. “La ricerca – concludono –  invita pertanto gli operatori, gli insegnanti e gli adulti in generale a prendere atto che è urgente passare dalla conoscenza all’azione ed evidenzia diversi aspetti che possono essere trasformati in piste di lavoro possibili da tutti coloro che si occupano di nuove generazioni per una pianificazione di azioni e interventi, dentro e fuori la scuola, in un’ottica di sistema, dal contrasto alla povertà educativa al sostegno alla didattica, da politiche attive per il lavoro a nuovi stimoli e opportunità nel mondo sportivo. Ribadiamo e rilanciamo il nostro impegno per offrire alle ragazze e ai ragazzi emiliano-romagnoli migliori opportunità per costruire il loro futuro, ripartendo dalle esigenze che loro stessi ci indicano come prioritarie”.

Disturbi alimentari, il punto in Regione

Commissioni Salute e Scuola congiunte per garantire supporto agli oltre 2000 assistiti in Emilia-Romagna ogni anno

Quella dei disturbi del comportamento alimentare è una piaga che continua a crescere e colpisce sempre più adolescenti e preadolescenti. Sono oltre 2.000 le persone che annualmente sono prese in carico in Emilia-Romagna per anoressia, bulimia, alimentazione incontrollata e altri disturbi. La stragrande maggioranza, oltre il 90%, sono ragazze e donne e la fascia di età coinvolta si abbassa fino a quella pediatrica.

“Ne abbiamo parlato in Commissione Sanità e Scuola dove appena qualche mese fa avevamo seguito l’informativa sul “Programma regionale di contrasto ai Disturbi dell’alimentazione e della nutrizione: dati epidemiologici, economici e progetti regionali – riportano la presidente Ottavia Soncini e Francesca Marchetti e aggiungono come – Nel 2022 la Regione Emilia-Romagna aveva stanziato 820 mila euro, ripartite tra le aziende sanitarie del territorio, per sostenere il programma di assistenza ai giovani tra i 12 e i 25 anni con disturbi del comportamento alimentare e per supportarne l’assistenza residenziale nelle strutture accreditate “in Volo” di Parma e “residenza Gruber” di Bologna”.

La Commissione, in seduta congiunta, ha approvato un documento unanime che pone il tema di individuare linee di intervento comuni e uniformi tra tutte le Aziende sanitarie regionali. Il modello organizzativo attuale proposto dalla Regione Emilia-Romagna è quello dei Programmi PDTA (Percorso diagnostico terapeutico assistenziale) delle Aziende Usl e delle Aziende Ospedaliero-Universitarie, in una logica di rete tra servizi e con la persona al centro della cura. Il modello prevede in ogni territorio provinciale un’équipe interdisciplinare come nucleo del sistema di cura, responsabile della continuità e coerenza dei trattamenti e dei rapporti con i centri specializzati e con le strutture della rete dei servizi sanitari. Un modello che integra la componente pubblica e quella privata accreditata.

“Il lavoro di équipe tra i servizi medici e clinici, l’assistito e la sua cerchia familiare, scolastica, sociale per individuare le terapie e i trattamenti adeguati e investire nella riabilitazione della persona è fondamentale” sottolineano le dem. “A medici di base e pediatri di libera scelta siano garantiti adeguati corsi di aggiornamento in merito ai disturbi del comportamento alimentare e scuole, associazioni e gruppi di mutuo e auto aiuto vanno supportati nei servizi che consentono di individuare con tempestività problematiche emergenti, di trattare casi conclamati, sostenere le cure e il percorso di riabilitazione, supportare le famiglie degli assistiti”.

Verso la riforma degli IRCCS, audizione in Commissione regionale Sanità

Soncini e Costa (Pd): “Pieno sostegno alla ricerca e ai ricercatori”

La riforma degli Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico è uno dei passaggi fondamentali, previsti  dal PNRR, da raggiungere entro fine dicembre 2022. La Commissione Politiche per la Salute regionale presieduta dalla dem Ottavia Soncini, ha invitato, come previsto da una risoluzione Pd approvata a giugno, a prima firma del consigliere Andrea Costa, i soggetti coinvolti per approfondire posizioni, punti di forza ed eventuali criticità.

“In Emilia-Romagna contiamo su una rete IRCSS fondata su cinque istituti: quello di Reggio Emilia, il Rizzoli, il Sant’Orsola e il Bellaria a Bologna e quello di Meldola. Dal 2009 la Regione finanzia ciascuno con 1milione 250mila euro l’anno consapevole che la ricerca sanitaria sia un elemento prezioso su cui la sanità regionale può contare – commenta Soncini che aggiunge – Ogni spesa in ricerca, cura e riabilitazione è un investimento per la salute di tutti. Per questo ribadiamo la necessità che la nostra sanità pubblica e universalistica abbia a disposizione un fondo sanitario nazionale adeguato ai bisogni di salute dei cittadini e riesca a reperire, riconoscere e trattenere i professionisti che lavorano nella nostra sanità”.

“La riforma degli IRCCS pensiamo sia una mossa giusta nel più ampio disegno di una rete di assistenza sanitaria territoriale più efficace. Il decreto governativo che la affronta, tuttavia, presenta alcune lacune- afferma il consigliere Costa -e la capacità della nostra rete regionale di rispondere agli input nazionali non può superare, da sola, i nodi che rimangono.” “Per questo dalla Commissione regionale Politiche per la Salute- concludono i consiglieri- continueremo il lavoro al fine di sensibilizzare tutte le forze politiche e le rappresentanze in parlamento perché sostengano la ricerca, anche nell’ambito pubblico, e si sostengano i ricercatori per un lavoro così delicato ed essenziale, che ha bisogno di essere tutelato e adeguatamente riconosciuto”.

Per IRCCS di Reggio Emilia, riconosciuto nel 2011, sono 199 i professionisti tra dipendenti, borsisti e convenzionati, che si dedicato alla ricerca. Di questi, oltre 150 hanno redatto almeno un articolo scientifico nel 2021.

“Da Parlamento e Governo ci aspettiamo l’impegno per riaffermare la centralità di un sistema sanitario pubblico e universalistico”

“La sanità emiliano-romagnola è al sicuro e anche quest’anno chiuderemo i conti in pareggio. Come sempre fatto” la consigliera regionale e Presidente della Commissione regionale Sanità Ottavia Soncini rassicura e anticipa il deposito di una risoluzione sottoscritta da tutta la maggioranza di viale Aldo Moro.

“La nostra è una rete sanitaria e socioassistenziale di qualità non scontata. Lo dimostrano anche i dati 2020-21 sulla mobilità sanitaria attiva: in piena pandemia, abbiamo erogato prestazioni a pazienti provenienti da altre regioni per oltre un miliardo di euro a fronte di una mobilità passiva che ha di poco superato i 400 milioni” ricorda la presidente della IV commissione.

“È indispensabile lo sforzo di tutti per preservare questo straordinario patrimonio. Ci rivolgiamo – sottolinea – a Governo e Parlamento nazionale in primis. I costi di una pandemia mondiale non possono ricadere sul bilancio di una Regione. Come consiglieri regionali Pd e di maggioranza, chiediamo quindi a tutti i parlamentari emiliano-romagnoli di scendere in campo a difesa della sanità pubblica.

“Dopo la pandemia sanitaria, il cui costo in termini sociali ed economici ha pesantemente gravato sulla nostra Regione, una delle più colpite con un’incidenza di casi superiore del 10% rispetto a quella nazionale, ora è la crisi energetica a colpire duramente. – riprende Soncini – Il caro bollette, sulle strutture ospedaliere e sociosanitarie pesa come un macigno. Senza contare che siamo ancora in attesa dei rimborsi Covid da parte del Governo nazionale”.

“La Regione Emilia-Romagna ha reperito un miliardo e mezzo di risorse proprie per coprire le spese eccezionali legate alla gestione Covid e alla campagna vaccinale. Appena scoppiati i contagi a livello globale, la nostra Regione, non dobbiamo scordarlo, ha fatto da subito la sua parte: reperendo mascherine e dispositivi di protezione, respiratori, spazi attrezzati, vaccini. Quella che si sta facendo qui in Emilia-Romagna non è una battaglia di parte” insiste Soncini.

“Quello della Regione, che condividiamo e supportiamo, è un forte impegno per riaffermare la centralità di un sistema sanitario pubblico e universalistico, all’altezza dei bisogni di salute delle cittadine e dei cittadini. – evidenza l’esponente Pd, che chiosa – La Regione da sola non può accollarsi la difesa di questo sistema, tutti i consiglieri e i parlamentari emiliano-romagnoli di ogni schieramento politico si sentano investiti di questa responsabilità verso la popolazione e si facciano parte attiva in tutte le sedi istituzionali perché il Governo nazionale assuma gli impegni e gli atti conseguenti”.

Poste, i consiglieri PD reggiani interrogano la Regione sui servizi postali in Appennino

Soncini: “Poste presidio fondamentale nelle aree montante”

L’ufficio postale di Gazzano di Villa Minozzo ad oggi rimane aperto appena 10 ore e mezza alla settimana per sole due mattine, quella del lunedì e del venerdì. “Stiamo parlando dell’unico presidio pubblico in un paese di montagna e spiace che l’apertura sia garantita per soli due giorni. Peraltro ci sono stati segnalati disservizi causati dalla scarsa connettività dell’area” riportano i consiglieri regionali reggiani del Partito Democratico Ottavia Soncini, Andrea Costa e Roberta Mori.

“Di per se, le aperture ridotte o addirittura la chiusura degli uffici postali o di sportelli bancari in Appennino rappresenta sempre una cattiva notizia, dato che tali scelte finiscono per penalizzare e impoverire un territorio già di per sé svantaggiato. – proseguono, sottolineando – In Emilia-Romagna stiamo facendo uno sforzo massiccio, con risorse economiche e gestionali inedite, per valorizzare le aree interne e montane, contrastando la rarefazione dei servizi”.

A riguardo hanno quindi deciso di presentare un’interrogazione alla Giunta regionale, a prima firma Soncini e sottoscritta anche dai colleghi Costa e Mori. “A partire dal caso di Gazzano di Villa Minozzo, chiediamo alla Regione se non ritenga opportuno avviare con Poste italiane un confronto volto a garantire che l’ufficio postale dei Comuni dell’Appennino che scontano criticità come la bassa densità abitativa e collegamenti disagevoli, possano tornare a modalità di funzionamento meglio rispondenti alle esigenze dei residenti”.

“Infine, oltre alle difficoltà fisiche, segnaliamo anche quelle digitali per realtà come quella di Gazzano. Perciò chiediamo quali progetti siano attivi in regione per migliorare la connettività nelle zone appenniniche, delle aree interne e in generale delle zone marginali emiliano-romagnole” concludono i consiglieri regionali.

Carenza di personale sanitario, interrogazione di Soncini e Maletti

“La questione è nazionale, e non è solo confinata ad alcuni territori: vi è preoccupazione da parte della generalità delle regioni per le criticità che riguardano il fabbisogno di personale dipendente e convenzionato per la gestione dei propri sistemi sanitari. – esordisce così la consigliera regionale PD e presidente della IV Commissione Sanità Ottavia Soncini che riporta – È un problema che viene da lontano, dovuto ad una programmazione che si è dimostrata non adeguata: tale situazione va affrontata in modo organico e complesso. Nel prossimo biennio circa 9 mila medici di base andranno in pensione anticipata a fronte di soli 3.000 giovani in formazione. La nostra Regione è corsa ai ripari, tanto che da inizio pandemia a oggi, ha già in organico oltre 6.100 dipendenti in più”. Fra questi, oltre 530 medici, quasi 3.200 infermieri, quasi 1.500 operatori sociosanitari, 590 amministrativi professionali, 150 sanitari non medici; vanno aggiunti altri 1.200 rapporti di collaborazione attivati attraverso appositi istituti previsti dalla normativa Covid, di cui circa 600 specializzandi e ulteriori medici, infermieri, sanitari.

“Abbiamo esigenze connesse alla gestione della pandemia ancora in corso,  al recupero delle prestazioni sanitarie non erogate a causa della pandemia e all’attuazione degli obiettivi del PNRR. – spiegano Soncini e Maletti – Per far fronte a questo lavoro, la Regione Emilia-Romagna, oltre a pubblicare periodicamente i bandi per le carenze, non ha mai perso l’occasione per esprimere in tutti i contesti nazionali competenti la necessità di aumentare il contingente dei medici da ammettere ai corsi regionali di formazione specialistica e di medicina generale”.

“Serve rendere sempre più attrattivo il lavoro nel sistema sanitario pubblico – affermano inoltre Soncini e Maletti – cercando di snellire la burocrazia e aumentando le potenzialità dell’informatica e della digitalizzazione applicate alla sanità per consentire ai professionisti di concentrarsi in pieno sulla presa in carico della persona oltre che sulla prestazione sanitaria”.

“Ora che il PNRR traccia il futuro della medicina puntando a territorialità e prossimità, il Governo ha presentato alle Regioni la bozza di un Decreto Ministeriale, il DM71, che contiene la riforma di settore e definisce come dovranno essere organizzate le cure sul territorio e con quanto personale. Con una interrogazione, quindi, chiediamo all’Assessorato quanti siano i medici ospedalieri e di famiglia di cui avremo bisogno in Emilia-Romagna alla luce delle novità, quanti ne mancano e come intenda muoversi la nostra Regione, per quanto di sua competenza,  per fare fronte a tale fabbisogno e per investire sulla medicina territoriale, confrontandosi con il Governo e in sede di Conferenza delle Regioni” concludono le Consigliere dem.