Nuova legge sulla cittadinanza, una mia riflessione sulla Gazzetta di Reggio

Quando la politica vince, vincono i cittadini. Ragazzi e ragazze di origine straniera che vivono in Italia sono italiani a tutti gli effetti, tranne che nei diritti. Martedì scorso, finalmente, la svolta. La campagna “L’Italia sono anch’io”, che mobilitò tanti di noi, nel 2013 portò in parlamento la proposta di legge d’iniziativa popolare nata a Reggio Emilia.

Tema forte per il Pd in campagna elettorale. Dopo oltre due anni, la Camera approva un testo che contiene due principali novità, lo “ius soli temperato” e lo “jus soli culturae”, legato al percorso di studi. Potrà acquisire la cittadinanza italiana chi è nato in Italia da genitori stranieri risiedenti nel nostro paese da almeno 5 anni e in possesso di un permesso di soggiorno di lunga durata e chi, sotto i 12 anni, ha concluso positivamente almeno un ciclo scolastico. Un provvedimento che consegna a quei ragazzi figli di immigrati che parlano la nostra lingua, conoscono le nostre tradizioni, la nostra cultura e siedono sui banchi di scuola con i nostri fratelli, la fiducia nel Paese che ha ospitato i loro genitori. Abbiamo messo al centro un diritto civile, ma ancora di più un valore fondamentale: quello dell’appartenenza ad una comunità. L’ampliamento dei diritti è la premessa perché il nostro paese, aperto alla diversità, possa crescere culturalmente, socialmente ed economicamente. Chi cresce, vive e fa vivere l’Italia è italiano. Questo deve essere per tutti noi motivo di orgoglio. Cosa significa essere cittadini italiani? Esserlo comporta il riconoscimento di un diritto e il rispetto di un patto che sta alla base della convivenza in Italia e che definisce la nostra identità: la Costituzione Italiana. Bisogna riconoscersi nei valori, nelle norme anche nuove della nostra comunità e occorre pretendere che questo patto costituzionale venga rispettato anche dagli stranieri. Sentirsi finalmente cittadini italiani, sentire come propri i principi costituzionali significa, non dimentichiamolo, l’obbligo di educarsi alla libertà dell’individuo che è fondamento della nostra Costituzione. Mi riferisco in particolare al pieno riconoscimento del ruolo della donna e alla parità morale e giuridica fra uomo e donna: la Costituzione italiana è chiara anche su questo. La cittadinanza infatti è fondamento di diritti ma anche di doveri, doveri che sono espressione di una responsabilità e solidarietà che lega la società. La precondizione per il rispetto del patto è non mantenere gli stranieri in una condizione di minorità, per questo la nuova legge è un grande atto di civiltà. Questi giovani hanno l’opportunità di vivere in un paese democratico e quindi di diffondere democrazia e diritti fondamentali nelle loro terre di origine, di diventare stimolo per procedere verso realtà più democratiche. Buone notizie erano già arrivate nei primi giorni di ottobre quando la Commissione Cultura del Senato aveva dato il via libera anche al cosiddetto “ius soli sportivo” per consentire ai minori stranieri di coltivare il talento e, nello stesso tempo, confermare il valore di integrazione sociale dell’attività sportiva. L’investimento in umanità, azioni a supporto dei più deboli, l’attenzione nei diritti, a chi non li vede riconosciuti, è ciò che caratterizza il Centrosinistra; il Parlamento ha scritto una bella pagina di storia. La politica è soprattutto questo. Continuino il governo e la sua maggioranza a “tirare dritto”, a non farsi distrarre, a procedere a passo spedito. Il Paese li osserva con fiducia