Sulla Gazzetta di Reggio il mio editoriale sul modello “Casa della salute”

LA SANITA’ REGGIANA TROVA UNA “CASA”
Sulla Gazzetta di Reggio di oggi, che ringrazio, un mio “editoriale” sulla prossima apertura della “Casa della salute” di Puianello, struttura destinata a diventare un fondamentale polo socio-sanitario per tutto il territorio. Un passaggio cruciale che ci permette di sviluppare nuovi scenari e immaginare che un altro modo di concepire il welfare è possibile.

 

“Nei prossimi mesi saremo impegnati a definire il modello regionale di “Casa della salute”; un passaggio davvero cruciale e che potrà vedere Reggio Emilia coinvolta nel testimoniare le buone pratiche presenti sul suo territorio. Ed è proprio una “Casa della salute” quella che aprirà i battenti entro l’estate a Puianello, struttura destinata a diventare un fondamentale polo socio sanitario per tutto il territorio.

Cosa sono le case della Salute?

Un luogo, un punto di riferimento di prossimità certo, al quale tutti i cittadini possono rivolgersi, il cui sviluppo sul territorio nazionale è previsto dal Sistema sanitario italiano. Le “case della salute”, però, non sono dei “mini ospedali” e non sono nemmeno una riconversione delle piccole strutture ospedaliere.

La sfida da vincere nel futuro, a mio modo di vedere, è che in ospedale vadano meno pazienti possibili e solo per situazioni di una certa complessità e urgenza.

Un tempo estremamente difficile, infatti, questo che viviamo, tempo in cui concorrono il calo delle risorse pubbliche, l’aumento delle malattie croniche e la scure della crisi su molte famiglie. L’assistenza sul territorio, un’assistenza che sia sentita “vicina” è, dunque, imprescindibile: è qui che bisogna intervenire, valorizzandola e incrementando le risorse a sua disposizione, improntandola alla semplicità di accesso e alla cura delle patologie croniche. Aggiungo: sul versante dell’assistenza domiciliare l’Emilia Romagna si colloca ai vertici per eccellenza all’interno del panorama nazionale secondo i dati forniti dall’Osservatorio nazionale sulla salute nelle regioni italiane. Potenziare la rete domiciliare, poi, che attualmente vede impegnati 124 infermieri e 335 medici a Reggio Emilia, significa tendere una mano alle tante famiglie oggi in difficoltà nella gestione di familiari con malattie croniche, non autosufficienti o con patologie degenerative complesse. Anche questo è un passo fondamentale; i dati sui cambiamenti demografici dei prossimi anni ci chiamano a una seria riflessione a riguardo e fare i conti con le fragilità in aumento e con l’integrazione tra assistenza sociale e assistenza sanitaria può essere un ottimo punto di partenza per giungere a rapide e funzionali soluzioni.

Cosa devono essere le Case della salute?

Una nuova modalità di organizzazione del lavoro dei servizi territoriali. Medici di medicina generale, specialisti ambulatoriali, assistenti sociali, infermieri domiciliari, tutte queste figure, insomma, collocate all’interno di una Casa della salute offrono al cittadino una elevatissima possibilità di risolvere le proprie problematiche: la Casa della salute diventa dunque un luogo di prossimità che il cittadino “vede” e del quale può usufruire con facilità, 7 giorni su 7 e 24 ore su 24, con, credo, ampia soddisfazione in quanto a risultati.

La nuova possibilità offerta è che gli stessi attori abituati a recarsi presso il domicilio del paziente, ovvero i medici, il personale infermieristico domiciliare e gli assistenti sociali, possano lavorare in strettissima collaborazione. Si avrà quindi una valutazione delle difficoltà delle famiglie a 360°, nei risvolti più complessi attraverso una presa in carico su più livelli.

Ma c’è di più. Oltre ai contorni e all’organizzazione di quello che sarà il perno dell’assistenza primaria, saremo chiamati in Regione a definirne le relazioni con le comunità locali e le istituzioni territoriali.

“Salute e (nel)la comunità, (nel)l’insieme delle relazioni di reciprocità che in essa instauriamo e che ci rassicurano”, scrive Zigmunt Bauman, “perché aiutarci reciprocamente è un nostro puro e semplice dovere, così come è un nostro puro e semplice diritto aspettarci che l’aiuto richiesto non mancherà”. La nostra aspirazione è allora quella di una Casa della salute che, superando il concetto di servizio e prestazione sanitaria, diventi luogo di una nuova identità comunitaria, luogo dell’integrazione delle risorse del territorio, dell’accoglienza, del riconoscimento, dell’avere cura.

L’imperativo è dare voce, dunque, a quella ricchezza socialmente rilevante composta di valori, storie, esperienze, anche attraverso la presenza delle organizzazioni e associazioni di volontariato, la cui scoperta e il cui intreccio ci permettono di guardare la realtà con occhi nuovi e immaginare che un altro modo di concepire il welfare è possibile.

Una logica di “progetto di sistema” come quello applicabile alle Case della salute e alcune esperienze già realizzate qui a Reggio Emilia possono diventare strumento di riflessione per una applicazione diffusa in tutta l’Emilia Romagna”.

Ottavia Soncini

Consigliere regionale Partito democratico