La riforma del sistema di emergenza e urgenza è il prossimo passo della sanità in Emilia-Romagna. Una riforma necessaria per evitare la privatizzazione dei pronto soccorso o la loro desertificazione, costruita con chi lavora ogni giorno tra i corridoi degli ospedali e negli ambulatori, pensando ad accorciare le distanze e i tempi tra cittadini e cura.
Fornire cura e assistenza a un paziente in emergenza, che chiede un percorso giusto, che ha bisogno del giusto mezzo di soccorso, di essere portato nel giusto ospedale, di avere il giusto trattamento e collocazione definitiva è un tema tanto complesso quanto delicato. Che nasce da più esigenze.
Da un lato quella fondamentale di diminuire i tempi di attesa e rispondere in modo più preciso alla richiesta di cure.
Dall’altro lato l’analisi dei dati attuali di accesso. Nel 2022 sono stati registrati 1.750.000 accessi al pronto soccorso in Emilia-Romagna. Di questi, l’80% in appena 20 strutture, tendenzialmente i Pronto Soccorso degli ospedali più grandi delle principali città, e circa il 66% in codice bianco o verde. Al netto della gravità della situazione di chi accede – solo un 3% del totale porta a un ricovero – chiunque si rivolge alla rete dell’emergenza e urgenza, presenta un bisogno che chiede la giusta attenzione e chiede di essere preso in carico nel minor tempo possibile da una struttura più adeguata possibile.
Infine, c’è il nodo delle professionalità, che per ragioni di formazione e di reclutamento del personale, tende a ridursi sempre di più e non potrà crescere nel breve periodo. I medici dei Pronto Soccorso sono già troppo pochi e nei prossimi 2 anni ne perderemo un altro 25%, senza contare le dimissioni inattese. Non è quindi un problema economico quello che ci spinge ad affrontare questo cambiamento, bensì legato alla difficoltà di reperire personale.
Non si può stare fermi davanti a questo scenario e l’Emilia-Romagna sarà la prima a realizzare la sua riforma che anche il Ministero della Salute sta valutando attentamente.
Sarà un passaggio graduale, facile da metabolizzare. Il cittadino non “subirà” il cambiamento ma sarà accompagnato in modo semplice ed efficace dai servizi. La persona che ha un bisogno di cure immediate chiamerà un numero di telefono (la procedura più semplice, evitando il pellegrinaggio verso ambulatori e strutture) e in base alle indicazioni sulla sua salute o necessità, sarà indirizzata nella struttura più adatta. Accorciando le attese e alleggerendo i carichi delle organizzazioni che devono occuparsi dei casi più complessi.
Separeremo l’emergenza dall’urgenza. La prima richiede immediatezza di intervento, la seconda non dipende strettamente dalle tempistiche, ma prevede di intervenire per evitare criticità. Quindi potenzieremo il 118 e attiveremo il numero unico 116117 per chiedere assistenza o consigli: sarà l’operatore a dare le indicazioni più puntuali. Attiveremo capillarmente i CAU (Centri di assistenza per l’urgenza, aperti H24 con medici di continuità assistenziale, ovvero ex guardie mediche, infermieri, persino OSS) dove saranno indirizzati i codici bianchi e verdi che non avranno bisogno dei Pronto Soccorso e delle unità di anestesia e rianimazione. Verranno inoltre attivate le Uca, un servizio domiciliare d’urgenza h24 che si recherà a casa del cittadino.
Questa riforma è il frutto di un confronto capillare con il mondo della sanità e con i rappresentanti dei territori. É quindi attenta alla prossimità al cittadino ma fa leva su esperienze che nella nostra Regione godono di una buona performance, pur nel quadro complesso in cui si trova la sanità pubblica italiana.
Un quadro che, questo sì lo denunciamo, è drammaticamente sottofinanziato a livello nazionale avendo raggiunto un valore pari al solo il 6% del PIL, contro il 7% del 2020, pur non essendo questo il motivo per cui si riorganizza il sistema di emergenza-urgenza.
Quello che auspichiamo è di poter presto dire che abbiamo fatto un passo avanti nella presa in carico del cittadino e della sua salute.
I consiglieri regionali reggiani di maggioranza: Amico Federico, Bondavalli Stefania, Costa Andrea, Mori Roberta, Soncini Ottavia