Soncini come spiega la sconfitta del Pd alle amministrative?
Le amministrative, o meglio i ballottaggi, sono andate al di sotto delle nostre aspettative: abbiamo perso. È un momento complesso e siamo all’interno di un processo storico di trasformazione. Populismi, migrazioni internazionali, la sofferenza per la crisi economica sono elementi che hanno determinato l’esito elettorale. Il riformismo deve stare al fianco della vita delle persone. Serve più attenzione per lo stato d’animo profondo del Paese, una lettura più attenta della contemporaneità e dei suoi fenomeni collaterali. Poi va ricordato che le elezioni di medio termine non sono mai favorevoli per chi governa, in un tempo di grande mobilità elettorale. Pur in un turno non favorevole vorrei sottolineare la vittoria di Milano.
A Reggio avete perso il comune di Casina. Si poteva fare meglio? Dov’è stato l’errore e chi ha sbagliato?
Certo che si poteva fare meglio. A Casina abbiamo perso per dinamiche locali e questa non deve essere una giustificazione. L’esito di Casina deve fare riflettere; quando si perdono orecchie e piedi sul territorio e si smarrisce il contatto con la cittadinanza possono capitare sorprese come queste.
Sembra che la spinta dell’elettorato verso Renzi si sia affievolita. Perché?
Il Pd è il partito dei sindaci. Per definizione, un sindaco è colui il quale si assume delle responsabilità “facendo delle cose”. Il Pd e Renzi hanno ottenuto un ottimo risultato alle europee di due anni fa, ora il Pd è stabilmente sopra il 30 % dei consensi, dunque non parlerei di crisi. È evidente che l’azione di governo non sempre porta consensi nel breve termine, ma sono convinta che la direzione sia quella giusta. Dopo due anni di governo il giudizio è positivo.
Le amministrative hanno fatto suonare un campanello d’allarme in vista del referendum di ottobre. La strada per il sì ora è in salita?
La salita non ci spaventa, non è la riforma del Pd, ma del futuro del Paese. Abbiamo la grande opportunità di condividere un progetto più grande dei singoli sogni di ciascuno. Dobbiamo coinvolgere persone che non fanno vita politica quotidianamente, servono comitati elettorali, banchetti, incontri, risorse ed energie nuove. Spero che i giovani siano portatori sani di entusiasmo in questo appuntamento.
È d’accordo di modificare la legge elettorale?
No, non si torni indietro. Il meccanismo di elezione dei sindaci, con il ballottaggio, funziona. Per la prima volta nella storia del Paese un Governo ha pensato alla legge elettorale nei suoi primi mesi di vita. Le leggi elettorali non si fanno al termine del mandato con l’occhio ai sondaggi ma con l’attenzione alla stabilità e quindi al bene del Paese. Guardiamo alla Spagna e al caos dovuto a una legge elettorale che non consegna un vincitore.
E che ne pensa della possibilità di spostare la data del referendum?
Non abbiamo paura di dare la parola agli italiani.
Il Pd è molto diviso e c’è chi chiede a Renzi di lasciare la segreteria perchè non è d’accordo con il doppio incarico. Lei che ne pensa?
Credo che al Paese interessi relativamente poco il doppio ruolo di Renzi, sul quale io sono personalmente d’accordo. Il Pd si deve preoccupare esclusivamente delle difficoltà degli italiani e spiegare le proprie scelte con parole umili ma convincenti. Alziamo lo sguardo dal nostro ombelico.
Come giudica le posizioni della minoranza dopo il voto amministrativo?
Alla frase di Giulio Cesare “Meglio essere il primo in questo modesto villaggio che il secondo a Roma”, preferisco il motto prampoliniano “Uniti siamo tutto, divisi siamo nulla”.
Chi è contro Renzi è contro le riforme?
Le riforme non hanno un nome e cognome ma rispondono a richieste rimaste insoddisfatte da troppi anni. Chi è contro le riforme tenta il gioco di personalizzarle, noi non ci caschiamo e stiamo sul merito.
Se dovesse vincere il no Renzi farebbe bene a lasciare?
Se dovesse vincere il no mi preoccuperei per il futuro del Paese più che per il destino politico di un singolo. Se i risultati di un referendum sono palesemente in contrasto con l’agenda di governo, è difficile che nulla cambi.
Non pochi nel Pd hanno annunciato il loro no al referendum anche se la linea del partito è per il sì. Che ne pensa?
Mi rammarica sapere che singole persone fanno questa scelta. Il Pd è unito perché vinca il “sì” al referendum di ottobre. La riforma costituzionale è stata votata nella Direzione del partito, è stata decisa dai gruppi parlamentari, e tutti i singoli parlamentari del Pd l’hanno votata, anche coloro che sono riferimento di chi, oggi, a Reggio, ha posizioni diverse.
Anche a Reggio il partito è tutt’altro che unito. Crede sia venuto il momento per una conta interna?
Non sarò io ad aprire un fuoco di fila. “Conta interna” è poi un termine che non apprezzo molto. Ci sono scadenze congressuali che vanno rispettate. Non sono certo io a essere in imbarazzo per le riforme attuate dal Governo.
Lei è renziana della primissima ora. Non le sembra che rispetto a quello che Renzi diceva nelle primarie contro Bersani la sua linea sia un po’ cambiata?
Ieri parlavamo di riforme e oggi le attuiamo. La linea del Pd è dettata dalle esigenze delle persone, che continuano a rappresentare il nostro assillo.
Uno dei motivi per cui si perdono voti è il fatto che Verdini sia praticamente in maggioranza. Che ne pensa di questo?
L’Italicum è il primo modo per evitare partitini in parlamento e alleanze sconvenienti. Il secondo modo è vincere le elezioni.
State perdendo parecchi voti a sinistra. Il Pd è ancora in grado di dialogare con questo elettorato?
Unioni civili, crisi sindacali risolte, contrasto alla povertà, stretta sulle rendite finanziarie: non sono slogan, sono “cose” di sinistra. Stiamo ai fatti, non alle ideologie.
Si parla di lei per un ruolo a Roma. Solo voci o c’è qualcosa di concreto?
A mia insaputa. Sono stata votata per fare la Consigliera regionale e continuo a portare avanti il mio impegno in Regione. Ho un trasferimento in vista, ma non è per motivi politici…