Più di 200 segnalazioni, per un totale di 223 minorenni presi in carico nell’ultimo anno. Ma “non deve trarre in inganno il dato numerico, relativamente basso se rapportato ai 1.500 casi di minori in carico ai servizi sociali, perché rappresenta solo la punta dell’iceberg del disagio e della sofferenza dei bambini e degli adolescenti nella nostra regione, fenomeno ben più vasto di quanto giunge alla diretta conoscenza del Garante”.
Luigi Fadiga, Garante regionale dell’infanzia e dell’adolescenza, ha presentato ieri all’Assemblea legislativa la sua relazione sulle attività svolte nel 2014. Dai dati emerge “una interazione reciproca non del tutto scorrevole tra organo requirente e servizi territoriali”, a cui il Garante ha cercato di rimediare ponendosi come priorità proprio il “facilitare i rapporti fra istituzioni e organi regionali e statali deputati all’attuazione dei diritti del fanciullo, promuovendoli là dove insufficienti e favorendoli là dove interrotti o mancanti”, a partire dall’istituzione del “Tavolo di lavoro fra Autorità giudiziaria e Servizi socio-assistenziali”.
Secondo il Garante, “appare significativo il numero delle segnalazioni pervenute dall’Autorità giudiziaria, nella specie dalla Procura minorile”. Queste ultime sono infatti 77 sul totale di 202 e riguardano in gran parte le modalità di attuazione degli interventi effettuati dai servizi territoriali in via d’urgenza, come pure talvolta la mancata adozione di interventi ritenuti invece necessari dall’Autorità segnalante. Allo stesso tempo, però, sono state 42 le segnalazioni relative a criticità tra servizi e autorità giudiziaria.
Per Fadiga, invece, “stupisce il bassissimo numero di segnalazioni pervenute al Garante dalle scuole”: sono appena 3 su 202 i casi per i quali gli insegnanti o i dirigenti scolastici si sono rivolti al Garante regionale, “eppure la scuola costituisce l’osservatorio privilegiato per rilevare i casi di bambini trascurati o maltrattati, e di adolescenti bisognosi di ascolto, sostegno e aiuto”. Viceversa, in 24 casi sono state segnalate da genitori o parenti difficoltà nei rapporti con la scuola, come sovraffollamento, mancata accettazione di richieste di trasferimento, sciopero del personale, problemi di alimentazione e di mense scolastiche.
“L’attività del Garante è ancora più importante in questo momento storico di profonda crisi, in cui le difficoltà economiche si riflettono anche sul sistema dell’educazione e finiscono per portare alle luce molte debolezze all’interno delle reti familiari- spiega la presidente dell’Assemblea legislativa, Simonetta Saliera, al termine della relazione-, i bambini hanno bisogno di garanzie al di là delle problematiche sulle competenze dei vari settori del pubblico, serve una azione forte di coordinamento proprio come quella che il Garante sta portando avanti”.
Analizzando la provenienza delle segnalazioni al Garante, la maggior parte arriva da Bologna (127), a seguire Modena (24), Forlì-Cesena (17), Parma e Reggio Emilia (11), Ferrara (10), Piacenza (8) e Ravenna (4).
Nella maggior parte dei casi (106) all’attività istruttoria, in taluni casi anche molto complessa, non hanno fatto seguito ulteriori interventi del Garante perché non vi erano elementi per farlo. Si tratta di situazioni in cui, dopo aver acquisito e letto gli atti e i documenti prodotti, il Garante ha ritenuto che non fossero necessari o non vi fossero gli elementi per ulteriori interventi. Rientrano in questa categoria anche tutte quelle situazioni in cui l’operato dei servizi è apparso adeguato e tutelante degli interessi dei minori.
In 38 casi sono state inviate al segnalante informazioni e consulenze su norme e procedure di tutela ed esercizio dei diritti, ad esempio sulle modalità di tutela in sede giudiziaria o sulla possibilità di fare ricorso alla cosiddetta “adozione in casi particolari”.
In 25 casi, quasi sempre separazioni con alto livello di conflittualità, sono state poste in essere azioni volte alla mediazione dei conflitti. In 18 sono stati inviate raccomandazioni, inviti o note di segnalazione alle amministrazioni competenti. In 2 la segnalazione è stata inviata all’Autorità giudiziaria minorile, e sempre in 2 casi la segnalazione è stata trasmessa ad un altro Garante regionale per le valutazioni di competenza.
Complessivamente sono stati effettuati 31 incontri, 16 con i segnalanti e 15 con i soggetti istituzionali competenti nella gestione dei casi.
La promozione dei diritti, e in particolare del diritto all’ascolto, il raccordo con i servizi territoriali e con la scuola, le iniziative di ricerca, di formazione e di aggiornamento degli operatori e i rapporti inter-istituzionali sono stati gli altri settori dove il Garante è stato attivo.
In una Emilia-Romagna in cui “la condizione dell’infanzia e dell’adolescenza è certamente privilegiata”, Fadiga non manca comunque di segnalare alcune “zone d’ombra”, come ad esempio il problema dei minori fuori della famiglia di origine, per cui il Garante suggerisce di “potenziare l’affidamento familiare, ancora minoritario in Emilia-Romagna rispetto all’inserimento in comunità”, anche perché, sottolinea, “nel territorio regionale il numero di comunità è straordinariamente elevato : nel 2013 le comunità residenziali per minori erano 313 tra strutture di tipo familiare, strutture educative, comunità per la pronta accoglienza, strutture per l’autonomia e comunità per gestanti e madri con bambino, e ciò costituisce un’oggettiva difficoltà a porre in essere adeguati controlli”.
Da segnalare anche “carenze nel sistema dei servizi sociali territoriali, in cui gli enti gestori sono 57, con dieci diverse tipologie di gestione”, una situazione “chiaramente di ostacolo all’impiego di personale stabile ed alla sua formazione e che rende problematico individuare il responsabile del servizio e difficile il raccordo con l’Autorità giudiziaria, oltre a determinare ritardi e sovrapposizioni di interventi”.