“Jobs Act? I numeri ci danno ragione”. Il mio intervento sulla Gazzetta di Reggio

“Caro Matteo Sassi, la verità dei dati smentisce questo ritornello, utile a consolare chi non vuole guardare la realtà. Tutto l’impianto del Jobs Act produce precarietà e povertà? È una considerazione fuorviante”.

Risponde così Ottavia Soncini, consigliere regionale del Partito democratico, tramite una nota, al vice Sindaco di Reggio Emilia Matteo Sassi.

“Sostenere che leggi come il Jobs Act creino povertà e disoccupazione è profondamente errato e ideologico. Povertà e disoccupazione aumentano quando un sistema produttivo è poco competitivo; il Jobs Act è costruito proprio per dare impulso alla competitività ed eliminare il dualismo del mercato del lavoro a favore del contratto a tempo indeterminato. Il Jobs Act è il più grande atto di protezione sociale mai fatto in questo Paese. Abbiamo aumentato le tutele, non le abbiamo ridotte”.

“I più recenti dati Inps, relativi al dicembre 2016”, spiega Soncini, “ci permettono infatti di tracciare un bilancio del Jobs Act e appare davvero assai arduo scorgervi un crollo dei contratti stabili. I mille giorni del Governo Renzi, e i due anni del Jobs Act, hanno prodotto 700 mila posti di lavoro in più. Il tasso dei licenziamenti a livello nazionale è poi in continua diminuzione: dal 6.5 del 2014, si è scesi al 6.1 del 2015 per arrivare al 5.9 del 2016.”.

“Per quanto riguarda i voucher”, continua Soncini, “essi non sono stati introdotti dal Governo Renzi, né dal Jobs Act, ma bensì nel 2003. Il Governo Renzi ha previsto delle strette nell’uso dei buoni lavoro, in particolare la tracciabilità per bloccarne l’abuso più odioso: se il datore di lavoro non era preciso nella indicazione degli orari, il voucher poteva essere utilizzato per coprire il lavoro nero anziché farlo emergere. Queste considerazioni non assolvono nessuno per le modifiche che rimangono da fare. Non bisogna smantellare, ma continuare a costruire”.

“I positivi dati dell’Inps”, conclude Soncini, “rimangono fredde cifre se non ricordiamo che dietro di essi ci sono delle persone in carne e ossa. Da un lato, dunque, occorre lavorare sull’aumento della competitività del nostro Paese. Dall’altro lato, serve creare strumenti per chi rimane indietro: la misura di contrasto alla povertà è stata infatti realizzata da Governo e Regione Emilia Romagna mettendo in campo risorse e dando il via a politiche pubbliche completamente nuove, lontane da una logica assistenziale, bensì basate su politiche di reinserimento attivo nel mercato del lavoro o nel mondo della formazione e dell’impegno sociale”.