“Allargare gli orizzonti”. Il mio intervento sulla Gazzetta di Reggio

“Il Pd è l’erede dell’Ulivo, inteso come l’unione del cattolicesimo democratico e della tradizione social democratica. Più che ritornare alle categorie del passato, c’è bisogno di allargare il proprio orizzonte; è indispensabile una casa comune per quelli che hanno una sensibilità riformista e progressista. Le piccole divergenze non possono diventare dighe al dialogo. Pisapia e Sala a Milano o Zedda a Cagliari ci hanno dimostrato che quando c’è una progettualità e una visione comune il dialogo con altre forze politiche è possibile e porta ad una buona amministrazione. Questo modello è riproducibile anche a livello nazionale se il profilo del Pd e il suo progetto sono chiari e riconoscibili”.

Così Ottavia Soncini, consigliere regionale del Partito democratico, interviene nel dibattito sul nuovo Ulivo innescato dalla proposta lanciata domenica scorsa a Bologna dall’ex premier Romano Prodi.

Secondo Soncini “Nel paese è sempre più forte la richiesta di andare ad elezioni. La sentenza della Consulta di martedì ci avvicina, credo, ulteriormente alle urne. Il sistema proporzionale uscito da quella sentenza espone l’Italia al rischio di un ritorno al passato: nascerebbe un paese diviso in tre senza una maggioranza chiara, un governo debole e una politica immobile in balia delle contrapposizioni e dei ricatti più che delle idee”.

“Siamo sicuri”, si chiede quindi Soncini, “che questa sia la soluzione per affrontare le riforme strutturali di cui ha bisogno il Paese? Non mi rassegno all’idea di un paese senza una guida e auspico che il parlamento capisca quanto oggi sia necessario avere un sistema elettorale che garantisca la governabilità. Come lo è per i nostri comuni, come lo è per la nostra Regione, dove grazie ad una maggioranza ampia e coesa si approvano leggi importanti quali quella sullo sport, sulla mobilità sostenibile o sui vaccini obbligatori negli asili nido”.

“La proposta avanzata dal PD di un ritorno al Mattarellum”, conclude Soncini, “risponderebbe a tre criteri fondamentali: garantire la rappresentanza attraverso un rapporto diretto tra elettori ed eletti, assicurare i presupposti per la governabilità e, ultimo ma non meno importante, una responsabilità di governo senza alibi”.