7 luglio 1960, la risoluzione presentata in Regione

Fare piena luce sulle vicende della “strage di Reggio Emilia” del 7 luglio 1960 dove persero la vita cinque persone, episodio che “va indagato e approfondito anche alla luce degli esiti giudiziari, senza colpevoli accertati”. A chiederlo sono i consiglieri regionali Piergiovanni Alleva (Altra Emilia-Romagna), Roberta Mori, Silvia Prodi, Luca Sabattini e Ottavia Soncini (Pd), Igor Taruffi e Yuri Torri (Sel) e Giulia Gibertoni (M5s) in una risoluzione.

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Era il 7 luglio quando a Reggio scesero in piazza 20mila persone per uno sciopero contro le rappresaglie nei confronti dei manifestanti che a Genova avevano protestato contro il congresso del Msi. A Reggio la manifestazione pacifica ebbe esiti drammatici e cinque persone persero la vita.

I 29 novembre 1962, la sezione istruttoria della Corte d’Appello di Bologna rinviò a giudizio il vicequestore a capo del reparto di Polizia per “omicidio colposo plurimo” di quattro degli operai uccisi e un agente imputato d’omicidio volontario per aver sparato contro il quinto. Per motivi di legittima suspicione però, il dibattimento si celebrò a Milano e non a Reggio. Con sentenza del 14 luglio 1964, il vicequestore fu assolto con formula piena (per non aver commesso il fatto) mentre l’agente venne assolto con formula dubitativa. Due anni dopo, la Corte d’Assise d’Appello riformò la sentenza assolvendo l’agente con formula piena.

L’episodio “di grave violenza – evidenziano quindi i firmatari – è rimasto senza individuazioni di responsabilità e non pienamente chiarito”. Da qui, l’invito alla giunta “a valorizzare ogni progetto o ricerca universitaria per accertare e chiarire le vicende che sconvolsero Reggio Emilia e la regione intera”.

Il testo della risoluzione lo potete trovare qui –> risoluzione 1