Dalla Regione 8 bandi per l’agricoltura “verde”. Stanziati 115 milioni

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Oltre 115 milioni di euro per il biologico, la produzione integrata, ma anche la gestione di zone umide, boschetti, corridoi ecologici, la salvaguarda del paesaggio agrario, il sequestro di carbonio nei suoli, la difesa delle razze antiche.
A tanto ammontano le risorse stanziate dal nuovo Psr 2014-2020, per il primo pacchettodi interventi in campo ambientale.

“Questi bandi vengono presentati a soli sei mesi dal via libera di Bruxelles ai Fondi Ue e testimoniano la nostra determinazione a garantire la massima velocità dei provvedimenti, perché c’è assoluto bisogno di correre per sostenere la crescita in atto – ha detto il presidente Stefano Bonaccini presentando l’iniziativa a Bologna.

Sono due le “misure” approvate dalla Giunta regionale (la 10 “Pagamenti agro-climatico-ambientali” e la 11 “Agricoltura biologica”) per otto bandi complessivi. Le domande potranno essere presentate dal 30 novembre al 29 gennaio attraverso Agrea, l’agenzia regionale per le erogazioni in agricoltura. Oltre che per l’agricoltura integrata e quella biologica, gli aiuti riguardano la biodiversità animale, il ritiro dei seminativi, la praticoltura estensiva, l’incremento della sostanza organica nei suoli, l’agricoltura conservativa.

“Gli interventi in campo ambientale – ha spiegato l’assessore regionale all’agricoltura Simona Caselli – rappresentano una delle punte più avanzate di questo Psr. Aver destinato ad essi complessivamente oltre il 40% delle risorse a disposizione è una scelta precisa per dare prospettive solide a un’agricoltura di qualità, non solo per quanto riguarda i prodotti, ma anche i modi di produrre. A partire dal biologico, un settore dinamico, che ha un mercato e che dà redditività. Il nostro obiettivo è raddoppiare da qui al 2020 le superfici bio in Emilia-Romagna”.

 

  • Agricoltura integrata: 41,6 milioni per ridurre la “chimica”
    Meno fitofarmaci, più spazio a pratiche agronomiche che “fanno bene” all’ambiente e alla salute dei consumatori. Per sostenere la produzione integrata – settore in cui l’Emilia-Romagna è stata pioniera già negli Settanta – il nuovo Psr stanzia 41,6 milioni di euro. Il bando prevede aiuti sia per chi già pratica l’agricoltura integrata, sia per chi intende avviarla. Gli importi base a ettaro vanno da un minimo di 90 euro per le foraggere a un massimo di 530 per le frutticole, per la prima introduzione e da 60 a 370 per il mantenimento.
  • Oltre 36 milioni di euro per il biologico: una priorità trasversale
    La Regione mette a disposizione 36,1 milioni di euro per le aziende agricole biologiche. Per chi già pratica il bio si va da un minimo di 90 euro per i seminativi a un massimo di 668 ero per le colture frutticole. Per chi intende avviare per la prima volta l’agricoltura biologica il range è compreso tra i 126 euro (per le foraggere) e i 742 (per le frutticole). Gli interventi includono anche la zootecnia. Come nella passata programmazione il biologico sarà anche in questa una priorità trasversale, ovvero, in tutte le misure del Psr le aziende bio a parità di requisiti avranno diritto a punteggi specifici in graduatoria. Grazie a questo meccanismo nella passata programmazione le aziende biologiche avevano usufruito del 30% totale dei contributi concessi dal Psr, pari a oltre 346 milioni di euro, considerando oltre alle misure a superficie, anche quelle per investimenti aziendali, formazione e informazione e progetti di filiera. Attualmente in Emilia- Romagna la superficie bio è pari a 85 mila ettari e le aziende agricole che praticano tale metodo (comprese quelle in conversione e miste) sono 3mila.
  • Biodiversità animale: 8,6 milioni per le razze autoctone
    Recuperare le razze antiche, a rischio di erosione genetica, è una priorità non solo culturale, ma anche ambientale ed economica. Con il Psr 2014-2020 la Regione stanzia 8,6 milioni di euro per gli agricoltori che scelgono di allevare razze autoctone come, ad esempio, la razza Romagnola e la Reggiana tra i bovini, il Cavallo italiano tiro pesante tra gli equini, la Pecora Cornigliese tra gli ovini o la Mora Romagnola tra i suini. L’aiuto è di 200 euro per capo o insieme di capi.
  • Ritiro dei seminativi: 8,4 milioni
    Prati umidi e macchie arbustive. Sono alcuni degli interventi che possono essere gestiti dagli agricoltori che si impegnano per venti anni a ritirare dalla produzione le colture seminative, così da promuovere la biodiversità, soprattutto in pianura. A riconoscimento dei maggiori costi, è previsto un aiuto per ettaro di 500 euro in collina e montagna e di 700 in pianura.
  • Per i prati “storici”: 7,8 milioni
    I prati, se opportunamente gestiti, svolgono un’importante funzione ambientale, di salvaguardia della biodiversità animale e vegetale. In particolare sono da difendere i cosiddetti prati storici, perché garantiscono l’esistenza di habitat erbacei importanti. Per gli agricoltori che si impegnano a mantenere aree a praticoltura estensiva nel rispetto di determinate pratiche agronomiche (assenza uso di concimi, fitofarmaci, digestati) è concesso un aiuto di 150 euro a ettaro
  • Corridoi ecologici e paesaggio agrario: 4,6 milioni
    Piantate, filari di alberi, siepi, boschetti, maceri, risorgive, laghetti. Per gli agricoltori che si impegnano per un periodo di 10 anni a salvaguardare nella propria azienda gli elementi tipici del paesaggio agrario, sono in arrivo 4,6 milioni di euro. L’aiuto è pari a 0,07 euro per metro quadro in pianura. Potranno essere così mantenuti veri e propri “corridoi ecologici” nei siti individuati dalla rete europea Natura 2000
  • Più sostanza organica nei suoli: 5 milioni di euro
    La qualità del suolo innanzi tutto. La Regione Emilia-Romagna destina 5 milioni di euro per incentivare le operazioni agronomiche che permettano di incrementare la sostanza organica nei suoli più impoveriti, migliorandone le caratteristiche chimico-fisiche. Fondamentali queste ultime anche per contrastare fenomeni erosivi e di dissesto. L ’impegno è di 180 euro all’anno per ettaro.
  • All’agricoltura che “sequestra” il carbonio: 3 milioni
    Tecnicamente si chiama agricoltura conservativa e si differenzia da quella tradizionale perché adotta modalità che riducono la lavorazione dei terreni, prevenendo l’erosione del suolo, favorendo il sequestro di carbonio e limitandone la dispersione in atmosfera con effetti importanti per quanto riguarda il contrasto ai cambiamenti climatici. L’aiuto va da un minimo di 250 euro a 280 per ettaro.
  • Per i prodotti Bio, Dop, Igp e Qc arriva la copertura delle spese di certificazione. Fino al 24 dicembre le domande
    Già da lunedì 16 novembre e fino al 24 dicembre è possibile presentare domanda per la copertura totale delle spese di certificazione dei prodotti biologici, Qc (il marchio della Regione che riconosce le produzioni a lotta integrata), ma anche Dop e Igp, fino a un massimo di 3mila euro per azienda agricola. L’intervento è rivolto alle aziende che partecipano per la prima volta a un regime di qualità. Priorità di accesso al finanziamento è prevista per gli imprenditori agricoli che operano in zona svantaggiata di montagna e a quelli che aderiscono a regimi con valenza ambientale (dunque il bio e il Qc). Sono ammesse al contributo le spese sostenute per la prima iscrizione, i controlli, le analisi previste dal disciplinare di produzione.