Chi fa le riforme e chi no. Sulla Gazzetta di Reggio il mio editoriale sul Jobsact

Chi si oppone a queste riforme, chi si oppone alle riforme che stiamo portando avanti in Italia e in Emilia Romagna ha tutto il diritto di manifestare, di scioperare, di usare ogni forma di resistenza nei limiti imposti dalla legge. Chi si oppone alle riforme non ha però il diritto di impedire a noi di occuparci di chi è senza lavoro, senza casa, senza assistenza. È un nostro dovere fondamentale questo, dovere fondamentale che ci deriva, ancor prima che dalla nostra posizione e dal nostro ruolo nelle istituzioni, dalla nostra coscienza, senza calcolo alcuno.

Il Jobsact è una di queste riforme indispensabili per permettere all’Italia di tornare a correre, di tornare a essere protagonista sulla scena internazionale. I dati sull’occupazione sono incoraggianti e dicono che è stata vincente la scelta di dare centralità al lavoro nella sua globalità. È stata innescata una nuova dinamica virtuosa fra lavoratore e datore di lavoro; l’impresa, al netto delle letture ideologiche, è in sé stessa cosa buona, l’impresa crea legami, arricchisce il territorio, fonda e solidifica le comunità.

È del 27 maggio la firma del protocollo Audi-Lamborghini con Governo e Regione che porterà un investimento di oltre 700 milioni di euro sullo stabilimento emiliano-romagnolo; si stimano grazie a ciò oltre 500 posti di lavoro, senza contare l’iniezione di fiducia e sicurezza per chi lavora nell’indotto: i numeri, che non sono chiacchiere ma numeri, parlano chiaro e ci raccontano di una Regione, la nostra, attrattiva e attraente anche per gli investitori stranieri.

A livello nazionale i dati del Ministero del lavoro, di Inps, di Cna, ci dicono che c’è stato un aumento di assunzioni a tempo indeterminato. L’Italia sta davvero ripartendo, con umiltà, coraggio e determinazione. Il Jobsact, a pieno regime, rilancerà definitivamente l’occupazione e ci lasceremo alle spalle questi lunghi anni di crisi economica. Nel mese di giugno avvertiremo davvero i suoi primi incontrovertibili effetti concreti, mentre entro la fine dell’anno le nuove assunzioni, realizzate grazie alla riforma del mercato del lavoro, potrebbero essere complessivamente circa 250mila, parola di Unimpresa.

La stabilità contrattuale, inoltre, è un ulteriore dato positivo poiché le imprese con lavoratori con contratto a tempo indeterminato puntano, investendo, con un progetto sul futuro, a una formazione continua delle risorse umane che garantisce aggiornamento e specializzazione. Senza pensare agli effetti sui giovani, sulle giovani coppie prima di tutto, che potranno finalmente accendere un mutuo, costruirsi una famiglia, occuparsi dei propri cari con maggiore serenità. Il segreto di un Paese che sogna in grande è fondamentalmente tutto qui.

Questa è la grande differenza fra chi scommette sul futuro e chi invece “rema contro”: anche un solo contratto a tempo indeterminato in più rispetto al passato dev’essere motivo di grande orgoglio e chi sminuisce anche un timido “+1” danneggia noi tutti.

Il grande incentivo fiscale promosso da questa riforma del mercato del lavoro è un provvedimento di portata storica, atteso da 15 anni; 2 miliardi per la decontribuzione e 5 miliardi nel taglio dell’IRAP. La ristrutturazione del sistema di protezione sociale ha portato a un aumento della durata massima dell’assegno di disoccupazione fino a 24 mesi e un aumento della platea dei beneficiari: 700 mila lavoratori in più. Una riforma, dunque, anche all’insegna dell’equità.

In un contesto regionale in cui l’Emilia Romagna si trova ai vertici per export con ben 53 miliardi, ed è la seconda regione d’Italia sotto questo punto di vista, con una esportazione di beni ad alto valore tecnologico, vedremo ancora probabilmente maggiori effetti positivi. Il lavoro non si crea nei talk show, non si crea con le urla e la vuota propaganda.

La tensione morale e ideale di chi è impegnato in politica è la buona e piena occupazione, perciò il lavoro è la nostra, la mia, ossessione.

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