Lavoro, obiettivo sicurezza e lotta a infortuni: più controlli e competenze dirette con la maggiore autonomia

Aumentare la vigilanza e i controlli nei luoghi di lavoro. Rafforzare il coordinamento tra tutte le istituzioni competenti e le organizzazioni sindacali e datoriali, rendendo più frequenti gli incontri del Comitato regionale di Coordinamento della pubblica amministrazione. Ancora: maggiori risorse perla formazione specifica. E più competenze dirette alla Regione, sulla base della pre-intesa firmata con il Governo relativa alla richiesta di maggiore autonomia per l‘Emilia-Romagna, sulla base dell’articolo 116 della Costituzione.

Con l’obiettivo di ridurre drasticamente infortuni e morti sul lavoro, nel pomeriggio, a Bologna, la Regione ha convocato una riunione straordinaria del Patto per il Lavoro sulla sicurezza, con il presidente Stefano Bonaccini, gli assessori al Lavoro, Patrizio Bianchi, alle Politiche per la salute, Sergio Venturi, e all’Agricoltura, Simona Caselli. All’incontro, oltre ai firmatari del Patto (sindacati e imprese, enti locali, organizzazioni economiche, università, associazioni del terzo settore) erano presenti il prefetto di Bologna, Matteo Piantedosi, il comandante provinciale dei Vigili del Fuoco, Carlo Dall’OppioDavide Venturi dell’Ispettorato del Lavoro, Rosa De Simone di Inps regionale, Maurizio Mazzetti di Inail Emilia-Romagna.

Nel 2017 quasi 20mila aziende controllate

In Emilia-Romagna si è fissato lo standard dei controlli effettuati dalle Aziende Usl al 9% delle aziende attive, quando a livello nazionale l’indicatore minimo stabilito è del 5%.
Nel 2017 sono state 19.879 le aziende controllate. L’indice di violazione nei diversi comparti, cioè la percentuale delle aziende risultate irregolari sul totale selle aziende ispezionate nel 2017, è del 12,5% (era al 17,9% nel 2010).
Nel comparto edile sono state 12.357 le aziende controllate: l’indice di violazione è passato dal 38,7% del 2010 al 19,6% del 2017. In agricoltura sono state 1.013 e l’indice di violazione è passato dal 21,5% del 2010 al 19,1% del 2017.

Lavoro, dall’Industria 4.0 al turismo: dalla Regione oltre 5 milioni per 95 corsi di formazione

Progettista meccanico esperto in tecniche digitali, analista programmatore, analista big data, tecnico della tracciabilità agro-alimentare, redattore di prodotti editoriali digitali, operatore termale, operatore del legno e dell’arredamento.

Sono solo alcune delle qualifiche professionali che si possono conseguire in Emilia-Romagna attraverso nuove opportunità formative. Dopo i 13 corsi di novembre 2017, la Giunta regionale ne ha approvati ora altri 95: finanziati con 5 milioni e 300mila euro del Fondo sociale europeo, sono rivolti a persone non occupate, in modo che possano acquisire le competenze richieste dalle aziende alla ricerca di personale qualificato. I destinatari superano il migliaio (1.174), per un monte ore formativo di oltre 41mila. Gli ambiti riguardano Industria 4.0 (la cosiddetta “quarta Rivoluzione industriale”, con una produzione sempre più automatizzata e interconnessa), turismosviluppo delle filiere e dei sistemi produttivi.

Obiettivo generale di queste misure è innalzare le competenze delle persone, selezionando e finanziando opportunità formative volte a favorirne ed accompagnarne l’inserimento lavorativo in imprese, anche organizzate in rete, sistemi e filiere, che collaborano alla progettazione e realizzazione di percorsi in coerenza con specifiche e formalizzate esigenze occupazionali. I settori di riferimento dei percorsi formativi sono dunque l’Industria 4.0 – con 27 percorsi, 345 destinatari e oltre 13mila ore formative – e il turismo (48 percorsi, 587 destinatari, quasi 20mila ore di formazione). Altri 8 corsi sono finalizzati ad accompagnare l’inserimento lavorativo in imprese che hanno siglato accordi per nuove assunzioni (98 destinatari, 2.700 ore formative). Infine 12 corsi (144 destinatari, 5.100 ore di formazione) serviranno a fornire le competenze necessarie per lavorare nelle imprese che operano nelle filiere strategiche dell’economia regionale.

Informazioni al cittadino

Per avere informazioni sulla possibilità di partecipare ai percorsi formativi, e ad altri di questo tipo, è possibile contattare l’Urp della formazione, al numero verde 800 955 157, dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 13, il lunedì e il giovedì anche dalle 14,30 alle 16,30.

Tirocini, più tutele per garantire formazione di qualità: approvato dalla Giunta il progetto di legge

Più tutele per il tirocinante, un controllo preventivo e sistematico della regolarità del tirocinio prima dell’avvio, una durata massima di 6 mesi per tutti i tirocini ad eccezione di quelli rivolti a persone in condizioni di svantaggio (12 mesi) e a persone con disabilità (24 mesi). Un costante monitoraggio anche qualitativo dei percorsi attivati, più controlli e sanzioni mirate per contrastare gli abusi. Sono le scelte di fondodella Regione Emilia-Romagna in materia di tirocini, che recepisce le nuove linee guida nazionali.  Ora inizia il percorso in Assemblea legislativa. L’entrata in vigore della legge è prevista a partire dal 1 ottobre 2018.

 

Cos’è il tirocinio

Il tirocinio è unamodalità formativa che non costituisce rapporto di lavoro. È finalizzata in via esclusiva a sostenere le scelte professionali e a favorire l’acquisizione di competenze mediante la conoscenza diretta del mondo del lavoro. I tirocini sono promossi da parte di un soggetto, terzo rispetto al datore di lavoro ospitante e al tirocinante, che è garante della regolarità e qualità dell’iniziativa. Fondato su una convenzione e su un progetto formativo individuale, ogni tirocinio prevede un tutor organizzativo responsabile didattico dell’attività, messo a disposizione da chi promuove il tirocinio, nonché un responsabile del tirocinio individuato dal soggetto ospitante. Il tirocinante deve essere messo nelle condizioni di acquisire almeno una unità di competenza della qualifica regionale presa a riferimento nel progetto formativo, e deve essere garantita la formazione per la salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. A conclusione del percorso deve essere formalizzata al tirocinante la certificazione degli esiti, secondo gli standard del sistema regionale delle qualifiche.

Durata e indennità

Superando la distinzione precedente tra tirocini formativi e di orientamentoe tirocini di inserimento o reinserimento al lavoro, il progetto di legge prevede una durata massima di 6 mesi per tutti i tirocini (in Emilia-Romagna la durata media di un tirocinio è di 168 giorni), ad eccezione di quelli rivolti a persone in condizioni di svantaggio per i quali viene confermata la durata di 12 mesi e di quelli rivolti a persone con disabilità che possono durare fino a 24 mesi. L’indennità minima mensile viene confermata in 450 euro mensili per tutti i tirocinanti.

Autorizzazione del tirocinio

Per tutelare il tirocinante garantendo la correttezza e la conformità del percorso alla normativa, è introdotto un sistema di autorizzazione preventiva e tempestiva dei tirocini, garantita dall’Agenzia per il Lavoro entro 10 giorni dal recepimento della documentazione)

Progetto formativo e sistema regionale delle qualifiche

Per valorizzare la valenza formativa del tirocinio-politica attiva finalizzata a creare un contatto diretto tra soggetto ospitante e tirocinante, con l’obiettivo di arricchirne conoscenze e competenze professionali per in un ingresso e un reinserimento qualificati nel mercato del lavoro – la proposta di legge conferma come riferimento del progetto formativo individuale il Sistema Regionale delle Qualifiche.

Condizioni e vincoli

Il progetto di legge ribadisce il divieto per i soggetti ospitanti di realizzare più di un tirocinio con lo stesso tirocinante, di ospitare tirocinanti che già abbiano già lavorato nei due anni precedenti presso la stessa realtà con qualunque forma contrattuale e di utilizzare i tirocinanti per attività non coerenti con gli obiettivi formativi del tirocinio. Vengono introdotti e meglio precisati ulteriori vincoli: divieto di adibire i tirocinanti a posizioni proprie dell’organizzazione del soggetto ospitante, sostituire il personale in malattia, maternità, ferie o in sciopero, sostituire lavoratori in momenti di picco delle attività, attivare tirocini per i professionisti già abilitati all’esercizio di professioni regolamentate. Per poter ospitare un tirocinante rimane l’obbligo di non aver effettuato licenziamenti nei 12 mesi precedenti l’attivazione del tirocinio, salvo quelli per giusta causa o giustificato motivo oggettivo, e di non usufruire della Cassa integrazione per attività equivalenti a quelle del tirocinio nella stessa unità operativa. Per qualificare il percorso, il progetto di legge introduce un limite al numero di tirocinanti che possono essere seguiti contemporaneamente sia dal tutor responsabile didattico dell’attività individuato dal soggetto promotore del tirocinio sia da quello individuato dal soggetto ospitante. Nel calcolo del numero di tirocini attivabili contemporaneamente in base alle dimensioni dell’azienda ospitante vengono ora ricompresi, oltre ai dipendenti a tempo indeterminato, anche quelli a tempo determinato, esclusi gli apprendisti. Il numero di tirocini attivabili viene aumentato progressivamente, a titolo di premialità, nel caso in cui le imprese, anche al di sotto dei 20 dipendenti, abbiano sottoscritto con uno o più tirocinanti un contratto di lavoro subordinato della durata di almeno sei mesi.

Monitoraggio, vigilanza e sanzioni

L’Agenzia Regionale per il Lavoro dell’Emilia-Romagna realizza un monitoraggio delle caratteristiche dei tirocinanti e degli inserimenti lavorativi successivi al tirocinio e un qualitativo sulla base dei progetti formativi, dagli obiettivi in esso contenuti e delle metodologie didattiche per raggiungere gli obiettivi di apprendimento. Il progetto di legge prevede che la Giunta, in stretta integrazione con l’Ispettorato Nazionale del Lavoro, individui e programmi attività di controllo, riceva tempestiva informazione in merito agli accertamenti ispettivi realizzati, ai caratteri degli eventuali elementi distorsivi individuati e al rispetto degli obblighi in materia di formazione per la salute e sicurezza sui luoghi di lavoro. Informazioni decisive anche per introdurre successivamente eventuali e ulteriori interventi di carattere regolativo. Con la proposta di legge l’impianto sanzionatorio della normativa attuale viene precisato e strutturato. Rispetto alla legge precedente viene eliminata la sanzione pecuniaria per violazione dell’obbligo di invio di progetto formativo e convenzione prima dell’avvio del tirocinio (con l’autorizzazione preventiva è una violazione che non è più possibile commettere) e vengono introdotte nuove sanzioni nei confronti di promotori e soggetti ospitanti che prevedono, in caso di violazioni, il divieto di attivare ulteriori tirocini per un periodo che va dai 12 mesi fino all’interdizione permanente.

Inserimento lavorativo per le persone fragili e vulnerabili, dalla Regione 20 milioni

Definita la programmazione triennale 2018-2020 delle risorse – 20 milioni per il 2018 – per l’inserimento lavorativo e l’inclusione delle persone fragili e vulnerabili. La delibera di Giunta è stata presentata oggi dall’assessore regionale al Lavoro, Patrizio Bianchi, alla V commissione Cultura, scuola, formazione, lavoro, sport e legalità dell’Assemblea legislativa. Il documento – a firma congiunta degli assessori Bianchi, Gualmini e Venturi – definisce, come previsto dalla legge regionale 14 del 2015,  obiettivi e priorità  della programmazione, individua gli interventi ammissibili (formazione, tirocini, supporto all’ingresso al lavoro delle persone e la permanenza in attività, servizi e interventi di natura sociale, contributi economici di competenza dei Comuni), stabilisce le risorse e i criteri di riparto tra i 38 distretti socio-sanitari e la composizione e il ruolo dell’equipe professionale che deve seguire le persone in tutto il percorso.
La legge regionale 14 prevede che l’inserimento lavorativo delle persone in condizione di fragilità e vulnerabilità sia curato da un‘equipe multi professionale, costituita da operatori dei servizi per il lavoro, del sociale e della sanità, che definisce un programma personalizzato di interventi che integra tutte le azioni utili all’inclusione sociale.
Il budget complessivo a disposizione delle equipe territoriali per la realizzazione delle attività previste dalla legge può contare su risorse provenienti da fonti di finanziamento diverse: Programma Operativo 2014-2020 del Fondo sociale europeo (Fse); Fondo regionale disabili (Frd); risorse assegnate ai Comuni singoli o associati con il Fondo sociale regionale; risorse dei Bilanci comunali; risorse delle Aziende sanitarie. Per dare attuazione alla prima annualità del piano triennale la Giunta Regionale, per quanto riguarda gli interventi di politica attiva del lavoro da inserire nel Programma personalizzato che sarà definito dall’Equipe multiprofessionale, ha stanziato 20 milioni di euro del Programma operativo regionale del Fondo sociale europeo.
Con l’approvazione della delibera da parte della Giunta nei prossimi giorni, dopo il passaggio in Commissione, i distretti potranno definire i Piani integrati territoriali. I piani, di durata triennale, delineano gli obiettivi e le priorità a livello distrettuale, e gli interventi e i servizi che verranno assicurati nel territorio, garantendo un coordinamento con i Piani di zona per la salute ed il benessere e i relativi programmi attuativi annuali e con il Piano annuale delle politiche attive a sostegno dell’inserimento lavorativo delle persone disabili. I 38 Piani saranno approvati attraverso “Accordi di programma” sottoscritti dalla Regione, dall’Azienda unità sanitaria locale e dai Comuni o dalle Unioni dei Comuni.

I Dati ad oggi

Il 2018 è sostanzialmente il secondo anno di programmazione della legge. In commissione questa mattina è stato presentato anche il primo Rapporto intermedio d’attuazione della legge 14: da ottobre 2017 ad oggi sono 7.530 le persone accolte e valutate, circa 1.500 quelle per cui è in corso una analisi più approfondita delle loro caratteristiche e 1.548 quelle a cui sono state accertate condizioni di fragilità e che hanno già sottoscritto un programma integrato personalizzato.
Per dare attuazione alla legge si è realizzata la formazione di 1.530 operatori dei centri per l’impiego, dei servizi sociali e sanitari e di quelli che compongono le equipe.

Nasce la Rete attiva per il lavoro: Piano per l’occupazione da 20 milioni di euro

Più servizi e integrazione tra pubblico e privato per potenziare l’offerta rivolta a chi cerca occupazione. La Regione Emilia-Romagna, per migliorare la qualità e l’estensione sul territorio dei servizi per il lavoro, ha deciso di ampliare i servizi e le opportunità anche formative rivolte a chi è in cerca di lavoro e la platea di soggetti che possono sostenere le persone nella ricerca del lavoro, nell’incontro tra domanda e offerta, nel servizio di orientamento e di certificazione delle competenze.

Nasce la Rete attiva per il lavoro, costituita dai 38 centri per l’impiego e da 20 società private accreditate, coordinata dall’Agenzia per il Lavoro.  Dall’inizio di novembre le persone disoccupate da almeno 12 mesi, che non percepiscono sostegno al reddito, possono scegliere se usufruire dei servizi offerti dal Centro per l’Impiego dove hanno effettuato l’iscrizione oppure quelli offerti da uno dei 20 soggetti privati accreditati con oltre 170 sedi operative diffuse sul territorio regionale. La scelta deve essere fatta al momento della sottoscrizione del Patto di servizio personalizzato presso il Centro per l’Impiego: chi si iscrive, dovrà comunicare all’operatore se intende ricorrere ad uno dei soggetti privati accreditati e, sempre con il supporto dell’operatore del Centro per l’Impiego, potrà decidere di fissare il primo appuntamento presso una delle sedi accreditate per l’attivazione dei servizi che gli necessitano. Per la prima attuazione di questa misura, fino cioè al 30 aprile, sono state messe a disposizione dalla Regione 8 milioni di euro di risorse del Fondo sociale europeo.

Altre risorse messe in campo dalla Regione

Per ampliare i servizi che i Centri per l’impiego rivolgono a chi cerca lavoro (il piano per l’occupazione si rivolge in particolare ai disoccupati da almeno 12 mesi), la Regione ha investito ulteriori risorse. Sono 6 milioni di euro le risorse a disposizione per percorsi brevi, anche modulari, personalizzati e individualizzati, per garantire alle persone in cerca di occupazione conoscenze e abilità di base (competenze linguistiche, come corsi di italiano per stranieri o di inglese per italiani, competenze informatiche, ecc.) necessarie per attivare successivi percorsi di ricerca del lavoro e per inserirsi nei contesti e nelle organizzazioni di lavoro. Per percorsi brevi personalizzati ed individualizzati rivolti a persone interessate ad investire in un percorso di lavoro autonomo o di avvio di impresa sono a disposizione 3 milioni di euro, per fornire agli aspiranti neo imprenditori conoscenze, competenze e abilità di base necessarie per intraprendere il percorso. Altri 3 milioni di euro sono invece stati stanziati per percorsi personalizzati e individualizzati di orientamento, che possano supportare in particolar modo le persone disoccupate da meno di 12 mesi ad acquisire informazioni, strumenti e capacità per attivarsi nella ricerca di occupazione.

Politiche per il lavoro integrate e convergenti per la competitività 

L’obiettivo di consolidare la capacità di offrire servizi strategici per l’occupazione non si esaurisce con l’accreditamento dei privati. Per rafforzare i Centri per l’impiego, che svolgono un ruolo chiave in questo impianto pubblico-privato, è stato concordato con il Governo un Piano di rafforzamento delle politiche attive del lavoro biennale (2017-2018) che prevede su base nazionale l’inserimento di 1.600 operatori nei centri per l’impiego pubblici.   L’istituzione dell’Agenzia per il lavoro, il Piano nazionale di rafforzamento amministrativo, l’accreditamento dei soggetti privati per la costruzione della Rete attiva per il lavoro, la legge regionale 14 del 2015 rispondono ad un disegno strategico di politiche integrate e convergenti, anche con il Governo, che hanno come primo obiettivo quello di rafforzare la capacità di intercettare le nuove esigenze del mercato del lavoro per promuovere nuova occupazione, sviluppo e coesione sociale. Ai servizi per il lavoro la Regione attribuisce una valenza strategica per la competitività del territorio. Per questo la materia è tra quelle che la Regione ha deciso di inserire nel pacchetto di discussione con il Governo per il riconoscimento di ulteriori forme e particolari condizioni di autonomia ai sensi dell’art. 116 della Costituzione.

Per informazioni sui soggetti privati accreditati è possibile consultare https://lavoroperte.regione.emilia-romagna.it registrandosi e accedendo con il proprio account alla sezione “Ricerca aziende” e selezionando la voce “Solo enti accreditati”.

Lavoro: i dati Istat per la Regione Emilia Romagna

La Regione Emilia-Romagna, secondo i dati forniti dall’Istat, è seconda in Italia per tasso di occupazione complessiva (dietro solo al Trentino) e prima per occupazione femminile. Il tasso di occupazione nella fascia 15-64 sale dal 2015 al 2016 dello 0.7%. A Reggio Emilia, in particolare, è salito dell’1.9% e la disoccupazione si attesta al 4.7% (era 5.4% nel 2015).

Lavoro e competenze. I corsi attivati a Reggio e provincia tramite il Fondo sociale europeo

Approvati con la con Delibera di Giunta Regionale n. 33, i corsi rivolti a persone in cerca di occupazione sono stati finanziati con risorse del Programma Operativo Fondo sociale europeo 2014/2020.

I percorsi sono stati selezionati dalla Regione tramite l’avviso pubblico Allegato 1 alla Delibera di GR 1200 del 25/07/2016 e sono stati approvati con Delibera di GR n. 33 del 23/01/2017.

Organizzati da enti di formazione accreditati dalla Regione, di durata compresa fra le 240 e le 600 ore, rilasciano al termine un certificato di competenze oppure un certificato di qualifica professionale.

Sono finanziati con risorse del Fondo sociale europeo 2014/2020 nell’ambito dell’Obiettivo Tematico 8 – priorità di investimento 8.1 “Accesso all’occupazione per le persone in cerca di lavoro e inattive, compresi i disoccupati di lunga durata e le persone che si trovano ai margini del mercato del lavoro, nonché attraverso iniziative locali per l’occupazione e il sostegno alla mobilità professionale”.

Qui i corsi finanziati a Reggio e provincia. 

Crisi Artoni, il nostro appello per la ripresa delle trattative

Per non disperdere il patrimonio di risorse umane e professionali del gruppo Artoni, è necessario attivare tutti gli strumenti utili a superare lo stallo che si è creato dopo la rottura delle trattative per la cessione a Fercam.

Come consiglieri regionali reggiani del Pd ci appelliamo alla responsabilità della multinazionale e del sistema imprenditoriale per trovare una soluzione alla grave crisi dell’azienda reggiana di trasporti e logistica, che coinvolge 580 dipendenti e 2.500 lavoratori dell’indotto.

Il nostro impegno sarà quello di monitorare e sostenere l’azione della Regione per l’attivazione immediata del tavolo di salvaguardia presso il ministero dello Sviluppo economico, ritenendo che il percorso di risoluzione richieda un’azione coordinata di istituzioni e rappresentanze per scongiurare le conseguenze più drammatiche per l’azienda, le famiglie e per tutto il territorio.

Reddito di solidarietà – Una riflessione su “La Libertà”

 

Non un reddito minimo, ma una rete di protezione, una mano tesa a chi si trova in condizione di povertà e vuole rialzarsi. Si tratta del Reddito di solidarietà, divenuto legge in Emilia Romagna. La misura prevede un beneficio economico fino a 400 euro al mese; condizione per l’accesso, mediante domanda ai Servizi sociali del proprio Comune di residenza, è un Isee pari o inferiore ai 3 mila euro annui. Sarà poi lo stesso Comune a seguire i beneficiari con progetti di reinserimento personale in grado di coinvolgere l’intera famiglia, dal fronte del lavoro a quello della frequenza scolastica, passando per la cura dell’alloggio.

Per il Reddito di solidarietà la Regione ha stanziato 35 milioni di euro, che si sommano ai 37 previsti per l’Emilia-Romagna dalla misura nazionale entrata in vigore lo scorso settembre: il Sostegno per l’inclusione attiva. Anche questo provvedimento va a famiglie con Isee inferiore a 3.000 euro, ma a differenza del Reddito di solidarietà pone altre condizioni, fra le quali, ad esempio, la presenza in famiglia di almeno un minore o un figlio adulto disabile o una persona in stato di gravidanza. Nelle nostre intenzioni, il Reddito di solidarietà dovrebbe dunque «completare» il Sostegno per l’inclusione attiva: mentre quest’ultimo va alle sole famiglie povere con almeno un minore, il Reddito di solidarietà è disponibile a tutti i nuclei sotto i 3 mila euro, purché siano residenti da almeno due anni in Emilia Romagna.

Questo lavoro fa riferimento a una visione del welfare ben precisa. Non c’è dubbio, infatti, che il sistema di protezione sociale del nostro Paese, quindi anche della nostra Regione, non riesca a comprendere appieno quelle novità di disagio davanti alle quali la società lo pone. La sfida del nostro tempo è anche quella di cercare di dare risposte che aiutino chi ancora soffre, senza cadere nell’assistenzialismo. La nostra Repubblica è fondata sul lavoro e a questo obiettivo bisogna tendere, puntando sull’inclusione e sul reinserimento della persona nella società grazie alla dignità di un’occupazione, non a elemosine.

Per il Reddito di solidarietà ci siamo basati su tre assunti principali. Il primo: l’allargamento della platea, quindi l’idea di integrare l’intervento del Governo. Oltre a famiglie con minori, andiamo dunque a portare un aiuto a persone sole o ad anziani a basso reddito. Secondo punto. Una visione progressista del welfare: non vogliamo far vivere le persone senza lavorare, l’aiuto pubblico non deve essere un salvagente a vita. Controlleremo l’efficacia dello strumento, ecco perché abbiamo inserito tanti paletti, vincoli, monitoraggi, cautele affinché il patto di reinserimento possa funzionare al meglio. Il reddito di solidarietà, inoltre, potrà essere concesso per non più di 12 mesi. Terzo punto: una responsabilità sostenibile, in grado di raggiungere degli equilibri anche tra le politiche pubbliche della Regione, tra i servizi che questa Regione offre.

Infine, due considerazioni: dobbiamo cercare di raggiungere sempre più un welfare in grado di diversificarsi rispetto ai bisogni a cui deve rispondere, addirittura riazzerarsi qualora si capisca che la risposta data non risulti sufficiente. Se le politiche pubbliche non funzionano si interrompono e si rivedono. In secondo luogo, impegnarsi a ridurre le diseguaglianze sociali ed economiche è fondamentale perché i cittadini conservino un sentimento di appartenenza alla vita democratica. Sostenibilità, responsabilità, allargamento della platea. Combinando pragmatismo, diritti e doveri, abbiamo compiuto un piccolo passo per il contrasto alla povertà estrema. Siamo la prima Regione italiana a dotarsi di una misura simile; una risposta comunque sperimentale e come tale da verificare nei mesi a venire. Siccome la povertà talvolta rischia di toccare i giovani, in difficoltà nella ricerca del lavoro, ho lavorato ad un documento che impegna la Regione “ad attivarsi presso il Governo affinché renda possibile, per le singole regioni, utilizzare le somme stanziate ma non spese per il sostegno per l’inclusione attiva, in azioni di sostegno all’occupazione giovanile”. Non siamo rimasti a guardare le sofferenze delle persone, ora dobbiamo osservare l’efficacia dello strumento.

20 milioni di euro per l’inserimento al lavoro e l’inclusione sociale delle persone fragili e vulnerabili

Orientamento, accompagnamento al lavoro, sostegno nei contesti lavorativi e formativi, tirocini, formazione e certificazione delle competenze per sostenere le persone fragili e vulnerabili nei percorsi di inclusione sociale attraverso il lavoro.

Sono interventi di politica attiva del lavoro che saranno finanziati con 20 milioni del Fondo Sociale Europeo, per dare prima attuazione alla legge regionale 14 del 2015 per l’inserimento al lavoro, l’inclusione sociale e l’autonomia attraverso il lavoro delle persone in condizione di fragilità e vulnerabilità.

Il bando dà risposta ai fabbisogni individuati in 38 Accordi di programma e nei relativi Piani integrati territoriali, rendendo disponibili in ciascun ambito distrettuale misure di politica attiva che possano garantire alle persone fragili e vulnerabili di realizzare un programma di interventi personalizzato e integrato, definito insieme ad un’equipe multiprofessionale costituita da operatori dei servizi per il lavoro, del sociale e della sanità.

L’invito è rivolto agli enti accreditati per la formazione e a quelli che avranno presentato alla data di scadenza del Bando domanda di accreditamento dei servizi per il lavoro (Prestazioni per l’inserimento lavorativo e l’inclusione – Area 2 di Accreditamento), enti questi ultimi che opereranno nell’ambito della Rete Attiva per il Lavoro costituita dai servizi pubblici e dai privati accreditati, coordinata dall’Agenzia Regionale per il Lavoro e volta a  rafforzare i servizi per chi cerca e occupazione e rispondere con efficacia, specializzazione e innovazione alle esigenze dei cittadini e del sistema economico-produttivo. Il bando per l’accreditamento dei servizi per il lavoro è aperto dal 19 dicembre 2016 e prevede, al fine di procedere con l’approvazione di un primo elenco di soggetti accreditati, una prima scadenza il 16 gennaio 2017.
La  definizione del Programma di intervento integrato e personalizzato sarà a cura dell’equipe multi-professionale referente per ambito distrettuale, e si comporrà delle misure di politica attiva che saranno finanziate in esito a questo bando e di ulteriori interventi tra cui azioni di supporto alla persona, alla famiglia e rete sociale (sostegno alla genitorialità), azioni di integrazione sociale (corsi di lingua italiana e mediazione culturale per immigrati), azioni volte a favorire la permanenza al domicilio in ottica conciliativa (assistenza alle persone parzialmente non autosufficienti o non autosufficienti tramite servizi di assistenza domiciliare), contributi economici per servizi alla persona, per cure o prestazioni sanitarie, per servizi trasporto e mobilità, per i servizi scolastici, per l’alloggio, per  buoni spesa o buoni pasto o a integrazione del reddito familiare e azioni di accoglienza abitativa temporanea finalizzate al reinserimento sociale e alla riacquisizione dell’autonomia.

Tra le misure di politica attiva finanziabili oltre alle attività di orientamento, di incrocio domanda/offerta e di sostegno alle persone nei contesti formativi o lavorativi, anche tirocini di orientamento specialistico, certificazione delle competenze, scouting delle opportunità occupazionali e sostegno nella fase di inserimento al lavoro.

I progetti dovranno essere presentati entro le ore 12 del 9 febbraio 2017.

Lunedì 16 gennaio alle ore 14.30 presso la Sala “20 maggio 2012” in viale della Fiera 8 a Bologna è previsto un incontro tecnico per presentare le modalità e le procedure informatiche di progettazione.