Il mio intervento di apertura della Sessione Europea 2019 dell’Assemblea Legislativa

Signore e signori consiglieri, presidente Stefano Bonaccini e assessori regionali,

diamo il benvenuto agli ospiti che partecipano oggi alla nostra Sessione solenne in occasione della discussione e votazione della risoluzione di indirizzo sulla partecipazione della Regione Emilia-Romagna alla formazione e all’attuazione dell’ordinamento giuridico dell’Unione Europea.

Ringraziamo con particolare gratitudine Lucia Serena Rossi, Giudice della Corte di Giustizia Europea e professore di Diritto dell’Unione Europea all’Università di Bologna. La sua presenza qui, oggi, professoressa Rossi, ci rende particolarmente orgogliosi poiché Lei è stata la prima giudice italiana a ricevere il prestigioso e delicato incarico nella Corte di Giustizia ospitata dal Lussemburgo. Attraverso tale incarico, l’intero assetto della magistratura italiana ha potuto colmare un gap in un settore dello Stato storicamente poco permeabile alla valorizzazione delle donne.

E a questo proposito, ricordando un appello lanciato proprio da Lei qualche tempo fa in un’intervista rilasciata a un periodico specializzato in management, faccio nostre le Sue parole: “Non esistono lavori da uomini e lavori da donna. E non credete mai che le donne in carriera non riescano al tempo stesso a costruire una famiglia”.

Gentili ospiti, non possiamo nascondere che l’annuale sessione Europea oggi celebrata avviene in un momento storico particolarmente delicato per le istituzioni del nostro Continente. La data odierna, 29 Marzo 2019, avrebbe dovuto segnare l’uscita del Regno Unito dall’Unione – e tale coincidenza l’avrebbe resa comunque una data infausta.

Ciò che sta accadendo in queste ore a Londra tiene il mondo con il fiato sospeso anche e soprattutto perché le massime istituzioni britanniche, dal referendum sulla Brexit in poi, non si sono dimostrate all’altezza di portare a termine un negoziato reso indispensabile da un mandato popolare ovviamente rispettabile ma gravido di enormi incongruenze e incognite come le vicende successive hanno dimostrato.

Abbiamo ancora negli occhi le immagini della gigantesca manifestazione avvenuta nei giorni scorsi nella capitale inglese. La petizione online affinché venga convocato un secondo referendum ha ormai raggiunto i cinque milioni di firme, il che conferma quanto il desiderio di permanenza nell’Unione batta tuttora nei cuori di una larga parte del popolo britannico.

Tuttavia, le scelte del Regno Unito, per quanto attiene alla competenza di ciascuno Stato sovrano nei propri assetti costituzionali in relazione con l’Unione Europea, vanno comunque rispettate e persino agevolate laddove si indirizzino verso una prospettiva sia imminente sia a lungo termine di reciproco scambio fondato sulla tutela dei rispettivi interessi. Non ci si schiera mai dalla parte delle altrui sventure, ma è doveroso operare a favore della propria.

Non si può negare che il tormentato percorso della cosiddetta Brexit abbia costituito uno choc nel progressivo percorso di integrazione continentale, nei suoi aspetti etici, sociali, culturali, materiali. Al momento attuale nessuno, tantomeno oltre Manica, potrebbe consultare la sfera di cristallo per prevedere e anticipare le vicende della Storia.

Eppure, e in una buona misura proprio per questo, ciò che rende preziosa la nostra Assemblea di oggi, i cui contenuti e i risultati verranno espressi nella Risoluzione conclusiva a conferma dei costanti passi avanti nel processo di integrazione che segna storicamente l’impegno dell’Emilia-Romagna, esige non la consultazione della sfera di cristallo bensì il richiamo al senso più profondo e autentico dell’essere ciascuno di noi cittadino d’Europa.

Il mondo corre velocemente e talvolta sorprende le nostre previsioni e le diffuse certezze. Solo trent’anni fa, nella cavalcata liberatoria dei Paesi orientali culminata a novembre con la caduta del Muro di Berlino, qualcuno azzardò persino l’ipotesi che la Storia, la Grande Storia, fosse metaforicamente terminata dinanzi al trionfo definitivo delle democrazie liberali.

Parve allora che la profezia di Ventotene fosse giunta a una sua straordinaria e definitiva realizzazione. Non è stato così.

Signore e signori consiglieri, presidente e assessori, gentili ospiti: l’Emilia-Romagna può essere fiera del proprio essere Regione d’Europa. Lo può essere, sia detto senza presunzione, in ciò che i nostri concittadini hanno saputo costruire sul piano della convivenza civile, dell’equilibrio sociale, della prosperità economica e dalla solidità culturale. Lo può essere grazie anche all’opera della nostra Assemblea Legislativa che non ha mai perso un minuto né risparmiato sforzi per garantire e sostenere la partecipazione ai processi di conoscenza e consapevolezza della cittadinanza europea attraverso molteplici iniziative indirizzate in particolare ai più giovani.

Ma ricordiamo, anzitutto a noi stessi, che nessuna meta è raggiunta per sempre. Di nuovo in questi anni sono stati evocati spettri di nuovi limiti, muri, confini. Il nostro compito è guardare avanti, non alle nostre spalle – se non per conservare memoria delle immani tragedie novecentesche causate dall’oblio della coscienza umana. Costruire futuro significa costruire civiltà: il diritto comunitario e il suo impatto nella vita dei cittadini, di cui ci parlerà la giudice Lucia Serena Rossi, muove certamente in questa direzione.

Un ringraziamento alla Presidente di questa Assemblea Legislativa, Simonetta Saliera, al Presidente della Prima Commissione, Massimiliano Pompignoli, alle persone, ai collaboratori e ai servizi dell’Assemblea legislativa che si occupano da anni della sessione europea con grande serietà e competenza.

Vi ringrazio e dichiaro ufficialmente aperta la Sessione Europea 2019 dell’Assemblea Legislativa dell’Emilia-Romagna.