Case della Salute. Il mio intervento in Commissione

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Sono orgogliosa delle linee di indirizzo adottate della Regione sul modello di Casa della Salute. Mi sento tutelata come cittadina da questo assetto organizzativo. Non è solo un progetto, già il 38% dei cittadini possono potenzialmente usufruire di questo servizio. È una organizzazione lungimirante, che tiene conto dei cambiamenti demografici. Al centro del progetto c'è la persona nel suo contesto naturale, nell'ambiente dove ha relazioni, nella sua comunità.


Tutti gli operatori della Casa della Salute sono in un rapporto circolare e non piramidale tra loro, che consente di valorizzare tutte le professionalità nella tutela della persona.
Il paziente avrà un rapporto di continuità clinico assistenziale con i professionisti. Ci sarà una diminuzione di terapie e ricoveri inappropriati.
Avremo una assistenza più umana, più adatta alla unicità e complessità della persona, una minore sofferenza umana e un risparmio di risorse che possono essere utilizzate in ambito sanitario su altri servizi
Una minore sofferenza umana perché a volte il ricovero ospedaliero può cambiare vita e futuro alle persone.
Non verranno meno i singoli servizi, sul territorio rimarranno presenti le altre figure professionali, e i nuclei di cure primarie, medici di base, infermieri.
Viene qualificata l'offerta dell'assistenza territoriale e vengono presi in carico bisogni più complessi e articolati di ordine socio sanitario.
Ci sarà un luogo visibile e certo sul territorio per valorizzare l'associazionismo che è la nostra forza e la risorsa essenziale delle nostre comunità.
Sarà importante mettere al centro la figura del caregiver.
Ci sono i presupposti per una integrazione maggiore di questi servizi con l'ospedale e per rendere questo luogo un luogo dove si rendono più facili gli aspetti di prevenzione siano essi legati a screening oncologici, stili di vita, vaccinazione in età pediatrica e adulta.

“Accesso all’assistenza sanitaria, socio-sanitaria e socio-assistenziale in un luogo visibile e facilmente raggiungibile”; “valutazione del bisogno della persona e l’accompagnamento alla risposta maggiormente appropriata, programmabile e non programmabile”; “risposta alla domanda di salute della popolazione almeno nelle 12 ore giornaliere, e h24 a livello distrettuale”; “presa in carico della persona secondo il paradigma della medicina d’iniziativa”; “attivazione di percorsi di cura multidisciplinari, che prevedono la integrazione tra servizi sanitari, ospedalieri e territoriali, e tra servizi sanitari e sociali” e, infine, “partecipazione della comunità, delle associazioni di cittadini, dei pazienti e caregiver”.

Sono questi i principali obiettivi delle linee di indirizzo regionali sull’assetto organizzativo delle Case della salute in Emilia-Romagna, che la direttrice generale dell’assessorato alla Sanità, Kyriakoula Petropulacos, ha presentato oggi alla commissione Politiche per salute e politiche sociali, presieduta da Paolo Zoffoli. “Quello di oggi è solo un primo passaggio, a inizio gennaio ascolteremo in audizione due buone pratiche, possibilmente una dall’Emilia e una dalla Romagna, di case della salute già attive- spiega il presidente Zoffoli-, per poi entro la fine del mese esprimeremo il nostro parere”.

Le Case della salute, ha riferito Petropulacos, sono al momento 78, di cui il 63% medie e grandi (19 grandi e 30 medie) e il 37% piccole: gli investimenti complessivi, al 31 dicembre 2014, erano stati pari a 119 milioni di euro, e il pubblico che potenzialmente potrebbe accedervi si avvicina al 40% della popolazione regionale (1,7 milioni di persone). Le Case della salute in programma sono invece 44, di cui il 52% medie e grandi (8 grandi e 15 medie) a cui si devono aggiungere 18 piccole (41%) e tre la cui tipologia deve ancora essere definita.