Un 2017 record per l’agricoltura dell’Emilia-Romagna: su produzione (+6,6%), occupati (+5%) e imprese giovani (+2,8%)

Agricoltura grandi numeri in Emilia-Romagna, dove per il terzo anno consecutivo il settore fa registrare una crescita del valore della produzione, che supera quota 4,8 miliardi di euro (+6,6%), nuovo record storico per il comparto agricolo.

Di segno positivo anche l’occupazione nei campi, che sfiora le 80.000 unità (+5%), sotto la spinta della crescita della componente femminile (+12,6%), del lavoro dipendente (+8%) e con un ‘ritorno alla terra’ dei giovani (+2,8% le imprese). Bene anche l’industria alimentare, con un aumento del fatturato del 2,9%, e l’export agroalimentare, con le vendite oltreconfine che a fine anno hanno superato 6,2 miliardi di euro (+5,1%), mentre continua il boom del biologico (+13% la superficie complessiva e +10% le aziende).

È un quadro decisamente positivo quello che emerge dal Rapporto 2017 sul sistema agroalimentare dell’Emilia-Romagna, la più completa e aggiornata fotografia del settore, frutto, per il venticinquesimo anno consecutivo, della collaborazione tra Regione e Unioncamere Emilia-Romagna, presentata questa mattina a Bologna. Dopo l’introduzione del presidente della Regione, Stefano Bonaccini, i lavori proseguono con gli interventi, tra gli altri, dell’assessore regionale all’Agricoltura, Simona Caselli, del vicepresidente di Unioncamere Emilia-Romagna, Andrea Zanlari, e del vicepresidente della Commissione agricoltura del Parlamento europeo, Paolo De Castro. Una giornata di dibattito sugli scenari del prossimo futuro chiusa da una tavola rotonda alla quale partecipano i manager di alcune delle principali aziende regionali della produzione, distribuzione e ristorazione.

L’andamento della Produzione lorda vendibile

Tornando ai dati del Rapporto 2017, illustrati da Stefano Boccaletti, dell’Università Cattolica di Piacenza, la crescita della Produzione lorda vendibile (Plv) è dipesa essenzialmente dalla risalita dei prezzi delle carni (suine e bovine) e del latte vaccino, dopo anni di stagnazione. Nel complesso il settore degli allevamenti fa segnare un +11,4% della Plv. Risultati più contrastanti per le produzioni vegetali (+2,4%), penalizzate dalla prolungata siccità estiva: -8% per patate e ortaggi, -4,6% i cereali, in decisa ripresa il vino (+27%) per l’impennata delle quotazioni dell’uva a causa della scarsa vendemmia. Una parentesi a parte merita la frutta, che fa registrare nel complesso una crescita della Plv del 5,7%: un risultato che mette insieme il bilancio negativo delle specialità estive (pesche, nettarine, albicocche e susine) e l’exploit di quelle invernali (mele, pere e kiwi).

L’export continua a crescere: 6,2 miliardi, il 10,4% dalla vendita dei prodotti agroalimentari

Nel 2017 è proseguito il trend favorevole dell’export agroalimentare emiliano-romagnolo, per un controvalore di oltre 6,2 miliardi di euro (+5%), a fronte di un import anch’esso cresciuto ad un ritmo un po’ più veloce a quota 6,3 miliardi di euro (+7,1%).

Le vendite all’estero dei prodotti agroalimentari incidono per il 10,4% in valore sull’export complessivo regionale e sono il risultato dell’aumento del 2,5% delle esportazioni di prodotti agricoli e del 5,5% di quelli dell’industria alimentare. Tra i primi spiccano per importanza la frutta fresca (agrumi esclusi), che da sola l’anno scorso ha sfiorato quota 490 milioni di euro, oltre la metà dell’intero export agricolo; tra i secondi i prodotti lattiero-caseari (790 milioni in totale, di cui circa la metà rappresentato da Parmigiano Reggiano e Grana Padano) hanno scalzato nel 2017 dalla prima posizione i derivati dei cereali (pasta), che ha totalizzato quasi 730 milioni. Molto bene l’export di vino, per un valore di oltre 320 milioni di euro (+10,7).

La graduatoria dei Paesi che comprano le specialità agroalimentari dell’Emilia-Romagna vede al primo posto la Germania, con una quota del 18,8% in valore, seguita da Francia (circa 14%), Regno Unito (7,2%), Usa (6,7%) e Spagna (4,4%). Tra i mercati che sono cresciuti di più spiccano Francia (+7), Belgio (+8,7%), Regno Unito (+11,7%) e, soprattutto, Canada  (+14,3%) e Russia (+20,6%).

Venendo alla classifica delle province emiliano-romagnole che svettano per vocazione all’export, al primo posto c’è Parma (1,6 miliardi), seguita nell’ordine da Modena (1,3 miliardi), Ravenna (670 milioni) Reggio Emilia (circa 620), Bologna (590) Forlì-Cesena(550), Ferrara (382), Piacenza (260) e, fanalino di coda, Rimini (190 milioni).

Occupazione a quota 80.000 unità: in crescita donne e imprese giovani

L’accelerazione del ritmo di crescita del valore della produzione agricola ha fatto da traino all’incremento dell’occupazione, che in controtendenza rispetto all’andamento nazionale raggiunge quota 80.000 unità, con un ulteriore aumento del 5% rispetto al 2016. Una crescita legata soprattutto al rafforzamento della componente femminile (+12,6%, con una quota che sale al 30% tra gli autonomi) e dei lavoratori dipendenti (+8%). Un segnale di ‘ritorno alla terra’ che trova riscontro anche nell’aumento del 2,8% delle imprese agricole guidate da giovani e nella tendenza alla crescita della multifunzionalità e della diversificazione delle attività agricole ad esempio verso l’agriturismo. Il maggior incremento dell’occupazione nei campi ha riguardato la provincia di Forlì-Cesena (+21,8%). In ulteriore calo il ricorso alla cassa integrazione nell’industria alimentare.

Non si ferma la corsa del biologico

Infine, nel 2017 è proseguita la corsa dell’agricoltura biologica, con nuove adesioni che a fine anno hanno fatto salire il numero delle aziende a oltre 5.500 (+10%), per una superficie complessiva di oltre 130.000 ettari (+13%). Con le nuove domande pervenute nel 2018 si è raggiunto il traguardo dei 155.000 ettari, corrispondenti al 15% dell’intera superficie regionale e oltre 6.000 imprese coinvolte.