Ottavia Soncini presenta in Aula il Progetto di Legge sulla Fusione dei comuni di Busana, Collagna, Ligonchio e Ramiseto

Grazie Presidente,

mi rivolgo a questa assemblea e idealmente ai cittadini di Busana, Collagna, Ligonchio e Ramiseto. Oggi siamo qui per parlare del futuro delle loro comunità. Sono quattro comuni dell’alto Appennino reggiano i cui cittadini saranno chiamati ad esprimersi sul processo di fusione. Quest’Assemblea dovrà deliberare proprio l’indizione del referendum consultivo.

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Uno dei passaggi conclusivi di un percorso ormai maturo, con la richiesta dei Comuni del 31 ottobre 2013 alla Giunta di esercitare l’iniziativa legislativa per l’istituzione di un unico nuovo comune. Processo legislativo che si è interrotto in uno stato avanzato per lo scioglimento dell’assemblea legislativa della precedente legislatura.

Al presidente Bonaccini, alla Giunta, va un ringraziamento per avere sostenuto con determinazione la necessità di un processo di riordino territoriale, un processo che ci chiama ad immaginare i prossimi decenni della Regione e della vita dei cittadini in una forma istituzionale nuova, premessa di uno sviluppo anche di carattere culturale, civile ed economico.

Siamo chiamati qui ora a dimostrare la capacità di dare risposte adeguate ai bisogni dei cittadini, in questo tempo, in tempi rapidi. Parliamo di una riforma, che porta ad una semplificazione, non soltanto del procedimento legislativo ma anche dei diversi livelli istituzionali e dell’organizzazione della nostra Regione sul territorio.

Il progetto di legge è stato infatti approvato dalla Giunta Regionale con deliberazione n.51 del 2015, tramite la quale la stessa Giunta ha dato corso alla procedura speciale, su richiesta dei sindaci, prevista dall’articolo 13 bis della legge regionale n.24 del 1996, volta a consentire ai progetti di legge di fusione, decaduti per lo scioglimento anticipato dell’assemblea legislativa, di riattivare un nuovo procedimento legislativo di fusione, facendo salvi gli atti propedeutici già acquisiti al procedimento e con l’approvazione di un nuovo progetto di legge. Tutto questo dopo avere acquisito l’assenso dei Sindaci dei Comuni interessati.

Il processo di fusione prevede, è utile sottolinearlo, un percorso autenticamente democratico proveniente, come si suol dire, “dal basso”, ovvero dai livelli territoriali coinvolti e non discendente “dall’alto” secondo parametri quantitativamente predefiniti o senza alcuna riflessione sulla peculiarità del territorio di riferimento. L’istituzione di nuovi comuni è, infatti, dall’art. 133 secondo comma costituzione rimessa alla potestà legislativa regionale “Sentite le popolazioni interessate”.

Questa assemblea legislativa è quindi oggi chiamata a disporre:

il referendum consultivo sul pdl (indetto successivamente e nei tempi previsti con decreto del presidente della Regione),

l’ambito territoriale di svolgimento del referendum e

il relativo quesito.

La forma prevista in Costituzione, secondo quanto dichiara la Corte Costituzionale, di previa audizione delle popolazioni interessate è posta “a garanzia delle autonomie locali e per assicurare la necessaria tutela del diritto all’integrità territoriale dei comuni”.

Va ricordato che i comuni hanno lavorato al processo di partecipazione civica con la promozione di 15 assemblee pubbliche, che hanno visto incontri con le realtà produttive e le parti sociali.

La stessa assemblea legislativa della regione emilia- romagna ha finanziato un progetto dal titolo “Due valli, quattro municipi… Un unico comune”, un percorso teso alla informazione sui benefici derivanti dalla fusione di comuni.

Lo studio di fattibilità, una volta appurata la continuità territoriale indispensabile ai sensi dell’articolo 3 della legge regionale n. 24 del 1996, ha verificato la possibilità di realizzazione e le opportunità in termini economici e di funzionamento della nuova realtà istituzionale.

La priorità quindi per questi piccoli comuni è la fusione

E’ una risposta alla sfida di aumentare e qualificare i servizi, in un frangente di cronica scarsezza di risorse, con estensione inoltre di vincoli di finanza pubblica ai piccoli comuni e con l’obbligo normativo, ormai, di gestione associata delle funzioni.

Sono d’altronde le stesse conclusioni a cui è giunto il Viminale, non più di una settimana fa, per essere precisi il 27 febbraio: il tema delle fusioni racchiude in sé quello della mancanza di risorse pubbliche, del servizio al cittadino e dell’identità territoriale. L’opportunità è quella dunque di tenere insieme questi aspetti. Le norme previste nel testo di legge di fusione vengono in gran parte confermate dalla legge statale n. 56 del 2014 recante “Disposizioni sulle città metropolitane, sulle province, sulle unioni e fusioni di comuni” .  Il contributo statale annuo spettante al nuovo Comune a seguito della fusione dovrebbe essere pari a 403 mila euro secondo quanto previsto con decreto del ministero dell’interno di Gennaio 2015, a conferma della volontà del Governo di dare priorità a questo tema.

I quattro Comuni collaborano già dal 1999 attraverso l’Unione dell’Alto Appennino Reggiano: si tratta della prima sperimentazione concreta di lavoro insieme, di Unione di Comuni, della Regione. Essa ha rappresentato un momento positivo di maggiore integrazione tra le strutture (pensiamo a micronidi, alle scuole di musica, al servizio sociale unificato e accreditato) e maggiori risorse, mediamente 500 mila euro all’anno con una conseguente minore imposizione fiscale ai cittadini. Rispetto al mantenimento di Unioni, nella gestione di funzioni e servizi, con un unico ente locale, attraverso la fusione, si evitano duplicazioni, sovrastutture, lungaggini burocratiche, lentezze decisionali.

Sarà, questa nuova realtà istituzionale, il più importante comune del parco nazionale dell’Appennino tosco emiliano. Avrà peso e autorevolezza nella elaborazione della agenda politica della montagna. Su tale identità sarà possibile costruire progetti incentrati sulle eccellenze: turismo, ambiente, energie rinnovabili, agricoltura di qualità, piccole e medie imprese artigiane e manifatturiere, infrastrutture e servizi. Riassumendo: c’è una concreta possibilità che possano prendere vita nuove azioni imprenditoriali e di ulteriore buon governo.

Ringraziamo i membri della commissione prima, chi ha sostenuto e chi non si è opposto alla prosecuzione dell’iter per la fusione: la finalità dei 4 comuni è apparsa alla commissione meritevole di approvazione, decisiva è stata ritenuta la volontà dei Sindaci e la fiducia nelle loro valutazioni.

Vengo quindi ad un veloce esame del testo licenziato dalla Commissione, la cui formulazione finale sarà eventualmente approvata da quest’aula solo dopo il referendum.

Il progetto di legge si compone di 7 articoli e istituisce, dunque, un nuovo Comune, con 4.348 abitanti (dato al 1 gennaio 2014) e che, con i suoi 257 chilometri quadrati di superficie risulterà il più esteso della provincia di Reggio Emilia.

I consiglieri e il sindaco incluso, in caso di istituzione di un unico comune, passerebbero da 31 a 8.

L’articolo 1 prevede l’istituzione del nuovo Comune nella provincia di Reggio, mediante fusione dei quattro comuni contigui di Busana, Collagna, Ligonchio e Ramiseto e lo prevede a decorrere dal 1° gennaio 2016. La decorrenza al 1° gennaio 2016 permette di semplificare l’adozione di una serie di atti, soprattutto di natura economico-finanziaria, e di programmare le prime elezioni del nuovo Comune in coincidenza con la tornata elettorale amministrativa generale del 2016, riducendo al minimo il lasso di tempo in cui il Comune dovrà essere retto da un organo straordinario.

Il comma 2 dà atto del fatto che la denominazione del nuovo comune sarà definita a seguito del referendum consultivo che deve obbligatoriamente essere indetto ai sensi dell’art. 133, comma 2 della costituzione.

Il comma 3 precisa che il territorio del nuovo comune è costituito dalla somma dei territori dei comuni di origine.

L’articolo 2 assicura che siano previste adeguate forme di partecipazione delle comunità originarie e il decentramento di servizi, attraverso la possibilità di istituire municipi nei territori delle comunità di origine.

L’articolo 5 dispone la concessione di contributi regionali al nuovo Comune stanziati in base a criteri predeterminati. Si tratta – lo voglio ricordare – di un contributo ordinario della durata complessiva di 15 anni, ammontante a 247.500 euro all’anno e un contributo straordinario in conto capitale a titolo di compartecipazione alle spese iniziali della durata di tre anni e pari a 200 mila euro l’anno. Inoltre, per dieci anni, il nuovo Comune avrà priorità assoluta nei programmi e nei provvedimenti regionali di settore, che prevedono contributi a favore degli enti locali.

L’esenzione dal patto di stabilità per il comune nato da fusione è per 5 anni (articolo 1, comma 498, b., legge 190/2014); il contributo statale è di circa 400000 euro l’anno per 10 anni, in questo caso è irrilevante il tetto massimo perché il limite di 1.5 milioni è riferito a ogni contributo annuale e non al cumulo nei 10 anni.

La Commissione valutato positivamente il percorso di fusione ha ritenuto opportuno dare corso all’iter legislativo proponendo a questa Assemblea di deliberare circa l’indizione del referendum consultivo.

Non possono esservi dubbi sull’indizione del referendum: vorrei ricordare che la Regione in questo momento non sta agendo di propria iniziativa, ma a sostegno della volontà oserei dire “deliberante” espressa dai Sindaci e a maggioranza qualificata dai Consigli comunali: oggi siamo chiamati a votare un atto dovuto.

Quanto ai quesiti, le formulazioni che si propongono all’Assemblea sono le seguenti.

La prima, sulla volontà di procedere alla fusione, recita: «Volete voi che i Comuni di Busana, Collagna, Ligonchio e Ramiseto nella Provincia di Reggio Emilia siano unificati in un unico Comune mediante fusione?».

La seconda verte invece sulla denominazione di questo nuovo Comune. In particolare, la rosa dei nomi proposti è scaturita dal confronto avvenuto in seno alle comunità locali e offre 8 opzioni agli elettori: Ventasso, Nasseta, Crinale Reggiano, Crinale dell’alto appennino reggiano, Alto appennino reggiano, Nasseta e Valle dei Cavalieri, Vallisneri, Due Valli.

La disciplina del referendum consultivo non è vincolante e l’ art. 12, comma 7 della legge regionale n. 24 del 1996 precisa: “I risultati del referendum sulla variazione delle circoscrizioni comunali sono indicati sia nel loro risultato complessivo, sia sulla base degli esiti distinti per ciascuna parte del territorio diversamente interessata”. Noi, come legislatori è evidente, ci impegniamo fin d’ora a dare il dovuto valore alla volontà espressa dagli elettori dei territori interessati nel loro complesso, non potendo per nessuna ragione scorporare alcun comune dalla proposta originaria, poiché ne risentirebbe non solo l’impianto della fusione, ma verrebbero falsate anche tutte le conclusioni dello studio di fattibilità.

La legge regionale n.24 del 1996 non prevede alcun tipo di quorum (nè deliberativo né partecipativo) in caso di referendum consultivo poiché è finalizzato a rappresentare al legislatore regionale, prima che decida definitivamente nel merito, la volontà dei cittadini.

Noi siamo chiamati oggi ad essere all’altezza delle sfide che ci vengono proposte. La classe politica dimostri credibilità, efficienza, senso del concreto, sensibilità nei confronti della voce dei cittadini che qui noi rappresentiamo.

Coraggio dunque, un illuminato ha detto “non è possibile conoscere il futuro: ma il miglior modo per prevederlo è inventarlo”.

Grazie per l’attenzione. Auguro ai cittadini e agli amministratori dei 4 comuni reggiani la rapida realizzazione del loro progetto.

 

 

Progetto di legge con relazione