Nel corso dell’Assemblea legislativa di martedì 9 maggio ho presentato, insieme al collega Boschini, un’interrogazione a risposta immediata sulle urgenti questioni legate alla Delibera Regionale 247/2018 (Direttiva centri estivi) e alla Delibera Regionale 276/2018 (Progetto conciliazione vita-lavoro). Di seguito i chiarimenti giunti dell’assessorato:
- I requisiti strutturali e organizzativi relativi ai centri estivi esistono fin dal 1998. La recente Direttiva (DGR 247/2018) aggiorna alcuni elementi con una semplificazione ed un adeguamento necessario alle modifiche normative avvenute in questi anni.
- Cosa cambia? 1) La DIA (Dichiarazione di Inizio Attività, prevista dalla direttiva del 1998) cambia nome in SCIA (Segnalazione Certificata di Inizio Attività); 2) Vengono recepite le norme nazionali di contrasto alla pedo-pornografia; 3) Vengono meglio precisati i titoli di studio (secondo un ventaglio comunque ampio), che nella nuova versione entreranno in vigore non subito ma dal 2020.
- Bisogna distinguere “attività oratoriali” e “centri estivi”. La nuova Direttiva riguarda tutti i soggetti pubblici e privati che attivano specificamente “centri estivi” o “soggiorni vacanza”. La Direttiva non cita mai, e dunque non regola espressamente, attività anche estive delle Parrocchie autodefinite “attività oratoriali”. Cosa significa? Che oggi, come dal 1998, per le mere “attività oratoriali”, invernali o estive che siano, non è obbligatoria la presentazione di SCIA da parte delle Parrocchie.
- La delibera sul “Progetto conciliazione vita-lavoro” (DGR 276/2018) si occupa invece di fornire – per la prima volta – un contributo alle famiglie a basso reddito con figli minori di età comprese tra i 3 e i 13 anni che frequentano “CENTRI ESTIVI”. Il progetto viene finanziato grazie il Fondo Sociale Europeo che però impone, al soggetto gestore del centro estivo, che siano garantiti i requisiti contenuti nella nuova Direttiva 247 (e quindi anche la SCIA).
- In sintesi: una Parrocchia che organizza un’attività oratoriale estiva può decidere o meno di presentare la SCIA. Se la presenta (identificandosi quindi come centro estivo), le famiglie potranno accedere al contributo regionale. Se non la presenta (qualificandosi quindi come attività diversa dal centro estivo), l’attività estiva è comunque legittima e non a rischio, ma purtroppo le famiglie non potranno accedere al contributo del progetto conciliazione vita-lavoro.