Inclusione è lavoro. Il mio editoriale sulla Gazzetta di Reggio

La condizione di fragilità è la nostra, è quella dell’uomo. Siamo pronti a dimenticarla perché ci interpella e ci inquieta, ma è quella in cui ognuno di noi si può trovare. La società muta con velocità e non possiamo, anche se viviamo in una Regione che ha i migliori servizi di welfare d’Italia e una delle più alte dotazioni di capitale sociale, rischiare di “svegliarci” con brutte sorprese.

I nostri servizi sociali si sono dedicati, per decenni, a chi si trovava ai margini. Oggi il numero di queste situazioni di difficoltà è in aumento: bussa alla porta chi ha perso il lavoro, chi si trova in forti problemi economici e, fenomeno spesso correlato, aumentano le fragilità psicologiche. È necessario assumere orientamenti nuovi. Ce lo chiede d’altronde la stessa Costituzione, all’articolo 3: “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”. “Rimuovere” è un verbo forte, suona, per me, come un imperativo categorico.  È questa la ragione che mi ha spinta ad intraprendere un importante lavoro di condivisione sul territorio, da approfondire in assemblea legislativa, per una nuova legge regionale su inclusione sociale e lavoro.

INCLUSIONE

Costretta alla sintesi, vista la complessità della materia, dedicherò spazi informativi sul mio sito internet e sui miei canali social.

Il Fondo sociale europeo 2014/2020, nel programma operativo, stanzia risorse per favorire l’inserimento e la permanenza nel mercato del lavoro delle persone in condizioni di marginalità e vulnerabilità. Legare inclusione sociale e lavoro è essenziale per evitare di affrontare in termini solo assistenziali un diritto che implica una responsabilità collettiva.

Alla base del progetto di legge regionale il principio di riferimento è agire tramite interventi mirati e personalizzati, nei quali l’utente viene visto nella sua globalità. L’utente è la persona disoccupata o inoccupata la cui condizione si caratterizza per la compresenza di problematiche afferenti la dimensione sociale e/o sanitaria.

L’ambito territoriale in cui si eserciterà l’integrazione saranno i distretti socio-sanitari; è previsto l’intervento di un’equipe multi professionale costituita da un operatore del centro per l’impiego e da un operatore del servizio sociale del comune e/o un incaricato del servizio sanitario dell’Ausl, che lavoreranno insieme qualora, successivamente all’accesso ad uno dei tre servizi, si ravvisino le condizioni di fragilità e vulnerabilità insieme alla mancanza del lavoro. L’auspicio è che sul territorio si creino i presupposti di un lavoro di qualità, fatto dai servizi pubblici in dialogo tra loro e attraverso una collaborazione tra il pubblico e il privato che, successivamente alla fase di selezione, sarà chiamato alla progettazione specifica dell’intervento di inserimento.

Si vuole semplificare per evitare di passare da un servizio all’altro. L’inserimento lavorativo potrà avvenire utilizzando le diverse modalità e tipologie contrattuali, tra queste sono previste forme di flessibilità ritenute idonee a caratteristiche e bisogni delle persone fragili. Sarà indispensabile il coinvolgimento di imprese e datori di lavoro e la realizzazione di sinergie in particolare con il privato sociale.

La Regione promuoverà la responsabilità sociale dell’impresa e le opportunità di lavoro attraverso incentivi economici e il rimborso di spese sostenute per adeguamenti strumentali funzionali all’inserimento lavorativo. Sono garantite misure di sostegno finanziario, è favorito l’accesso al credito.

Nella legge verrà infine introdotto un nuovo istituto. Si tratta dei tirocini finalizzati all’inclusione sociale, all’autonomia delle persone e alla riabilitazione. Viene quindi prevista la nuova tipologia di tirocini che potrà essere utilizzata dalle persone in condizioni di fragilità e dalle persone con disabilità. La disciplina di questi tirocini, a carattere maggiormente socio-occupazionale e riabilitativo (a completamento dei “famosi” tirocini C, di inserimento e reinserimento   lavorativo, introdotti   dalla legge 7 del 2013) è una disciplina distinta, semplificata rispetto alla tipologia già presente. Occorrerà vigilare per evitare la “cronicizzazione” prima delle così dette borse lavoro e ora dei tirocini che sono strumenti di transizione che, ove possibile, devono consentire l’accesso al lavoro. Una questione che preoccupa i tirocinanti e le famiglie: l’indennità di tirocinio è assimilata, dalle disposizioni fiscali, al reddito da lavoro dipendente, con tutto ciò che comporta in termini di imposizione fiscale e di perdita di benefici economici minimi. Chiederemo un impegno a livello di Governo per superare questa incongruenza. Mantenere la speranza, trasformare le esperienze difficili in occasioni, condividere, reggendolo insieme, il peso della fatica: queste le motivazioni della nuova legge.

La forza di una legge giusta è la forza di una Regione che intende prendersi cura di tutti, in questo tempo che mette tanti a dura prova. Per dare valore e dignità all’impegno politico e legislativo della Regione dobbiamo ricordare che nessuno, mai, dovrà essere lasciato solo.