Il mio intervento all’inaugurazione degli “Ex Tigli” di Cavriago

Sabato 24 marzo sono stata a Cavriago per l’inaugurazione della sede degli Ex Tigli. Un edificio da sempre punto di riferimento educativo per la comunità e che oggi, dopo due anni di lavori, torna disponibile per rispondere alle nuove esigenze dell’istituto comprensivo “Don G. Dossetti”.

La struttura ospiterà un laboratorio musicale, la mensa scolastica, l’archivio, uffici, sala riunioni, sala fotocopie e un laboratorio multiuso. Per questo intervento, la cui spesa complessiva è stata di 700mila euro, il Comune ha ottenuto un finanziamento regionale di 500mila euro grazie al piano triennale di edilizia scolastica 2015-2017.

Di seguito trovate una sintesi del mio intervento:

Buongiorno a tutti! Ringrazio per l’invito l’Amministrazione di Cavriago, il Sindaco Burani, e un cordiale saluto alle autorità civili e religiose qui presenti.

Quella di oggi è una festa, si festeggia l’inaugurazione di una struttura scolastica. Vedere una scuola, ascoltare le domande dei bambini, rispondere alle loro curiosità fa sentire decisamente bene. La scuola è la casa della comunità, è il luogo dove avviene il primo contatto con un bene comune che deve essere amato, vissuto e rispettato. Sentite la bellezza di condividere uno bene comune. Le Istituzioni, dallo Stato al Comune hanno fatto uno sforzo economico importante per dare a tutti una scuola sicura, che guarda all’efficienza energetica e alla sostenibilità ambientale. Qui vi è un collegamento tra architettura, organizzazione degli spazi e didattica. C’è un valore pedagogico ed etico importante: il recupero di ciò che esiste, la valorizzazione di ciò che c’è già, una storia collettiva, questo è stato luogo di studio anche per i vostri genitori. È una struttura bella, in cui è piacevole stare per insegnanti e operatori scolastici e ragazzi.

Come Regione Emilia Romagna, appena arrivati abbiamo voluto mettere in primo piano le politiche per l’infanzia. Perché come Regione abbiamo fatto questa scelta? Per prima cosa perché occuparci dei “più piccoli”, questo è ovvio, significa occuparci del futuro. Se non ci occupiamo di far crescere bene, in una sfera di comunità e di benessere, non nel senso materiale, ma nel senso affettivo e relazionale i nostri piccoli, vuol dire che non abbiamo capito niente, perché non ci occupiamo di quelli che prenderanno il nostro posto negli anni futuri. In secondo luogo qui dentro c’è una idea di libertà. “L’educazione è una cosa del cuore” diceva don Bosco, gli insegnanti mi insegnano che i bambini non si misurano solo sul rendimento o sul raggiungimento di obiettivi prestazionali, ma valorizzando le potenzialità di ciascun bimbo, soprattutto nella scuola primaria, e sostenendo le fragilità. Io faccio politica, sono consigliera regionale, ma le insegnanti, gli insegnanti fanno politica con la P maiuscola perché si preoccupano di riconoscere il meglio che è in ciascuno di voi, cari bambini, e si preoccupano di capire cosa fare dei vostri talenti, dei vostri doni e vi aiutano ad essere cittadini di domani, di una comunità. Auguro a voi bambini di sviluppare i vostri talenti e che possiate camminare liberi e conquistare ciò che di bello e buono vorrete. In terzo luogo ci occupiamo di bambini perché sappiamo esserci i genitori al loro fianco. Molti di voi, cari genitori, hanno uno stile di collaborazione e magari sono anche rappresentanti di classe. Al di là delle fatiche del lavoro quotidiano hanno in mente una dimensione non individualistica ma plurale e collettiva, i bambini guardano la generosità nell’uso del tempo: insegnare ai bambini a percorrere una dimensione di solidarietà e comunità e vedere che i genitori si interessano al bene comune è bello. Vi ricordo velocemente altri due provvedimenti. Il primo è il piano adolescenza: abbiamo lavorato per ricalibrare il welfare verso il basso, nel senso della età anagrafica. Il contesto e le caratteristiche di altre fasce d’età, infatti, penso ai nostri preziosissimi anziani, appartengono a mondi più consolidati, che meno subiscono trasformazioni rilevanti. Stare in mezzo, parlare, capire il mondo che cambia velocemente degli adolescenti è fondamentale perché da un anno all’altro, i bambini e le bambine, sono soggetti a grandi cambiamenti, spesso anche in positivo (il servizio civile vede tantissimi giovani che con maturità, intelligenza e creatività ed impegno civile si dedicano a cose collettive e non individuali). Alcuni cambiamenti vanno fronteggiati duramente e altri cavalcati per parlare di futuro e speranza. Tra i rischi che prima non conoscevamo, per esempio, penso alla lotta al cyberbullismo o all’abbandono scolastico. La Regione ha deciso di intervenire sull’adolescenza per una somma di motivi. Innanzitutto è cambiata la “struttura” della famiglia. In Emilia-Romagna sono circa 100mila le famiglie monoparentali, cioè formate da un solo genitore con uno o più figli. Poi, il numero di ragazzi stranieri che studia nelle nostre scuole è il più alto di tutto il Paese ma bisogna migliorare nell’integrazione scolastica e superare l’abbandono scolastico nella fascia adolescenziale. Inoltre, il 33% delle nostre famiglie è formato da una sola persona. Insomma, non esistono quasi più le reti sociali che proteggevano i ragazzi quindi è giusto intervenire là dove c’è bisogno. Oltre al piano adolescenza, abbiamo approvato una misura sui centri estivi. Una misura importante per molti genitori che lavorano:  per i genitori nella gestione dei figli nei mesi di chiusura della scuola e per i ragazzi una occasione di relazione e crescita in un contesto protetto.

Per quanto riguarda l’edilizia scolastica dal 2014 al 2017 è stata investita una cifra significativa dallo Stato: 9 miliardi e mezzo nel patrimonio immobiliare scolastico. Tutti i bimbi hanno diritto a vivere in una scuola bella, a volte per alcuni bimbi la scuola è più bella della casa in cui abitano. La bellezza e la funzionalità e la pulizia del luogo fanno sì che i bambini desiderino, oltre ad una scuola bella, un paese bello, un monumento bello, un parco bello, una piscina pulita. Tutti i bimbi hanno diritto alla felicità: la felicità non è un diritto riconosciuto nei nostri ordinamenti europei come uno degli obbiettivi dell’ordinamento, lo fa la Costituzione americana. Forse perché noi consideriamo troppo grande il tema della felicità per la politica perché c’è una vita fuori che la supera, che viene prima ed è più importante. Ma penso anche che questo sia un tema attuale che deve riguardare anche chi ha incarichi istituzionali, chi ha incarichi di governo. Forse abbiamo davvero bisogno di declinare le nostre scelte sulla domanda “questa azione renderà più felici le persone?”

Infine, pensare che il padre Costituente Dossetti sia passato da una scuola di questo plesso scolastico mi riempe di emozioni. Grazie ai genitori, agli insegnanti, agli operatori scolastici, ma anche a chi ha lavorato nei cantieri, a chi ha progettato, alle istituzioni, e a tutti quelli che hanno creato questa struttura circolare che ci lega tutti insieme e ci fa sperare che tutti insieme progrediamo verso un futuro in cui saranno i ragazzi e i bimbi a dirci cosa dovremo fare! Buona scuola!