Telecamere, controllo di vicinato, riqualificazione urbana: altri 2 milioni di euro per la sicurezza nelle città

Interventi di riqualificazione urbana per il recupero di complessi edilizi o spazi ad alto rischio di criminalità e degrado. L’installazione di sistemi di videosorveglianza “intelligenti”, 12 finanziati nel 2018 e 53 dal 2014, in grado, per esempio, di leggere i caratteri e quindi le targhe degli automezzi, trasmettendoli in tempo reale alle autorità di pubblica sicurezza. Le iniziative di controllo di vicinato, con i residenti pronti a segnalare anomalie nelle proprie zone attraverso piattaforme condivise e rimanendo in contatto con la Polizia locale: sono 79 i gruppi nati e sostenuti negli ultimi cinque anni, gli ultimi nel 2018. E a proposito di Polizia locale, l’innovazione tecnologica delle loro dotazioni. E ancora, l’animazione sociale e comunitaria delle città finalizzata al contenimento di fattori criminogeni.

Misure adottate nelle città dell’Emilia-Romagna grazie agli Accordi di programma o protocolli di intesa sottoscritti dalla Regione insieme ai territori80 ‘patti’ stretti dal 2014 e orientati alla prevenzione integrata, con un impegno finanziario della Regione di oltre 4,3 milioni di euro. Solo tra il 2017 e il 2018 sono stati finanziati in tutto 45 progetti che hanno coinvolto 34 amministrazioni comunali, 10 Unioni e l’Università di Bologna, con un finanziamento regionale complessivo di oltre 2,3 milioni di euro.

E per il 2019, la Giunta regionale guidata dal presidente Stefano Bonaccini ha deciso di raddoppiare gli stanziamenti dell’anno scorso, mettendo a bilancio oltre 2 milioni di euro per la sicurezza nelle città. Le risorse, previste dalla legge regionale 24/2003, consentiranno di sostenere i nuovi progettiper la sicurezza urbana e la prevenzione della criminalità. Risorse che saranno destinate, soprattutto, alle periferie. In una realtà, più in generale, nella quale vanno consolidate iniziative che continuino a dare alle comunità locali strumenti di ascolto, contrasto e partecipazione, per rafforzare una tendenza positiva – con i dati del Dipartimento di pubblica sicurezza del Ministero dell’Interno che vedono la criminalità in calo costante in Emilia-Romagna-15% la delittuosità totale dal 2013, in particolare i furti, che costituiscono oltre i due terzi dei reati registrati, a partire da quelli in appartamento, idem i reati violenti, omicidi – ma anche per scongiurare atti come scippi e borseggi, in aumento, particolarmente odiosi e che accrescono la preoccupazione dei cittadini.

La criminalità in Emilia-Romagna

Negli anni dal 2013 al 2017 si registra una diminuzione costante, con la delittuosità totale scesa di un -14,8%. In particolare, calano i furti, che costituiscono oltre i due terzi dei reati registrati: -38,7% i furti di veicoli; -20,8% quelli di oggetti sulle auto in sosta; -11,9% i furti nelle abitazioni e -62,8% le rapine in banca. Diminuiscono anche i reati violenti-30,8% gli omicidi; -9,2% le violenze sessuali. Restano con il segno positivo scippi (+6,3%), borseggi (+11,6%) e lesioni dolose (+2,1%).

Nel 2018 firmati 16 Accordi con 13 Comuni e 3 Unioni

Nell’anno appena trascorso, sono stati finanziati interventi in tutte le province, realizzati grazie ai 16 nuovi Accordi di programma firmati dalla Regione con 13 amministrazioni comunali (Bologna; Modena e Formigine; Reggio Emilia; Ferrara e Cento; Ravenna; Forlì; Rimini, Riccione e Bellaria Igea Marina; Salsomaggiore Terme e Fornovo di Taro nel parmense) e 3 Unioni (Terre di Castelli nel modenese; Pedemontana Parmense e Valnure Valchero nel piacentino).

Videosorveglianza e controllo di vicinato: i dati provincia per provincia

Sono 53 i progetti, finanziati dalla Regione dal 2014 ad oggi, che prevedono la creazione o il potenziamento di impianti di videosorveglianza, spesso accanto ad altre misure di prevenzione: 6 a Bologna; 13 a Modena; 9 a Reggio Emilia; 7 a Parma; 3 a Piacenza; 5 a Ferrara; 2 rispettivamente a Ravenna e nella provincia di Forlì-Cesena e 6 a Rimini.

79 progetti di controllo di vicinato sono stati sostenuti con risorse finanziarie o supporto tecnico da parte della Regione in tutta l’Emilia-Romagna: 9 a Bologna; 24 a Modena; 20 a Reggio Emilia; 7 a Parma; 6 a Piacenza; 1 a Ferrara; 7 a Ravenna e 5 a Forlì-Cesena.

Protezione civile, la Regione potenzia la rete delle strutture con un piano da 4 milioni di euro

Due nuovi Centri Unificati di protezione civile, a Piacenza e a Ferrara, con il finanziamento del primo stralcio di lavori, e interventi per rendere più sicuri dal punto di vista sismico quelli di Parma e Modena: sono i cuori pulsanti del sistema a livello provinciale, per cui l’obiettivo della Regione è completare le opere necessarie a garantire una sede adeguata in ogni territorio.

E ancora: risorse per migliorare e potenziare 18 tra aree di accoglienza della popolazionecentri polifunzionali, strutture comunali o delle Unioni, oltre che perdue distaccamenti dei Vigili del Fuoco volontari. E poi acquisto di attrezzature, mezzi e la costruzione magazzini dove ricoverarle compreso, a Faenza, l’avvio del Polo Unificato di protezione civile.

È il pacchetto di 30 interventi su tutte le province, da Piacenza a Rimini, approvato dalla Giunta regionale per potenziare la rete delle strutture di protezione civile dell’Emilia-Romagna. Sono inseriti in un Piano triennale che, fino al 2020, mette in campo 4 milioni di euro. Salgono così ad oltre 9 milioni e 200 mila euro gli investimenti finanziati da inizio mandato.

Gli interventi a Reggio Emilia

A Reggio Emilia in arrivo 770 mila euro per 4 interventi. A Castelnovo ne Monti in arrivo 350 mila euro per realizzare una struttura polifunzionale di protezione civile con ampliamento del Centro Sovracomunale. A Luzzara, con 220 mila euro, la Regione finanzia la sede del nuovo distaccamento dei Vigili del Fuoco volontari; con 100 mila euro, a Carpineti, per la nuova sede della Croce Rossa Italiana, con spazi appositamente dedicati alla protezione civile. A Rio Saliceto, con 30 mila euro si interverrà per la riqualificazione della struttura adibita a Centro Sovracomunale.

Polizia locale, approvata la riforma: concorso unico regionale, formazione, fondo tutela operatori

Collaborazione e aiuto reciproco tra Comandi di territori diversi in caso di emergenze o calamità per intervenire subito a sostegno dei cittadini, con procedure semplificate e zero burocrazia. E poi l’istituzione di un fondo di tutela per gli agenti, la dotazione di nuovi strumenti di difesa personale e la possibilità di avere un sostegno psicologico in caso di intervento in situazioni delicate e traumatiche. E ancora: un concorso unico e valido in tutta la regione per reclutare i nuovi operatori che saranno formati prima di entrare in servizio. E nasce lo ‘street tutor’, una nuova figura che potrà operare all’esterno dei locali per garantire la sicurezza e gestire la ‘movida’ nelle città e nelle località turistiche dell’Emilia-Romagna. La Polizia locale dell’Emilia-Romagna si rinnova con l’obiettivo di avvicinarsi ai cittadini in modo più veloce, più efficace e più moderno.
È stata approvata oggi dall’Assemblea legislativa il progetto di legge di riforma firmato dalla Giunta regionale – “Disciplina della Polizia amministrativa e locale e promozione di un sistema integrato di sicurezza” -, che interessa circa 4mila operatori tra agenti e ufficiali, dopo un percorso partecipato e condiviso.

Tra le novità, arriva il concorso unico regionale valido da Piacenza a Rimini per reclutare gli agenti e che prevede una adeguata formazione prima di iniziare il lavoro attivo sul campo. E in uno spirito collaborativo e di servizio al territorio, la possibilità di intervenire in tempi rapidi in aiuto ai Comandi di Comuni diversi, semplificando e sburocratizzando le procedure di intervento in caso di emergenze o calamità. Previsti anche percorsi formativi specifici per la nuova figura dello ‘street tutor’ cui saranno affidati interventi, anche sul suolo pubblico, per migliorare la convivenza fuori dai locali e, più in generale, nei contesti di divertimento.

Tra le misure a sostegno degli agenti, l’istituzione di un fondo a disposizione dei Comuni per la tutela degli operatori in caso di procedimenti penali correlati allo svolgimento del servizio, la dotazione di strumenti di autotutela (giubbotti antiproiettile, spray irritante, ecc.), percorsi di formazione adeguati per affrontare situazioni critiche o traumatiche e un adeguato supporto, anche psicologico, qualora necessario.

Infine, è previsto il sostegno regionale a progetti d’innovazione e riorganizzazione per il miglioramento delle attività di polizia locale con la possibilità di stipulare accordi con organi dello Stato.

Lavoro, obiettivo sicurezza e lotta a infortuni: più controlli e competenze dirette con la maggiore autonomia

Aumentare la vigilanza e i controlli nei luoghi di lavoro. Rafforzare il coordinamento tra tutte le istituzioni competenti e le organizzazioni sindacali e datoriali, rendendo più frequenti gli incontri del Comitato regionale di Coordinamento della pubblica amministrazione. Ancora: maggiori risorse perla formazione specifica. E più competenze dirette alla Regione, sulla base della pre-intesa firmata con il Governo relativa alla richiesta di maggiore autonomia per l‘Emilia-Romagna, sulla base dell’articolo 116 della Costituzione.

Con l’obiettivo di ridurre drasticamente infortuni e morti sul lavoro, nel pomeriggio, a Bologna, la Regione ha convocato una riunione straordinaria del Patto per il Lavoro sulla sicurezza, con il presidente Stefano Bonaccini, gli assessori al Lavoro, Patrizio Bianchi, alle Politiche per la salute, Sergio Venturi, e all’Agricoltura, Simona Caselli. All’incontro, oltre ai firmatari del Patto (sindacati e imprese, enti locali, organizzazioni economiche, università, associazioni del terzo settore) erano presenti il prefetto di Bologna, Matteo Piantedosi, il comandante provinciale dei Vigili del Fuoco, Carlo Dall’OppioDavide Venturi dell’Ispettorato del Lavoro, Rosa De Simone di Inps regionale, Maurizio Mazzetti di Inail Emilia-Romagna.

Nel 2017 quasi 20mila aziende controllate

In Emilia-Romagna si è fissato lo standard dei controlli effettuati dalle Aziende Usl al 9% delle aziende attive, quando a livello nazionale l’indicatore minimo stabilito è del 5%.
Nel 2017 sono state 19.879 le aziende controllate. L’indice di violazione nei diversi comparti, cioè la percentuale delle aziende risultate irregolari sul totale selle aziende ispezionate nel 2017, è del 12,5% (era al 17,9% nel 2010).
Nel comparto edile sono state 12.357 le aziende controllate: l’indice di violazione è passato dal 38,7% del 2010 al 19,6% del 2017. In agricoltura sono state 1.013 e l’indice di violazione è passato dal 21,5% del 2010 al 19,1% del 2017.

Dopo il maltempo, dalla Regione un Piano straordinario di manutenzione delle strade da 31 milioni

Dopo l’ondata eccezionale di maltempo delle settimane e dei mesi scorsi, che ha provocato non pochi disagi alla viabilità regionale e ai cittadini da Piacenza a Rimini con richieste di aiuto da parte dei sindaci e degli amministratori locali, la Regione interviene con un piano straordinario da 31 milioni di euro per i lavori di manutenzione e miglioramento degli oltre 12mila e 600 chilometri di strade comunali e provinciali dell’Emilia-Romagna – nelle aree di montagna come in quelle di pianura.

  • Gli interventi sulle strade provinciali

Quasi 10 milioni di risorse regionali (9 milioni 820mila euro, di cui 3 milioni già stanziati) sono destinati agli oltre 1.858 chilometri di strade provinciali dell’Emilia-Romagna.

In particolare, sono previsti interventi sui 274 chilometri di strade provinciali a Bologna (finanziati con 1.449.291 euro in tutto); 131 chilometri delle strade di Ferrara(691.795 euro); 209 chilometri di Forlì-Cesena (1.105.688 euro); 306 chilometri di Modena (1.618.403 euro); 307 chilometri di Parma (1.623.047 euro); 233 chilometri di Piacenza (1.230.782 euro); 163 chilometri di Ravenna (863.480 euro); 186 chilometri di Reggio Emilia (980.596 euro); 49 chilometri di strade provinciali di Rimini(259.917 euro).

  • La manutenzione delle strade comunali di montagna

La Giunta ha poi approvato il riparto di 7 milioni di euro per la manutenzione straordinaria dei 10.804 chilometri di strade delle Unioni e Comuni di montagna, stanziati nell’ambito del Piano operativo del Fondo sviluppo e coesione infrastrutture 2014-2020.

Si aggiungono poi 6 milioni di euro del Fondo regionale per la montagna per 23 fusioni o Unioni di Comuni montani.

Questa la ripartizione territoriale dei 13 milioni di euro complessivi disponibili nel 2018 per la manutenzione straordinaria.

In provincia di Reggio Emilia le risorse sono destinate ai 1.234 chilometri di strade comunali, per un importo complessivo di 1.476.532 euro, nella Val d’Enza (84.211 euro per 57,6 chilometri), nell’Appennino reggiano (1.191.384 euro per 1.001 chilometri) e Tresinaro Secchia (200.937 euro per 176 chilometri).

Sempre dal Fondo regionale per la montagna, 4 milioni saranno utilizzabili nel 2019 e altri 4 nel 2020. È stato fissato il termine del 18 maggio come scadenza per la presentazione dei Programmi triennali di investimento da parte di ciascuna Unione di Comuni.

Sicurezza, presto accordo Regione e Ministero su lettura targhe attraverso videosorveglianza

Ho firmato una risoluzione, sostenuta da tutto il gruppo del Partito Democratico, che auspica, la sottoscrizione di un accordo di programma tra Regione e Ministero dell’Interno che facendo seguito al decreto Minniti, metta in campo azioni sempre più mirate al contrasto e alla prevenzione della criminalità.

Abbiamo rivolto la nostra attenzione alla sicurezza urbana, tema reale che incide concretamente nella quotidianità dei cittadini, e sul ricorso agli impianti di videosorveglianza. In questi anni gli Enti Locali e lo Stato hanno messo in campo importanti investimenti. Costruire un sistema integrato per la lettura delle targhe delle auto sarebbe un prezioso strumento di contrasto all’attività criminale ed è urgente che il collegamento alla banca dati dei veicoli rubati da parte delle polizie locali sia ripristinato.

Dando maggiori strumenti a Comuni e Polizia locale non facciamo altro che dare risposte alla crescente richiesta di sicurezza delle persone. Per questo motivo chiediamo alla Giunta di attivarsi presso il Ministero dell’interno per avviare percorsi di sperimentazione

Molte Amministrazioni pubbliche, locali e regionali, per anni hanno investito in soluzioni tecnologiche per dotarsi di sistemi di videosorveglianza all’avanguardia per garantire ai propri territori sistemi di telecamere intelligenti in grado di leggere le targhe dei mezzi in circolazione sulle strade. Attraverso specifici software e un collegamento di rete connesso al Ministero dell’interno dovrebbe essere possibile ottenere informazioni in tempo reale sulla presenza di veicoli segnalati come “veicoli con denuncia di furto”.

Condividendo linee dei progetti di sicurezza urbana integrata già attivi o in fase di attuazione in diversi territori della Regione è arrivato il momento di creare un modello di interscambio operativo delle informazioni che sia sistematico per tutti

Questo servizio permetterebbe alle Polizie locali di intervenire in modo tempestivo nei casi di bisogno e soprattutto di gestire al meglio le attività investigative. La conservazione dei dati delle targhe dei veicoli per soli 7 giorni, nel rispetto del codice della privacy, sta rappresentando un ulteriore impedimento al lavoro delle Forze dell’ordine che stanno utilizzando sperimentalmente gli impianti degli enti locali.

 

Qui il testo della RISOLUZIONE

Sanità, nei reparti “a rischio elevato” solo medici e infermieri immuni a morbillo, parotite, rosolia, varicella

Nei reparti di oncologiaematologianeonatologiaostetriciapediatriamalattie infettive, nei Pronto soccorso e nei Centri trapianti dell’Emilia-Romagna potranno lavorare solo gli operatori sanitari (e dunque medici, infermieri, ostetriche) che risultano immuni nei confronti di morbilloparotiterosolia e varicella.

Nel caso in cui venga accertata l’assenza di immunità nell’operatore e il rifiuto o l’impossibilità a sottoporsi alla vaccinazione specifica, il medico del Lavoro (medico competente) rilascerà un giudizio di idoneità parziale temporanea, con limitazioni a non svolgere attività sanitaria nelle aree ad alto rischio e a non prestare assistenza diretta a pazienti affetti dalle quattro patologie perché potrebbero contagiare l’operatore stesso ed i propri pazienti.

Lo prevede il documento “Rischio biologico e criteri per l’idoneità alla mansione specifica dell’operatore sanitario”, redatto dai medici competenti delle Aziende sanitarie, da infettivologi e da esperti dell’Università e della Regione e approvato dalla Giunta regionale con un’apposita delibera dopo un confronto con le organizzazioni sindacali.

Il documento – che riprende e sviluppa le Linee di indirizzo per la sorveglianza sanitaria degli operatori delle Aziende sanitarie della regione (circolare luglio 2014) – è pienamente coerente con le normative in materia di tutela dei lavoratori e dei pazienti e indirizzerà i medici competenti nell’esprimere la valutazione di idoneità specifica degli operatori della sanità.

L’obiettivo è tutelare l’operatore sanitario e i pazienti assistiti: all’interno vengono sottolineate infatti quali siano le attività e le aree che possono rappresentare un effettivo rischio per la trasmissione di patologie per via ematica (epatite B, epatite C, HIV) e per via aerea (tubercolosi, morbillo, parotite, rosolia e varicella). Le indicazioni del documento sono destinate sia al personale in servizio che al personale di prossima assunzione. In quest’ottica la Regione stanzia circa 500mila euro proprio per la promozione della salute nelle Aziende sanitarie dell’Emilia-Romagna, con un focus particolare sulle vaccinazioni.

Attività e aree che possono rappresentare un effettivo rischio biologico per gli operatori sanitari e per i terzi

Per quanto riguarda il rischio relativo al virus dell’epatite B e C, e HIV è previsto che l’operatore in condizioni di infettività non possa svolgere le procedure invasive “ad alto rischio” (come chirurgia generale, chirurgia generale del cavo orale, chirurgia cardiotoracica, neurochirurgia, procedure ortopediche, chirurgia dei trapianti).

Per quanto riguarda morbilloparotite, rosolia e varicella – malattie trasmesse per via aerea e prevenibili con vaccino – il documento individua come aree “ad elevato rischio” per l’operatore e i terzi l’oncologia, l’ematologia, la neonatologia, l’ostetricia, la pediatria, le malattie infettive, i Pronto soccorso e i Centri trapianti. Nelle aree “ad elevato rischio” del Servizio sanitario regionale operano circa 4000 persone, di cui un migliaio sono medici, 2500 infermieri e 500 ostetriche.

In Emilia-Romagna, dal 2012 al 2016, su 464 casi di morbillo 61 hanno interessato operatori sanitari; 76 i focolai in tutto, di cui 20 hanno coinvolto operatori sanitari.

Rispetto al rischio della tubercolosi, i criteri addottati per l’espressione del giudizio di idoneità prevedono che il soggetto affetto da malattia in fase attiva non sia idoneo fino al termine del trattamento che consente l’accertamento dell’assenza di infettività.

Vaccini, in Emilia-Romagna copertura oltre il 97% per i bambini nati nel 2016

Una copertura complessiva che tocca il 97,1%. È quella raggiunta in Emilia-Romagna, al 31 dicembre 2017tra i bambini nati nel 2016, per la vaccinazione contro difteritetetanopoliomielite ed epatite B, a poco più di un anno dall’approvazione (novembre 2016) della legge regionale che ne ha introdotto l’obbligatorietà per l’iscrizione al nido. Era al 94,4% nel 2015. Arriva al 97%anche la copertura per l’emofilo di tipo B, di poco superiore quella perla pertosse (97,3%), entrambe rese obbligatorie dalla legge nazionale; raggiunge quota 96,3% pure il vaccino contro lo pneumococco (non obbligatorio, ma solo raccomandato).

Sono questi i dati che riguardano le coperture al 12^ mese, i primi bambini ad essere interessati sia dalla normativa regionale, sia da quella nazionale. Anche prendendo in considerazione il ciclo completo (3 dosi al 24^ mese), per i bambini nati nel 2015, le coperture sfiorano comunque il 95%, la soglia di sicurezza indicata dall’Organizzazione mondiale della sanità. Bene anche la vaccinazione (che può essere effettuata solo nel secondo anno di vita) contro morbillo-parotite-rosolia, introdotta dalla legge nazionale e arrivata a quota 91,1% (era ferma all’87,2% in dicembre 2016), che assieme al meningococco di tipo C (passato dall’87,7% del 2016 al 91,6% del 2017) mette a segno la crescita più alta: +3,9 punti percentuali. L’aumento complessivo a livello regionale va, quindi, da un minimo di +1,5 a +3,9 punti percentuali a seconda del tipo di vaccino. In generale, le coperture vaccinali sono tornate ben sopra i valori degli scorsi anni, quando per la prima volta si scese – era il 2014 – sotto il 95%, facendo registrare minimi poco superiori all’87% in alcune zone dell’Emilia-Romagna.

Numeri illustrati oggi nella sede della Regione, a Bologna, dal presidente della Giunta e dall’assessore alle Politiche per la salute che hanno espresso soddisfazione per i risultati ottenuti, evidenziando come l’aver giocato d’anticipo – con una legge che ha fatto da apripista a quella nazionale – abbia avvantaggiato l’Emilia-Romagna. A tutela della salute pubblica e soprattutto dei bambini più piccoli, fragili e indifesi. Ma sottolineando, al tempo stesso, la necessità di confermare e consolidare nel tempo questi dati, redendoli strutturali.

Coperture nati 2016, per provincia

Sulla base dei dati inviati dalle singole Ausl, il Servizio Prevenzione collettiva e Sanità pubblica dell’assessorato regionale alle Politiche per la salute ha elaborato i dati di copertura (al 31 dicembre 2017) per i bambini nati nel 2016, confrontandoli con gli anni precedenti. La copertura della vaccinazione contro difteritetetanopoliomielite ed epatite B nel 2015 era ferma al 94,4%; si è alzata al 95,8% nel 2016 ed ha raggiunto il 97,1% nel 2017, con punte particolarmente alte a Ferrara (98,8%), Parma (98,6%) e Imola (98,4%). Dati in crescita in tutte le province, anche in Romagna, che pur confermandosi l’area con la copertura più bassa, nel 2017 oltrepassa la soglia di sicurezza, toccando il 95,8% (era al 91,2% nel 2015 e al 93,8% nel 2016), ma con differenze marcate tra Ravenna (dove le coperture sono tra le più alte in regione: 98%) e Rimini, con le percentuali più basse (93,2%). La copertura contro lo pneumococco è, a livello regionale, al 96,3%; quella contro l’emofilo b al 97,0%, quella contro la pertosse al 97,3%. (vedi tabella allegata)

La scadenza del 10 marzo

La conferenza stampa anche per fare il punto su scadenze e procedure. In Emilia-Romagna tutti i minori da 1 a 16 anni che risultavano non in regola con il calendario vaccinale (anche solo per un richiamo di uno dei 10 vaccini obbligatori), hanno ricevuto dalle Aziende sanitarie una lettera con l’appuntamento fissato. Quindi tutti hanno avviato un percorso di recupero, secondo l’iter previsto dalla legge, e i recuperi sono in forte crescita, in particolare nella fascia d’età 1-6 anni. Pertanto, solo a fine anno scolastico si avrà il quadro completo dei minori non ancora in regola. Per quanto riguarda la scadenza del 10 marzo, la legge nazionale, e le successive circolari, stabiliscono chiaramente che vale solo per coloro che hanno presentato un’autocertificazione nei termini previsti l’anno passato, cioè 11 settembre 2017 per nidi e materne e 31 ottobre 2017 per la scuola dell’obbligo. I genitori che abbiano autocertificato lo stato vaccinale dei figli oppure autocertificato di aver richiesto un appuntamento, dovranno esibire il certificato vaccinale o l’appuntamento rilasciato dall’Ausl. Il 10 marzo, pertanto, non è la data di scadenza per controllare lo stato vaccinale e interrompere la frequenza, in quanto tutti i minori non ancora in regola sono in carico alle Ausl con il percorso di recupero già avviato.

35 milioni per la messa in sicurezza dei ponti sul Po: 23 in Emilia-Romagna per Colorno e ‘Verdi’ (Pr), Dosolo-Guastalla (Re) e Castelvetro (Pc)

5 milioni di euro per ristrutturare e mettere in sicurezzanumerosi ponti sul fiume Po, di cui 23,2 per quattro che si trovano in Emilia-Romagna (gli altri situati in Lombardia e Piemonte). Risorse stanziate dal Governo (ministero delle Infrastrutture) e assegnate oggi dalla Conferenza delle Regioni, con la ratifica della Conferenza unificata Stato-Regioni prevista nel pomeriggio, per interventi di grande importanza per i territori interessati.

Vengono quindi finanziate al 100%, vista la situazione di emergenza, due opere nel parmense, per le quali sono stati stanziati 12 milioni di euro (6 per ognuna): i ponti fra Colorno e Casalmaggiore e ‘Verdi’, di competenza delle Province di Parma(soggetto attuatore) e Cremona.

Assegnati poi 3,7 milioni di euro per il ponte Dosolo-Guastalla tra Reggio Emilia (Provincia soggetto attuatore) e Mantova e 7,5 milioni per quello a Castelvetro tra Piacenza (Provincia soggetto attuatore) e Cremona. In questi due casi l’assegnazione è ricompresa nel riconoscimento di un finanziamento proporzionale alla stima dei lavori per la messa in sicurezza delle infrastrutture e gli stanziamenti coprono il 75% dei costi. Sulla parte rimanente, la Regione Emilia-Romagna è pronta a fare la sua parte con fondi propri.

I lavori partiranno entro 12 mesi.

Migranti, via libera a decreto Minniti: tempi rapidi per l’asilo e nuovi strumenti per l’accoglienza

La Camera ha approvato il decreto sull’immigrazione con 240 voti a favore, 176 voti contrari e 12 astenuti. Il premier Paolo Gentiloni ha commentato su Twitter il via libera di Montecitorio sottolineando gli aspetti positivi che il nuovo decreto introduce. In particolare per quanto riguarda le tempistiche per il diritto di asilo e l’efficacia degli strumenti per l’accoglienza e l’integrazione.

Il decreto intende, come ha già sottolineato il premier, snellire le procedure per l’esame dei ricorsi sulle domande d’asilo. Questo per far fronte alla grande mole di richieste arrivate nell’ultimo anno e che hanno aumentato in maniera preoccupante il carico di lavoro dei tribunali. Il provvedimento intende anche intensificare l’espulsione degli immigrati irregolari attraverso l’allargamento della rete dei centri per il rimpatrio, gli attuali Cie che si trasformeranno in Cpr (Centri di Permanenza per il Rimpatrio). Si passerà da quattro a venti centri, uno in ogni regione, per un totale di 1.600 posti.

Ecco le principali novità introdotte dal provvedimento:

I NUOVI CENTRI DI PERMANENZA PER IL RIMPATRIO – Il decreto prevede l’apertura di nuovi centri chiamati CPR (Centri di Permanenza per il Rimpatrio), che non avranno nulla a che vedere con i vecchi CIE (Centri di identificazione ed espulsione) e saranno monitorati quotidianamente da varie realtà e istituzioni umanitarie. I nuovi centri, che ospiteranno al massimo 150 persone, passeranno dagli attuali 4 a 20 – in pratica uno per ogni regione – per un totale di 1.500-1.600 posti. Previsto l’accesso ai Centri per i rimpatri, senza autorizzazione, per gli stessi soggetti ammessi a visitare gli istituti penitenziari.

SEMPLIFICAZIONI – Per le richieste di asilo il decreto prevede l’annullamento del secondo grado di giudizio in caso di negazione del diritto (resta il solo ricorso in Cassazione), la semplificazione di una serie di procedure che riguardano le notifiche dei provvedimenti da parte delle forze di polizia ai migranti, la possibilità di iscriversi all’anagrafe solo con il permesso di soggiorno regolare. Altre modifiche riguardano i casi di irreperibilità. Le notificazioni degli atti delle Commissioni territoriali si perfezioneranno solo previo deposito, per 20 giorni, presso le questure. Sono state apportate, infine, limitate modifiche alle modalità di trascrizione della videoregistrazione del colloquio, mentre sull’istanza deciderà la Commissione territoriale.

RIMPATRI PIU’ VELOCI – Il provvedimento inaugura iter più snelli per i rimpatri; l’obiettivo è costruire un sistema di cooperazione con i paesi di provenienza attraverso accordi bilaterali, come già fatto con la Libia, il Niger, il Sudan o la Tunisia. Per quanto riguarda, ancora, il complesso tema dell’accoglienza, il governo punta su un modello più possibile incentrato su quello “diffuso e integrato” con gli enti locali, seguiendo quanto già fatto con il sistema Sprar.

PIÙ SEZIONI PER CHIEDERE ASILO E PROTEZIONE – Presso le Commissioni di merito per l’accoglimento della richiesta di asilo o protezione umanitaria, vengono istituite 26 Sezioni specializzate al posto delle 14 originariamente previste, tante quante le sedi di Corte d’Appello. Prevista ancora la possibilità per l’interessato di presentare istanza motivata per essere audito direttamente dal giudice e che la decisione sull’istanza venga presa in modo collegiale anziché monocratico (fermo restando la trattazione monocratica). Alle Sezioni, già competenti in materia di accertamento dello stato di apolidia, è stata, inoltre, attribuita la competenza in materia di accertamento dello stato di cittadinanza italiana.

 

Fonte Unità.tv (http://www.unita.tv/focus/cosa-prevede-decreto-minniti-immigrazione/)