Tirocini, più tutele per garantire formazione di qualità: approvato dalla Giunta il progetto di legge

Più tutele per il tirocinante, un controllo preventivo e sistematico della regolarità del tirocinio prima dell’avvio, una durata massima di 6 mesi per tutti i tirocini ad eccezione di quelli rivolti a persone in condizioni di svantaggio (12 mesi) e a persone con disabilità (24 mesi). Un costante monitoraggio anche qualitativo dei percorsi attivati, più controlli e sanzioni mirate per contrastare gli abusi. Sono le scelte di fondodella Regione Emilia-Romagna in materia di tirocini, che recepisce le nuove linee guida nazionali.  Ora inizia il percorso in Assemblea legislativa. L’entrata in vigore della legge è prevista a partire dal 1 ottobre 2018.

 

Cos’è il tirocinio

Il tirocinio è unamodalità formativa che non costituisce rapporto di lavoro. È finalizzata in via esclusiva a sostenere le scelte professionali e a favorire l’acquisizione di competenze mediante la conoscenza diretta del mondo del lavoro. I tirocini sono promossi da parte di un soggetto, terzo rispetto al datore di lavoro ospitante e al tirocinante, che è garante della regolarità e qualità dell’iniziativa. Fondato su una convenzione e su un progetto formativo individuale, ogni tirocinio prevede un tutor organizzativo responsabile didattico dell’attività, messo a disposizione da chi promuove il tirocinio, nonché un responsabile del tirocinio individuato dal soggetto ospitante. Il tirocinante deve essere messo nelle condizioni di acquisire almeno una unità di competenza della qualifica regionale presa a riferimento nel progetto formativo, e deve essere garantita la formazione per la salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. A conclusione del percorso deve essere formalizzata al tirocinante la certificazione degli esiti, secondo gli standard del sistema regionale delle qualifiche.

Durata e indennità

Superando la distinzione precedente tra tirocini formativi e di orientamentoe tirocini di inserimento o reinserimento al lavoro, il progetto di legge prevede una durata massima di 6 mesi per tutti i tirocini (in Emilia-Romagna la durata media di un tirocinio è di 168 giorni), ad eccezione di quelli rivolti a persone in condizioni di svantaggio per i quali viene confermata la durata di 12 mesi e di quelli rivolti a persone con disabilità che possono durare fino a 24 mesi. L’indennità minima mensile viene confermata in 450 euro mensili per tutti i tirocinanti.

Autorizzazione del tirocinio

Per tutelare il tirocinante garantendo la correttezza e la conformità del percorso alla normativa, è introdotto un sistema di autorizzazione preventiva e tempestiva dei tirocini, garantita dall’Agenzia per il Lavoro entro 10 giorni dal recepimento della documentazione)

Progetto formativo e sistema regionale delle qualifiche

Per valorizzare la valenza formativa del tirocinio-politica attiva finalizzata a creare un contatto diretto tra soggetto ospitante e tirocinante, con l’obiettivo di arricchirne conoscenze e competenze professionali per in un ingresso e un reinserimento qualificati nel mercato del lavoro – la proposta di legge conferma come riferimento del progetto formativo individuale il Sistema Regionale delle Qualifiche.

Condizioni e vincoli

Il progetto di legge ribadisce il divieto per i soggetti ospitanti di realizzare più di un tirocinio con lo stesso tirocinante, di ospitare tirocinanti che già abbiano già lavorato nei due anni precedenti presso la stessa realtà con qualunque forma contrattuale e di utilizzare i tirocinanti per attività non coerenti con gli obiettivi formativi del tirocinio. Vengono introdotti e meglio precisati ulteriori vincoli: divieto di adibire i tirocinanti a posizioni proprie dell’organizzazione del soggetto ospitante, sostituire il personale in malattia, maternità, ferie o in sciopero, sostituire lavoratori in momenti di picco delle attività, attivare tirocini per i professionisti già abilitati all’esercizio di professioni regolamentate. Per poter ospitare un tirocinante rimane l’obbligo di non aver effettuato licenziamenti nei 12 mesi precedenti l’attivazione del tirocinio, salvo quelli per giusta causa o giustificato motivo oggettivo, e di non usufruire della Cassa integrazione per attività equivalenti a quelle del tirocinio nella stessa unità operativa. Per qualificare il percorso, il progetto di legge introduce un limite al numero di tirocinanti che possono essere seguiti contemporaneamente sia dal tutor responsabile didattico dell’attività individuato dal soggetto promotore del tirocinio sia da quello individuato dal soggetto ospitante. Nel calcolo del numero di tirocini attivabili contemporaneamente in base alle dimensioni dell’azienda ospitante vengono ora ricompresi, oltre ai dipendenti a tempo indeterminato, anche quelli a tempo determinato, esclusi gli apprendisti. Il numero di tirocini attivabili viene aumentato progressivamente, a titolo di premialità, nel caso in cui le imprese, anche al di sotto dei 20 dipendenti, abbiano sottoscritto con uno o più tirocinanti un contratto di lavoro subordinato della durata di almeno sei mesi.

Monitoraggio, vigilanza e sanzioni

L’Agenzia Regionale per il Lavoro dell’Emilia-Romagna realizza un monitoraggio delle caratteristiche dei tirocinanti e degli inserimenti lavorativi successivi al tirocinio e un qualitativo sulla base dei progetti formativi, dagli obiettivi in esso contenuti e delle metodologie didattiche per raggiungere gli obiettivi di apprendimento. Il progetto di legge prevede che la Giunta, in stretta integrazione con l’Ispettorato Nazionale del Lavoro, individui e programmi attività di controllo, riceva tempestiva informazione in merito agli accertamenti ispettivi realizzati, ai caratteri degli eventuali elementi distorsivi individuati e al rispetto degli obblighi in materia di formazione per la salute e sicurezza sui luoghi di lavoro. Informazioni decisive anche per introdurre successivamente eventuali e ulteriori interventi di carattere regolativo. Con la proposta di legge l’impianto sanzionatorio della normativa attuale viene precisato e strutturato. Rispetto alla legge precedente viene eliminata la sanzione pecuniaria per violazione dell’obbligo di invio di progetto formativo e convenzione prima dell’avvio del tirocinio (con l’autorizzazione preventiva è una violazione che non è più possibile commettere) e vengono introdotte nuove sanzioni nei confronti di promotori e soggetti ospitanti che prevedono, in caso di violazioni, il divieto di attivare ulteriori tirocini per un periodo che va dai 12 mesi fino all’interdizione permanente.

Vaccini, in Emilia-Romagna copertura oltre il 97% per i bambini nati nel 2016

Una copertura complessiva che tocca il 97,1%. È quella raggiunta in Emilia-Romagna, al 31 dicembre 2017tra i bambini nati nel 2016, per la vaccinazione contro difteritetetanopoliomielite ed epatite B, a poco più di un anno dall’approvazione (novembre 2016) della legge regionale che ne ha introdotto l’obbligatorietà per l’iscrizione al nido. Era al 94,4% nel 2015. Arriva al 97%anche la copertura per l’emofilo di tipo B, di poco superiore quella perla pertosse (97,3%), entrambe rese obbligatorie dalla legge nazionale; raggiunge quota 96,3% pure il vaccino contro lo pneumococco (non obbligatorio, ma solo raccomandato).

Sono questi i dati che riguardano le coperture al 12^ mese, i primi bambini ad essere interessati sia dalla normativa regionale, sia da quella nazionale. Anche prendendo in considerazione il ciclo completo (3 dosi al 24^ mese), per i bambini nati nel 2015, le coperture sfiorano comunque il 95%, la soglia di sicurezza indicata dall’Organizzazione mondiale della sanità. Bene anche la vaccinazione (che può essere effettuata solo nel secondo anno di vita) contro morbillo-parotite-rosolia, introdotta dalla legge nazionale e arrivata a quota 91,1% (era ferma all’87,2% in dicembre 2016), che assieme al meningococco di tipo C (passato dall’87,7% del 2016 al 91,6% del 2017) mette a segno la crescita più alta: +3,9 punti percentuali. L’aumento complessivo a livello regionale va, quindi, da un minimo di +1,5 a +3,9 punti percentuali a seconda del tipo di vaccino. In generale, le coperture vaccinali sono tornate ben sopra i valori degli scorsi anni, quando per la prima volta si scese – era il 2014 – sotto il 95%, facendo registrare minimi poco superiori all’87% in alcune zone dell’Emilia-Romagna.

Numeri illustrati oggi nella sede della Regione, a Bologna, dal presidente della Giunta e dall’assessore alle Politiche per la salute che hanno espresso soddisfazione per i risultati ottenuti, evidenziando come l’aver giocato d’anticipo – con una legge che ha fatto da apripista a quella nazionale – abbia avvantaggiato l’Emilia-Romagna. A tutela della salute pubblica e soprattutto dei bambini più piccoli, fragili e indifesi. Ma sottolineando, al tempo stesso, la necessità di confermare e consolidare nel tempo questi dati, redendoli strutturali.

Coperture nati 2016, per provincia

Sulla base dei dati inviati dalle singole Ausl, il Servizio Prevenzione collettiva e Sanità pubblica dell’assessorato regionale alle Politiche per la salute ha elaborato i dati di copertura (al 31 dicembre 2017) per i bambini nati nel 2016, confrontandoli con gli anni precedenti. La copertura della vaccinazione contro difteritetetanopoliomielite ed epatite B nel 2015 era ferma al 94,4%; si è alzata al 95,8% nel 2016 ed ha raggiunto il 97,1% nel 2017, con punte particolarmente alte a Ferrara (98,8%), Parma (98,6%) e Imola (98,4%). Dati in crescita in tutte le province, anche in Romagna, che pur confermandosi l’area con la copertura più bassa, nel 2017 oltrepassa la soglia di sicurezza, toccando il 95,8% (era al 91,2% nel 2015 e al 93,8% nel 2016), ma con differenze marcate tra Ravenna (dove le coperture sono tra le più alte in regione: 98%) e Rimini, con le percentuali più basse (93,2%). La copertura contro lo pneumococco è, a livello regionale, al 96,3%; quella contro l’emofilo b al 97,0%, quella contro la pertosse al 97,3%. (vedi tabella allegata)

La scadenza del 10 marzo

La conferenza stampa anche per fare il punto su scadenze e procedure. In Emilia-Romagna tutti i minori da 1 a 16 anni che risultavano non in regola con il calendario vaccinale (anche solo per un richiamo di uno dei 10 vaccini obbligatori), hanno ricevuto dalle Aziende sanitarie una lettera con l’appuntamento fissato. Quindi tutti hanno avviato un percorso di recupero, secondo l’iter previsto dalla legge, e i recuperi sono in forte crescita, in particolare nella fascia d’età 1-6 anni. Pertanto, solo a fine anno scolastico si avrà il quadro completo dei minori non ancora in regola. Per quanto riguarda la scadenza del 10 marzo, la legge nazionale, e le successive circolari, stabiliscono chiaramente che vale solo per coloro che hanno presentato un’autocertificazione nei termini previsti l’anno passato, cioè 11 settembre 2017 per nidi e materne e 31 ottobre 2017 per la scuola dell’obbligo. I genitori che abbiano autocertificato lo stato vaccinale dei figli oppure autocertificato di aver richiesto un appuntamento, dovranno esibire il certificato vaccinale o l’appuntamento rilasciato dall’Ausl. Il 10 marzo, pertanto, non è la data di scadenza per controllare lo stato vaccinale e interrompere la frequenza, in quanto tutti i minori non ancora in regola sono in carico alle Ausl con il percorso di recupero già avviato.

Accordo Regione-Università per garantire il diritto allo studio al 100% degli idonei

Raggiunto l’accordo tra Regione, Azienda regionale per il diritto allo studio Ergo e i quattro atenei dell’Emilia-Romagna per garantire anche quest’anno benefici a supporto del diritto allo studio al 100 per cento degli studenti idonei. A fronte dello straordinario incremento di iscritti alle università della regione, l’accordo prevede che Ergo metta a disposizione servizi gratuiti e che gli Atenei contribuiscano con risorse proprie al finanziamento delle borse, ad integrazione delle risorse nazionali e dell’investimento regionale che quest’anno ha già previsto 1 milione di euro aggiuntivo per un importo complessivo di 22 milioni di euro.  Il contributo degli Atenei sarà quantificato non appena, probabilmente all’inizio della prossima settimana, sarà stabilita la quota regionale di riparto del Fondo integrativo nazionale. Rispetto a quest’ultima l’Emilia-Romagna, nel confronto con il Ministero e le altre Regioni, ha ottenuto che, nei criteri di riparto dei fondi destinati alle Regioni, vengano premiate maggiormente quelle che più investono risorse proprie per garantire la borsa al maggior numero di studenti idonei.

Nidi, rette più basse e migliore qualità dei servizi, dallo Stato 20 milioni all’Emilia-Romagna

All’Emilia-Romagna saranno destinati 20 milioni di euro per sostenere il sistema nazionale integrato di educazione e istruzione per i bambini da zero a sei anni. È quanto è stato deciso a Roma in Conferenza unificata, a seguito delle richieste di modifica avanzate da Regioni ed Enti locali. Si tratta del riparto del fondo complessivo di 209 milioni di euro che il ministero dell’Istruzione ha messo a disposizione del sistema Regioni e Enti locali.

Le risorse provengono dallo specifico fondo istituito in attuazione di uno dei decreti attuativi – il 65/2017- della legge 107/2015. Le risorse assegnate all’Emilia-Romagna andranno direttamente nelle casse dei Comuni e loro Unioni e si sommeranno ai contributi che la Regione ogni anno stanzia per la qualificazione dei servizi educativi.

Dove andranno le risorse

I fondi saranno in buona parte destinati alla gestione dei servizi educativi per l’infanzia, soprattuto quelli per bambini da 0 a 3 anni, per rendere possibile un effettivo contenimento delle rette a carico delle famiglie. Nel 2018, anche a fronte di questa nuova linea di finanziamento, la Regione aggiornerà gli indirizzi in materia di servizi educativi, ragionando con gli Enti locali e con i diversi protagonisti del sistema integrato.

Il Sistema integrato di educazione e di istruzione 0-6 anni

Con il decreto attuativo 65/2017 della legge 107/2015, viene istituito a livello nazionale il Sistema integrato di educazione e di istruzione rivolto ai bambini da zero a sei anni di età. Obiettivo del provvedimento, come si legge nel decreto, è “garantire ai bambini e alle bambine pari opportunità di educazione, istruzione, cura, relazione e gioco, superando disuguaglianze e barriere territoriali, economiche, etniche e culturali”.

Lo Stato contribuisce alla realizzazione del sistema con un Fondo specifico. Le risorse assegnate all’Emilia-Romagna dal ministero dell’Istruzione mediante un Piano di azione pluriennale, finanziato già a partire dal Bilancio 2017, saranno erogate direttamente ai Comuni e loro Unioni ma sarà la Regione a stabilirne la loro programmazione. La somma di 20 milioni di euro – calcolata sulla base del numero delle strutture e dei bambini iscritti in Emilia-Romagna –  andrà ad affiancarsi a quanto la Regione già assegna annualmente per sostenere e qualificare i servizi educativi presenti sul territorio.

Il sistema educativo in Emilia-Romagna

Il sistema dei servizi educativi per la prima infanzia in Emilia-Romagna è rappresentato da nidi d’infanzia, che possono accogliere bambini in età 3 – 36 mesi, sia a tempo pieno che a tempo parziale, organizzati con modalità diversificate in riferimento ai tempi di apertura (tempo pieno e part-time) e alla loro ricettività; dai servizi domiciliari organizzati in piccoli gruppi educativi; infine, da quelli integrativi, come lo Spazio bambini ei Centri per bambini e famiglie.

Secondo i dati regionali riferiti all’anno educativo 2015-2016, in Emilia-Romagna i bambini da 0 a 3 anni iscritti nei 1.199 servizi educativi erano oltre 32.559, il 29,4% (110.771) dei bambini di questa fascia d’età residenti in regione. Nell’area metropolitana di Bologna i servizi sono 289 e gli iscritti 8.852. Nelle altre Province: Modena (184 servizi, 5.207 iscritti), Reggio Emilia (148 servizi, 4.298 iscritti), Parma (123 servizi, 3.368 iscritti), Piacenza (66 servizi, 1.360 iscritti), Ferrara (91 servizi, 2.320 iscritti), Ravenna (130 servizi, 2.906 iscritti), Forlì- Cesena (112 servizi, 2.463 iscritti), Rimini (56 servizi, 1.785 iscritti).

Nidi, riforma a misura di bambini e 7,3 milioni per la qualificazione dei servizi

Le caratteristiche dell’ambiente fisico, gli arredi, l’organizzazione delle strutture, la soddisfazione delle famiglie. Ma anche grande attenzione per evitare maltrattamenti e abusi sui più piccoli. È la riforma del sistema dei nidi, micronidi e servizi integrativi dell’Emilia-Romagna, disegnata dalla nuova “Direttiva in materia di requisiti strutturali e organizzativi dei servizi educativi per la prima infanzia”, destinati ai bambini più piccoli, quelli da 0 a 3 anni, che, ottenuto oggi il parere favorevole della Commissione assembleare, sarà approvata in Giunta entro fine mese. Nel frattempo, sempre dalla Giunta regionale è arrivato il via libera all’assegnazione dei fondi per il 2017, oltre 7,3 milioni di euro disponibili per tutto il territorio regionale.

La novità più significativa introdotta dalla Direttiva riguarda il personale che opera a stretto contatto con i bambini, in particolare le educatrici: l’obiettivo è quello di prevenire casi di maltrattamenti e abusi dovuti a condizioni di stress o inadeguatezza al proprio lavoro. La direttiva, infatti, stabilisce che i gestori, pubblici o privati, delle strutture educative definiscano un Piano specifico finalizzato alla prevenzione, valutazione e gestione del rischio stress da lavoro, nel quale devono essere indicate esplicitamente le misure e gli strumenti messi in campo per garantire ai bambini e alle loro famiglie la massima tutela. Tra questi, rientrano la formazione, il lavoro di gruppo, il raccordo costante con il Coordinamento pedagogico territoriale e, laddove emergano segnali di disagio psicologico, un supporto specialistico al personale da concordare con le Aziende sanitarie.

Sul piano organizzativo, il documento introduce alcune disposizioni per adeguare la funzionalità degli spazi e delle attrezzature al numero di bambini iscritti e alla loro età. Un’importante novità riguarda l’obbligo della preparazione interna alla struttura, in cucine attrezzate, dei pasti per i bambini dai tre ai nove mesi di età. Il provvedimento conferma poi numerose disposizioni contenute nella precedente Direttiva regionale, del 2012.

Le risorse disponibili

In attesa che il testo del provvedimento completi il percorso di approvazione, la Giunta regionale ha licenziato la proposta di riparto dei fondi per il 2017destinati al sistema educativo emiliano-romagnolo per la fascia di età 0-3 anni. Lo stanziamento complessivo supera i 7 milioni e 300mila euro, in larga parte finalizzati alla gestione dei servizi per la prima infanzia (6.394.564 euro); le rimanenti risorse – 909.720 euro –  sono invece destinate a sostenere la qualificazione del sistema dei servizi, attraverso la funzione del coordinamento pedagogico (550.000 euro) e la promozione di iniziative di formazione del personale (359.720euro).

I contributi saranno assegnati dalla Regione direttamente ai Comuni e loro forme associative e ripartiti in base al numero dei bambini iscritti ai servizi educativi. A livello territoriale, le risorse saranno così suddivise: Bologna 2 milioni 72 mila euro; Modena 1 milione 131 mila; Reggio Emilia 1 milione; Parma 768 mila; Piacenza 304 mila; Ferrara 479 mila; Ravenna 648 mila; Forlì-Cesena 529 mila; Rimini 369 mila.

La Direttiva, in sintesi

Il testo definisce una serie di norme comuni e norme specifiche per le diverse tipologie di servizi. Per tutti, la direttiva ribadisce l’obbligatorietà del rispetto dei requisiti di sicurezza, igiene, funzionalità dell’ambiente e tutela del benessere dei piccoli.

Sul piano organizzativo, per quanto riguarda i nidi viene confermato il rapporto numerico tra personale e bambini (1 a 5 per la fascia 3-12 mesi; massimo 1 a 7 tra i 12 e i 36 mesi nel tempo pieno e 1 a 8 nel tempo parziale; 1 a 10 tra i 24 e i 36 mesi), aprendo molti spazi di flessibilità nell’applicazione organizzativa. A tale proposito la direttiva conferma quanto era già presente nella precedente e cioè la possibilità per i servizi di modulare il proprio orario sulla settimana e sull’anno in maniera non rigida. È evidente che un’ampia e diversificata apertura (alcuni nidi già da tempo sperimentano ad esempio la Cena) non significa che i bambini rimangano per moltissime ore al nido ma anzi che saranno presenti secondo un numero di ore a loro adeguato.

La nuova direttiva prevede poi che, oltre alle tradizionali sezioni omogenee per età, si possano organizzare sezioni miste per favorire la relazione tra bambini di età diverse. Sono confermate le disposizioni della precedente direttiva per quanto riguarda le altre tipologie di servizi per la prima infanzia: i servizi domiciliari, cosiddetti “piccoli gruppi educativi” – integrati nel sistema regionale tramite l’autorizzazione al funzionamento e la messa in rete con i coordinatori pedagogici – possono essere avviati in famiglia, in casa dell’educatore, nei luoghi di lavoro e possono accogliere fino a un massimo di 7 bambini, oppure 8, nel caso in cui non vi sia la presenza di bambini di età inferiore a 1 anno.

Tra i servizi integrativi che affiancano i nidi e offrono la possibilità di frequenza diversificata anche con la presenza dei famigliari, ci sono gli spazi per bambini; per questa tipologia il rapporto tra educatori e bambini deve essere di 1 a 8 nella fascia 12-36 mesi, 1 a 9 tra 18 e 36 mesi, 1 a 12 tra 24 e 36. Per quanto riguarda le educatrici, oltre all’idoneità psicofisica, la normativa conferma il requisito della laurea come titolo di studio.

Il sistema educativo 0-3 anni in Emilia-Romagna

Il sistema dei servizi educativi per la prima infanzia in Emilia-Romagna è rappresentato da nidi d’infanzia che possono accogliere bambini in età 3 – 36 mesi, sia a tempo pieno che a tempo parziale, organizzati con modalità diversificate in riferimento sia ai tempi di apertura (tempo pieno e part-time), sia alla loro ricettività; dai servizi domiciliari organizzati in piccoli gruppi educativi; da quelli integrativi, come lo Spazio bambini e i Centri per bambini e famiglie. 

Secondo i dati regionali riferiti all’anno educativo 2015-2016, in Emilia-Romagna i bambini da 0 a 3 anni iscritti nei 1.199 servizi educativi erano oltre 32.500 (a fronte di 40.160 posti disponibili). Nell’area metropolitana di Bologna i servizi sono 289 e gli iscritti 8.852. Nelle altre Provincie: Modena (184 servizi, 5.207 iscritti), Reggio Emilia (148 servizi, 4.298 iscritti), Parma (123 servizi, 3.368 iscritti), Piacenza (66 servizi, 1.360 iscritti), Ferrara (91 servizi, 2.320 iscritti), Ravenna (130 servizi, 2.906 iscritti), Forlì- Cesena (112 servizi, 2.463 iscritti), Rimini (56 servizi, 1.785 iscritti).

Viaggi della Memoria anno 2018 – V edizione

Anche nel 2018 l’Assemblea legislativa contribuirà al finanziamento dei “Viaggi della Memoria”. I destinatari di tali iniziative – che prevedono la visita dei Luoghi della Memoria del Novecento sul territorio regionale, nazionale e internazionale – sono studenti, insegnanti, operatori culturali delle scuole primarie e secondarie di qualsiasi ordine e grado della Regione Emilia-Romagna.

I soggetti autorizzati a presentare i progetti (scuole, associazioni, enti locali, altri soggetti pubblici e privati della regione Emilia-Romagna) devono contattare l’Istituto storico del proprio territorio provinciale per avere informazioni, supporto alla progettazione e alla compilazione, e presentare infine all’Istituto stesso il proprio progetto entro il 20 ottobre 2017.

Gli Istituti storici procederanno ad una valutazione tecnico-scientifica e provvederanno all’invio di tutti i progetti all’Assemblea legislativa entro il 6 novembre 2017. Nei primi mesi del prossimo anno l’Assemblea legislativa assegnerà le risorse ai progetti selezionati, contribuendo così alla realizzazione delle attività previste.

I criteri e le modalità di partecipazione sono precisate nella determinazione 495/2017 pubblicata anche nella sezione Amministrazione trasparente. Qui si allegano: 1. l’avviso, 2. il modulo di domanda di finanziamento, 3. i recapiti degli Istituti storici provinciali, 4. la determinazione 495/2017.

Documentazione allegata

 

Edilizia scolastica: 2,5 milioni di euro per 7 nuovi interventi a Reggio Emilia

Quasi 16 milioni di euro per 62 nuovi interventi straordinari di edilizia scolastica in Emilia-Romagna. La Corte dei Conti ha approvato il decreto interministeriale che autorizza le Regioni alla stipula del nuovo Mutuo Bei (Banca Europea degli Investimenti) e che assegna all’Emilia-Romagna 15.895.106 euro per la realizzazione di interventi straordinari di ristrutturazione, miglioramento, messa in sicurezza, adeguamento sismico ed efficientamento energetico di edifici scolastici, oltre che per la realizzazione di nuovi edifici scolastici e palestre. Alle risorse messe a disposizione dai Mutui Bei si aggiungono quasi 8 milioni di euro di cofinanziamento degli enti proprietari delle scuole, cioè Comuni e Province, per un totale complessivo di circa 24 milioni di euro.

Con questo importo, già ripartito dalla Regione tra le Province e la Città metropolitana di Bologna, si potranno finanziare 62 interventi di cui 7 a Reggio Emilia grazie ad un finanziamento di circa 2 milioni di euro ai quali si aggiungono circa 562 mila euro di cofinanziamento per un investimento complessivo di 2 milioni e mezzo per la nostra Provincia.

Già a inizio legislatura la Regione ha adottato un piano regionale di edilizia scolastica con 225 interventi programmati al 2018, per una spesa complessiva di 140 milioni di euro. Adesso si aggiungono queste nuove risorse, per nuovi cantieri che ci porteranno, insieme alle amministrazioni e comunità locali, ad avere altre scuole più belle, sicure ed efficienti, in grado di accogliere i ragazzi e metterli nelle condizioni migliori per crescere a studiare. Un investimento sul presente e sul futuro della nostra regione.

Qua la tabella con gli interventi in provincia di Reggio:

Le cose da sapere sul “Bonus Asilo Nido”

Buone notizie per genitori con bambini piccoli. Nella Legge di Bilancio 2017, il Governo Renzi aveva, infatti, provveduto ad inserire un nuovo contributo economico a sostegno del reddito delle famiglie con figli piccoli. Ora quel provvedimento prende il via e fino al 31 dicembre sarà possibile presentare la domanda per accedere al bonus asili nido ricevendo 1000 euro per fronteggiare le spese di un figlio ad un nido pubblico o privato e va ad aggiungersi ad altre agevolazioni per le famiglie come ad esempio il Bonus mamme.

– A CHI SPETTA IL BONUS –
Il bonus può essere richiesto dai genitori di bambini che frequentano asili nido pubblici o privati e per riceverlo occorre provare il pagamento della retta: si ricevono fino a 1000 euro (il contributo non può eccedere il costo della rata) in undici rate da 91 euro. Possono richiedere il bonus anche genitori di bambini con meno di tre anni che ricevono assistenza domiciliare per gravi malattie: in questo caso serve un certificato medico e si ricevono i 1000 euro in un solo pagamento. I bambini per cui si fa richiesta devono essere residenti in Italia e possedere la cittadinanza italiana o europea comunitaria, il permesso di soggiorno o essere soggetti a protezione internazionale data dallo status di rifugiato.

– CHI DEVE FARE DOMANDA –
Dovrà presentare domanda il genitore che affronta la spesa. Nel caso di contributo al supporto domiciliare, anche il convivente dovrà comparire nella richiesta.

– COME PRESENTARE LA DOMANDA –
Per accedere al bonus bisogna presentare domanda sul portale online Inps (Qui il link diretto), oppure contattando il Contact Center Integrato al numero verde 803.164 (gratuito da rete fissa) o numero 06164.164 (numero da rete mobile con tariffazione a carico dell’utenza chiamante). O ancora è possibile rivolgersi agli enti di patronato. E’ necessario fare una richiesta diversa per ogni figlio interessato. In tutto sono stanziati 144 milioni di euro per il Bonus Asilo Nido, che verranno erogati secondo l’ordine di presentazione delle domande: significa che l’INPS accetterà richieste fino all’esaurimento del budget.

– COME FUNZIONA IL BONUS –
L’erogazione del bonus avverrà con cadenza mensile per un importo massimo di 90,91 euro direttamente al beneficiario che ha sostenuto il pagamento, per ogni retta mensile pagata e documentata: in 11 mensilità per quanto concerne la frequenza dell’asilo nido e in unica soluzione per il supporto domiciliare. Il primo pagamento comprenderà le mensilità maturate sino a quel momento. Dal mese successivo avrà cadenza mensile. Il rimborso avverrà solo dopo che il genitore avrà allegato le ricevute di pagamento delle rette.

Come funzioneranno i vaccini obbligatori

Il 28 luglio la Camera ha approvato il cosiddetto “Decreto Vaccini”, un decreto legge che di fatto rende possibile l’iscrizione agli asili nido e alle scuole materne ai soli bambini vaccinati e impone sanzioni economiche per i genitori che decideranno di iscrivere i loro figli non vaccinati alla scuola dell’obbligo, quindi dalla primaria in poi.

 

10 vaccini obbligatori

Da settembre, diventeranno obbligatorie e gratuite per tutti i bambini e ragazzi da zero a 16 anni 10 vaccinazioni: anti poliomielite, anti difterite, anti tetanica, anti epatite B, anti pertosse, e anti emofilo B (esavalente) che si fanno al terzo mese di vita. Seguono poi anti morbillo, parotite, rosolia e varicella. Consigliati dalle Asl, ma non obbligatori, quelli contro il meningococco C e B.

 

Le iniezioni necessarie
Per effettuare le 10 vaccinazioni obbligatorie NON saranno necessarie 10 diverse punture: 6 vaccini possono essere somministrati insieme (vaccinazione esavalente: polio, difterite, tetano, epatite B, pertosse, anti emofilo B). Altri 4 sono contenuti nella quadrivalente (morbillo, rosolia, parotite e varicella). Le punture per le prime dosi sono cioè 4 (divise in base al calendario). Sarà possibile prenotare direttamente in farmacia i vaccini: sia le prenotazioni che tutte le vaccinazioni obbligatorie saranno gratuite.

 

Non tutti i bambini da 0 a 6 anni dovranno farle tutte
Le dieci vaccinazioni devono essere tutte obbligatoriamente somministrate ai nati dal 2017. Ai nati dal 2001 al 2016 invece devono essere somministrate le vaccinazioni contenute nel Calendario Vaccinale Nazionale relativo a ciascun anno di nascita. Ossia i nati dal 2001 al 2004 devono effettuare (ove non abbiano già provveduto) le quattro vaccinazioni già imposte per legge (anti-epatite B; anti-tetano; anti-poliomielite; anti-difterite) e l’anti-morbillo, l’anti-parotite, l’anti-rosolia, l’anti-pertosse e anti emofilo B , raccomandate dal Piano Nazionale Vaccini 1999-2000. I nati dal 2005 al 2011 devono effettuare, oltre alle quattro vaccinazioni già imposte per legge, anche l’anti-morbillo, l’anti-parotite, l’anti-rosolia, l’antipertosse e anti emofilo B, previsti dal Calendario vaccinale incluso nel Piano Nazionale Vaccini 2005- 2007. I nati dal 2012 al 2016, infine, devono effettuare, oltre alle quattro vaccinazioni già imposte per legge, anche l’anti-morbillo, l’anti-parotite, l’anti-rosolia, l’anti-pertosse e anti emofilo B previste dal Calendario vaccinale incluso nel Piano Nazionale Prevenzione Vaccinale 2012-2014.

 

Chi può non vaccinarsi
Sono esonerati dall’obbligo i soggetti immunizzati per effetto della malattia naturale. Ad esempio i bambini che hanno già contratto la varicella non dovranno vaccinarsi contro tale malattia. I soggetti che si trovano in specifiche condizioni cliniche documentate, attestate dal medico di medicina generale o dal pediatra di libera scelta. Mentre il vaccino è posticipato quando i soggetti si trovano in specifiche condizioni cliniche documentate, attestate dal medico di medicina generale o dal pediatra di libera scelta.

 

I documenti da presentare a scuola
Al momento dell’iscrizione i dirigenti scolastici devono chiedere ai genitori la documentazione che provi le avvenute vaccinazioni.

  • Se il certificato vaccinale è in regola con le vaccinazioni non ci sono problemi.
  • Se al bambino mancano dei vaccini ma i genitori dimostrano che hanno una prenotazione alla Asl per farli non ci sono problemi, stessa cosa se il bambino ha già avuto una malattia vaccinabile e quindi è immunizzato, ma in questo caso deve essere presentato un certificato medico che lo dimostri.
  • Se il bambino ha problemi di salute che rendono pericoloso fare il vaccino si deve presentare la documentazione dell’esonero rilasciato da medico generale o pediatra. In questo caso ci sarà comunque l’iscrizione a scuola.
  • Se il certificato vaccinale è incompleto, i dirigenti scolastici, devono fare una segnalazione alla Asl entro 10 giorni. L’ufficio di igiene convoca i genitori, cerca di convincerli se sono contrari a questa forma di prevenzione e gli dà un termine per mettersi in regola. I genitori che non vogliono mettersi in regola rischiano una sanzione amministrativa da 100 a 500 euro (a meno che non facciano al figlio le vaccinazioni mancanti entro il termine indicato dalla Asl). Trascorso quel termine, la stessa Asl “provvede a segnalare l’inadempimento dell’obbligo vaccinale alla procura della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni per gli eventuali adempimenti di competenza”. Non si parla più, come nelle prime bozze del provvedimento, di togliere la potestà genitoriale, la misura verrà rimessa alla valutazione dei giudici.
  • Il genitore può anche autocertificare l’avvenuta vaccinazione (per esempio in caso di indisponibilità del libretto vaccinale). Anche in questo caso il bambino sarà ammesso a scuola, ma dovrà presentare copia del libretto vaccinale entro il 10 luglio di ogni anno.

 

E se il bambino non è vaccinato?
Da 0 a 6 anni niente nido e asilo per i bimbi non in regola. Chi invece va alla scuola dell’obbligo (elementari, medie e primi due anni delle superiori) viene comunque iscritto ma si applica la procedura sopra descritta per i casi in cui il certificato vaccinale sia incompleto.

 

La formazione delle classi
I bambini non vaccinabili per ragioni di salute sono inseriti in classi nelle quali sono presenti soltanto minori vaccinati o immunizzati naturalmente. I dirigenti scolastici comunicano all’ASL competente, entro il 31 ottobre di ogni anno, le classi nelle quali sono presenti più di due alunni non vaccinati.

 

L’anno scolastico 2017/2018
Visto che ci sono pochi mesi per adempiere alle nuove regole, per il prossimo anno sono previste alcune disposizioni transitorie. Intanto la documentazione riguardante le avvenute vaccinazioni va presentata entro il 10 settembre (e non, appunto, nel momento dell’iscrizione che è già passato). Inoltre la documentazione può essere sostituita dall’autocertificazione e “in tale caso, la documentazione comprovante l’effettuazione delle vaccinazioni obbligatorie deve essere presentata entro il 10 marzo 2018″. C’è quindi buona parte dell’anno scolastico per mettersi in regola.

 

Infine la nuova legge prevede poi l’istituzione dell’anagrafe vaccinale che monitora le attività del Servizio sanitario nazionale e nella quale saranno registrate tutte le persone vaccinate, da sottoporre a vaccinazione e le dosi somministrate. Nella nuova legge si prevede infine l’autocertificazione per gli operatori scolastici, gli operatori socio sanitari e gli operatori sanitari sulla copertura vaccinale.

Università, la Regione cofinanzia il completamento di Villa Marchi: 75 nuovi alloggi per studenti meritevoli

Nuovi alloggi e residenze per gli studenti universitari in arrivo in Emilia-Romagna. La Giunta regionale ha deciso di sostenere con un finanziamento complessivo di oltre 12 milioni di euro i Comuni e le Università che parteciperanno al bando del Ministero, che prevede un cofinanziamento statale per interventi di edilizia universitaria destinati soprattutto agli studenti a basso reddito e in possesso dei requisiti di merito. Grazie al finanziamento messo a disposizione dalla Regione, gli interventi previsti in Emilia Romagna saranno considerati prioritari da parte del Ministero.  Gli interventi proposti renderanno disponibili 697 posti alloggio sul territorio regionale, di cui 419 a Bologna, 87 a Parma, 75 a Reggio Emilia, 51 a Imola e 65 a Rimini. L’intervento si realizza nell’ambito delle politiche per il diritto allo studio universitario, con l’obiettivo di rafforzare l’attrattività del sistema universitario regionale, ampliandone l’offerta abitativa e i servizi rivolti agli studenti, prioritariamente a quelli fuori sede.

 

In Emilia-Romagna, a conferma dell’attrattività dell’offerta formativa e dei servizi resi disponibili, su quasi 150 mila studenti iscritti complessivamente ai quattro atenei della regione, circa 100 mila sono gli studenti fuori sede, cioè che frequentano un corso in una Provincia diversa da quella di residenza, e di questi quasi 63 mila provengono da fuori regione. Attualmente il fabbisogno di posti letto è superiore alla disponibilità  che può mettere in campo l’azienda regionale per il diritto agli studi superiori Ergo, che mette a disposizione 1.831 posti alloggio per le sedi dell’Università di Bologna, 618 per l’ateneo di Parma e 755 per l’Università di Modena e Reggio Emilia, di cui 131 a Reggio e 298 a Ferrara.

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