“Da Parlamento e Governo ci aspettiamo l’impegno per riaffermare la centralità di un sistema sanitario pubblico e universalistico”

“La sanità emiliano-romagnola è al sicuro e anche quest’anno chiuderemo i conti in pareggio. Come sempre fatto” la consigliera regionale e Presidente della Commissione regionale Sanità Ottavia Soncini rassicura e anticipa il deposito di una risoluzione sottoscritta da tutta la maggioranza di viale Aldo Moro.

“La nostra è una rete sanitaria e socioassistenziale di qualità non scontata. Lo dimostrano anche i dati 2020-21 sulla mobilità sanitaria attiva: in piena pandemia, abbiamo erogato prestazioni a pazienti provenienti da altre regioni per oltre un miliardo di euro a fronte di una mobilità passiva che ha di poco superato i 400 milioni” ricorda la presidente della IV commissione.

“È indispensabile lo sforzo di tutti per preservare questo straordinario patrimonio. Ci rivolgiamo – sottolinea – a Governo e Parlamento nazionale in primis. I costi di una pandemia mondiale non possono ricadere sul bilancio di una Regione. Come consiglieri regionali Pd e di maggioranza, chiediamo quindi a tutti i parlamentari emiliano-romagnoli di scendere in campo a difesa della sanità pubblica.

“Dopo la pandemia sanitaria, il cui costo in termini sociali ed economici ha pesantemente gravato sulla nostra Regione, una delle più colpite con un’incidenza di casi superiore del 10% rispetto a quella nazionale, ora è la crisi energetica a colpire duramente. – riprende Soncini – Il caro bollette, sulle strutture ospedaliere e sociosanitarie pesa come un macigno. Senza contare che siamo ancora in attesa dei rimborsi Covid da parte del Governo nazionale”.

“La Regione Emilia-Romagna ha reperito un miliardo e mezzo di risorse proprie per coprire le spese eccezionali legate alla gestione Covid e alla campagna vaccinale. Appena scoppiati i contagi a livello globale, la nostra Regione, non dobbiamo scordarlo, ha fatto da subito la sua parte: reperendo mascherine e dispositivi di protezione, respiratori, spazi attrezzati, vaccini. Quella che si sta facendo qui in Emilia-Romagna non è una battaglia di parte” insiste Soncini.

“Quello della Regione, che condividiamo e supportiamo, è un forte impegno per riaffermare la centralità di un sistema sanitario pubblico e universalistico, all’altezza dei bisogni di salute delle cittadine e dei cittadini. – evidenza l’esponente Pd, che chiosa – La Regione da sola non può accollarsi la difesa di questo sistema, tutti i consiglieri e i parlamentari emiliano-romagnoli di ogni schieramento politico si sentano investiti di questa responsabilità verso la popolazione e si facciano parte attiva in tutte le sedi istituzionali perché il Governo nazionale assuma gli impegni e gli atti conseguenti”.

Carenza di personale sanitario, interrogazione di Soncini e Maletti

“La questione è nazionale, e non è solo confinata ad alcuni territori: vi è preoccupazione da parte della generalità delle regioni per le criticità che riguardano il fabbisogno di personale dipendente e convenzionato per la gestione dei propri sistemi sanitari. – esordisce così la consigliera regionale PD e presidente della IV Commissione Sanità Ottavia Soncini che riporta – È un problema che viene da lontano, dovuto ad una programmazione che si è dimostrata non adeguata: tale situazione va affrontata in modo organico e complesso. Nel prossimo biennio circa 9 mila medici di base andranno in pensione anticipata a fronte di soli 3.000 giovani in formazione. La nostra Regione è corsa ai ripari, tanto che da inizio pandemia a oggi, ha già in organico oltre 6.100 dipendenti in più”. Fra questi, oltre 530 medici, quasi 3.200 infermieri, quasi 1.500 operatori sociosanitari, 590 amministrativi professionali, 150 sanitari non medici; vanno aggiunti altri 1.200 rapporti di collaborazione attivati attraverso appositi istituti previsti dalla normativa Covid, di cui circa 600 specializzandi e ulteriori medici, infermieri, sanitari.

“Abbiamo esigenze connesse alla gestione della pandemia ancora in corso,  al recupero delle prestazioni sanitarie non erogate a causa della pandemia e all’attuazione degli obiettivi del PNRR. – spiegano Soncini e Maletti – Per far fronte a questo lavoro, la Regione Emilia-Romagna, oltre a pubblicare periodicamente i bandi per le carenze, non ha mai perso l’occasione per esprimere in tutti i contesti nazionali competenti la necessità di aumentare il contingente dei medici da ammettere ai corsi regionali di formazione specialistica e di medicina generale”.

“Serve rendere sempre più attrattivo il lavoro nel sistema sanitario pubblico – affermano inoltre Soncini e Maletti – cercando di snellire la burocrazia e aumentando le potenzialità dell’informatica e della digitalizzazione applicate alla sanità per consentire ai professionisti di concentrarsi in pieno sulla presa in carico della persona oltre che sulla prestazione sanitaria”.

“Ora che il PNRR traccia il futuro della medicina puntando a territorialità e prossimità, il Governo ha presentato alle Regioni la bozza di un Decreto Ministeriale, il DM71, che contiene la riforma di settore e definisce come dovranno essere organizzate le cure sul territorio e con quanto personale. Con una interrogazione, quindi, chiediamo all’Assessorato quanti siano i medici ospedalieri e di famiglia di cui avremo bisogno in Emilia-Romagna alla luce delle novità, quanti ne mancano e come intenda muoversi la nostra Regione, per quanto di sua competenza,  per fare fronte a tale fabbisogno e per investire sulla medicina territoriale, confrontandosi con il Governo e in sede di Conferenza delle Regioni” concludono le Consigliere dem.

Vaccinazione bambini, parliamone insieme

Ieri sera insieme alla Dott.ssa Cosetta Guazzi, pediatra, abbiamo dialogato sul tema della vaccinazione anti Covid-19 nei bambini.
Un momento per fare chiarezza, sciogliere dubbi e rispondere alle tante domande su una questione che da mamma mi interessa molto, come immagino a tantissimi genitori.

Qua potete trovare il video. Se ti va puoi condividerlo con amici e parenti che hanno figli piccoli.

La vaccinazione dei bambini dai 5 agli 11 anni è un altro passo fondamentale per la campagna vaccinale. Fare una corretta informazione è fondamentale.

La giornata del vaccinato

Quella che è in corso contro il COVID-19 è la più grande vaccinazione di massa globale che si sia mai registrata e si impongono riflessioni di ordine etico e morale, che affiancano quelle di ordine sanitario. È evidente che bisogna porre il tema della giustizia, cioè dell’ordine virtuoso dei rapporti umani, dal momento che chi non si vaccina (pur essendo nella condizione di farlo) beneficia di qualcosa a cui non ha contribuito, anzi abusa del senso civico e del senso di giustizia di chi si vaccina, di fatto è come chi si lamenta degli ospedali o delle strade e non paga le tasse. Ormai è evidente a tutti che non ci sono alternative alla vaccinazione di massa per evitare il lockdown, la didattica a distanza, la sospensione della socialità e delle attività economiche, se a qualcuno ancora non fosse chiaro basta guardare cosa sta accadendo in queste ore negli Stati a bassa vaccinazione e senza restrizioni. Vaccinarsi, dunque, assume il valore di dovere civico e obbligo normale, l’alternativa è sprofondare in una non vita, in una negazione della nostra natura, che è prima di tutto relazionale, sociale ed emozionale. L’alternativa alla vaccinazione è mettere a rischio la vita delle persone e vedere le bacheche delle affissioni piene di necrologi o i camion militari pieni di bare. L’alternativa alla vaccinazione, non sono i magici unguenti di cui si legge spesso, ma la solitudine e l’isolamento. L’alternativa alla vaccinazione sono gli ospedali saturi di pazienti covid lasciando fuori gli ammalati di tumori, di cardiopatia e di malattie gravi, ledendo il fondamentale diritto alla cura. Dunque i vaccinati si sono fatti carico di un problema di tutti, permettendo ai non vaccinati di sfruttare la minor probabilità di ammalarsi e pensando addirittura che il costo dei tamponi ricada sulla collettività. Nello stato di diritto per evitare che una minoranza (nettissima minoranza in questo caso) si prenda gioco della maggioranza, è indispensabile riconoscere i meriti di chi si è assunto la responsabilità di salvare se stesso, ma anche e soprattutto gli altri. Se i ristoranti sono tornati ad avere clienti, se le industrie sono tornate a produrre, se gli alunni sono rientrati a scuola, se i figli sono tornati a visitare i genitori nelle case protette, se i malati sono tornati ad essere accolti in sicurezza dagli ospedali, se i medici hanno continuato a visitare e a non essere visitati, il merito è dei vaccinati, il vaccino è inconfutabilmente la precondizione per il ritorno alla normalità.Terminato questo tempo e superate le tensioni che porta con sè, sarebbero necessari segni di riconoscimento per i cittadini virtuosi, che utilizzando ciò che la scienza e la medicina hanno offerto, si sono assunti la responsabilità anche per gli altri: si potrebbero prendere in considerazione premialità di natura fiscale e criteri di accesso privilegiati. Perché non partire mettendo a calendario la giornata del vaccinato? Una stragrande maggioranza silenziosa e responsabile che ha permesso all’Italia di ripartire, persone che non hanno bisogno di sventolare la bandiera italiana nelle piazze, perché lo sanno già che sono italiani e che hanno fatto una cosa per cui oggi nel mondo ci guardano con rispetto.

Ottavia Soncini – Presidente Commissione Politiche per la salute e Politiche sociali della Regione Emilia-Romagna

*Lettera pubblicata sulla Gazzetta di Reggio il 24 ottobre 2021

Tamponi gratuiti per chi non si vaccina? Io sono contraria

Sono fermamente contraria all’ipotesi dei tamponi gratuiti, per tutti quelli che si possono vaccinare, di cui si sta discutendo in questi giorni. Secondo alcuni partiti, con la Lega di Salvini al primo posto, e alcune sigle sindacali sarebbe una manovra necessaria per “traghettare” gli indecisi verso il vaccino.
Al lavoro si deve andare tutti i giorni e siccome libertà deve fare rima con responsabilità (libertà garantita dalla possibilità di fare un tampone), chi lavora deve mettere in sicurezza i colleghi. Sono stati sconfitti i partiti che volevano riaprire tutto esattamente un anno fa e oggi che si può tornare a lavorare (grazie ai vaccini e non a Maga Magò) erano disposti a richiudere tutto sacrificando l’unico strumento in grado di garantire serenità e continuità lavorativa.
Da Presidente della commissione salute della Regione Emilia Romagna non posso che oppormi a questa scelta e sposare in tutto e per tutto la linea della fermezza del premier Mario Draghi. Il green pass obbligatorio per tutti i lavoratori come strumento per continuare ad aprire il paese. Questo per due motivi.
Il primo è che faremmo ricadere sulla fiscalità generale una spesa inutile. Il vaccino è già completamente gratuito per tutte e tutti i cittadini ed è coperto dai bilanci della sanità pubblica. Non abbiamo bisogno di ulteriori strumenti, che di fatto rallenterebbero ancora l’obiettivo finale dell’immunità di gregge, rimandando ancora di settimane la vaccinazione di una corposa parte della popolazione.
Il secondo motivo è che la sanità pubblica ha l’urgente necessità di tornare a pieno regime su tutta l’attività ordinaria. Sono i cittadini italiani a chiederlo. Non possiamo permetterci di avere ancora altri mesi di liste bloccate per le visite, sacrificando forze e risorse per effettuare i tamponi.
Il vaccino è lo strumento migliore per sconfiggere il virus. Ed è sicuro. Anche il recente rapporto dell’AIFA ha sottolineato come solo lo 0,02% delle dosi di vaccino abbia causato reazioni avverse gravi. Parliamo di un numero estremamente basso a fronte delle oltre 76 milioni di dosi somministrate in Italia.
Bisogna fare chiarezza estrema su chi può fare il vaccino aggiornando le raccomandazioni (penso ad esempio alle donne in gravidanza) e i tamponi gratuiti vanno dedicati solo, e dico solo, a quelli che davvero non possono fare il vaccino. Calmierare i prezzi dei tamponi per coloro che non hanno controindicazioni all’inoculazione è una misura di buon senso per permettere ai lavoratori non ancora vaccinati di acquisire ulteriori informazioni e superare i timori e le diffidenze vaccinali. Il vero obiettivo deve essere il vaccino per tutti.
Abbiamo affrontato mesi difficilissimi di pandemia e rallentare la corsa proprio ora, quando siamo arrivati ad un punto chiave della campagna vaccinale, sarebbe un grave errore. Abbiamo visto, grazie all’impegno delle Ausl, che spostando la campagna vaccinale nelle piazze, nelle scuole, tra la gente abbiamo già recuperato tantissimi indecisi. Non fermiamoci. Impantanarsi in una discussione green pass no / obbligo vaccinale sì rischia di farci perdere di vista l’obiettivo finale. L’agenda Draghi: tornare alla normalità, mettere in sicurezza la scuola, garantire continuità ripresa dell’economia (inaspettatamente al 5.7% nel trimestre) e del lavoro, è l’agenda di chi vuol bene al paese.

Ottavia Soncini – Presidente Commissione Politiche per la salute e Politiche sociali della Regione Emilia-Romagna

*Lettera pubblicata sulla Gazzetta di Reggio il 18 settembre 2021

“Vaccinarsi vuol dire proteggere tutti”

Oggi sulla Gazzetta di Reggio ho provato a spiegare perchè dobbiamo vaccinarci tutti e perchè dobbiamo farlo al più presto.

I danni delle mancate vaccinazioni non possono ricadere sull’intera società, è una questione pubblica prima ancora che individuale, i non vaccinati per scelta rifiutano di assumere una misura di salute pubblica necessaria a tenere l’emergenza sotto controllo e ignorano la necessità di garantire l’equilibrio al sistema sanitario nazionale, vero architrave democratico e delle libertà individuali.Implementare la percentuale di vaccinati (oggi in Italia 28 milioni di persone pari al 47.4% della popolazione) e allargare l’uso del pass vaccinale sono due imperativi categorici per recuperare le nostre piene libertà. La variante Delta corre senza sosta e occorre agire in fretta, per evitare nuove chiusure, nuove quarantene, nuove saturazioni degli ospedali, nuovi ritardi nelle altre prestazioni sanitarie. In questo quadro critico è necessario vincolare le professioni a contatto con soggetti deboli (ragazzi, ragazze, bambine e bambini, ricoverati, persone inferme) alla vaccinazione, è una misura di rispetto sociale generale: su scuola e sanità la società ha il diritto di intervenire. Sono beni primari che vanno difesi, la Carta con gli articoli 16 e 32 ci consegna un solido riferimento normativo, la scienza ci offre i vaccini di nuova generazione che i dati raccolti ci dicono che funzionano e che sono molto più sicuri di qualsiasi altro vaccino utilizzato sino a oggi. Difenderli significa difendere i principali gangli di libertà e occorre erigere un muro di difesa, un muro che non può avere altri mattoni che i vaccini autorizzati.Tenuto conto dei risultati molto preoccupanti della didattica a distanza, la scuola deve tornare in presenza. Per evitare nuove chiusure non rimane altro che generare l’immunità di gregge in ogni classe, per dirla con Antonello Giannelli, Presidente Associazione nazionale presidi e diventa prioritario estendere l’uso del green pass per l’ingresso nelle scuole, con una forte azione di persuasione per completare l’immunizzazione del personale della scuola (a oggi risulta immunizzato il 75%) e, in extrema ratio, prevedere l’obbligo vaccinale. Green pass che in caso di recrudescenza pandemica non può non includere anche gli studenti delle secondarie. Le raccomandazioni delle istituzioni sanitarie e scientifiche internazionali sono rivolte anche ai ragazzi a partire dai 12 anni, ritardi, rinvii e reticenze immotivate possono rivelarsi oltremodo dannose e appare non rinviabile una diffusa campagna di sensibilizzazione, con il coinvolgimento delle istituzioni scolastiche e delle agenzie educative. L’obiettivo non negoziabile è la riapertura in presenza delle scuole, chiusure e didattica a distanza sono le vere riduzioni della libertà, sia attuali che future, dei nostri giovani.Le condizioni di sicurezza vanno garantite nelle strutture sanitarie e in generale nei luoghi pubblici frequentati da persone fragili, a fronte di un virus che continua a circolare con alta pervasività: se sono ricoverato in un ospedale, se ho un parente in una casa protetta come faccio a sapere se il medico che mi visita e l’operatore sanitario che assiste l’anziano sono no-vax? La società ha il diritto/dovere di proibire a un medico non vaccinato di esercitare la propria professione e/o di informare il paziente. Se un bimbo è immunodepresso può evitare di entrare in contatto con un insegnate no-vax? Un insegnante non vaccinato è un pericolo innanzitutto per gli studenti più deboli. Ormai è ampiamente noto, qualsiasi misura di contenimento e prevenzione non blocca completamente i contagi, ritornare ad un lockdown è impensabile, la vera sfida dei prossimi mesi è quella di mettere in sicurezza gli ospedali, le case protette, gli ambulatori medici, i centri diurni, le scuole e più in generale tutti i luoghi frequentati da fragili, immunodepressi e persone che non possono essere vaccinate. Per questo è indispensabile far crescere la percentuale degli immunizzati, non è libertà voltarsi da un’altra parte, non è libertà sentirsi esonerati e credere che ci penserà qualcun altro a vaccinarsi.La società può e deve impedire le esternalità negative di chi potrebbe danneggiare gli altri, la società deve richiamare i singoli a atti di responsabilità civile che servono a fermare l’emorragia di vite e di libertà.Vaccinarsi significa avere a cuore la propria salute e avere a cuore la salute degli altri, apartire dai più deboli e dai più fragili.

Il mio intervento alla 46esima Assemblea provinciale di Avis di Reggio Emilia

Ecco il mio intervento che ho inviato alla 46esima Assemblea provinciale di Avis di Reggio Emilia, per portare il mio saluto al Presidente Stefano Pavesi, a Maurizio Pirazzoli, Presidente di Avis Emilia Romagna e a tutti i donatori presenti.

“In questi decenni la vostra storia associativa si è intrecciata con i cambiamenti della medicina e della società. Avis ha affrontato positivamente emergenze straordinarie come il sisma del 2012. Non vi siete fermati neanche in questo anno drammatico di pandemia: nonostante la generale riduzione delle donazioni i risultati sono stati eccellenti, questo grazie alla costante operatività del personale sanitario, medico e infermieristico, all’impegno dei volontari e dei dipendenti per l’attività di raccolta, ma soprattutto grazie alla generosità dei donatori che hanno accolto i numerosi appelli al dono. Un risultato significativo in un momento complesso costituisce la miglior testimonianza del vostro impegno volto a diffondere la cultura della donazione, una risposta concreta, un segno tangibile di solidarietà, generosità e gratuita’ che nobilita la storia dei donatori. Grazie ai donatori, grazie ai dirigenti e grazie anche ai tanti volontari di Avis, che con il loro impegno contribuiscono a confermare, anno dopo anno, la solidità e l’autosufficienza del sistema sangue dell’Emilia-Romagna. Un sistema che ha sempre consentito di continuare a donare a regioni che quell’autosufficienza non ce l’hanno e quindi, soprattutto in caso di emergenze, devono essere aiutate. Non possiamo abbassare la guardia, perché di sangue c’è sempre bisogno e per questo motivo è necessario sensibilizzare un sempre maggior numero di persone. La vostra missione si rivela indispensabile per salvare delle vite e conferma il vitale ruolo del volontariato in favore della crescita sociale e civile del nostro Paese. La rinascita che ci attende ha bisogno della forza ed intelligenza di Avis e di tutto il terzo settore. Il vostro impegno ha un forte valore simbolico di universalità, perché supera i confini geografici e temporali, ed un valore etico, perché non discrimina e sostiene il principio di equità delle cure.Un gesto concreto che contribuisce ogni giorno alla costruzione del bene comune e all’attuazione dei valori della nostra Costituzione.Come Regione accompagneremo sempre di più anche la vostra missione che vi porta a proporre stili di vita sani e positivi, abbiamo aumentato le risorse sulla prevenzione primaria e pensiamo che questa sia una strada da continuare a percorrere perché il futuro della salute delle persone, e dunque anche della sanità, sta nella prevenzione delle malattie.”

Accademia Pd – Salute: vaccini, piano vaccinale e prospettive future | Mercoledì 28 aprile ore 21

Mercoledì 28 aprile alle ore 21:00 parteciperò all’iniziativa online “Accademia Pd – Salute: vaccini, piano vaccinale e prospettive future” organizzata dal Circolo Pd di Poviglio. Con me ci saranno il Dott. Pietro Ragni, la Dott.ssa Stefania Fieni e il collega Andrea Costa. Ad introdurre e coordinare l’incontro sarà Ugo Marinelli.

Per accedere all’evento basterà cliccare su questo link: meet.google.com/vbf-pnsu-bqd

“Vediamo la luce, ma il Governo poteva fare meglio”

Oggi sulla Gazzetta di Reggio trovate l’intervento che ho scritto insieme ad Annalisa Rabitti sulla campagna vaccinale per le persone con disabilità.

“Vediamo la luce, ma il Governo poteva fare meglio”

Non si poteva aspettare ancora a lungo: finalmente vengono vaccinate le persone fragili.Sono tanti i famigliari che in questi mesi ci hanno scritto delusi perché non erano stati contattati per la somministrazione del vaccino ai figli con disabilità. Una richiesta sacrosanta.La scelta fatta dal piano vaccini nazionale di vaccinare per primi operatori sanitari e socio-sanitari e ospiti delle CRA si è rivelata corretta, abbiamo reso le strutture sanitarie ospedaliere e territoriali Covid free e ora i professionisti sono immuni e possono continuare a combattere contro il covid.Ma perché prima gli insegnanti delle persone fragili, ci è stato chiesto?La gestione rispetto alla somministrazione del vaccino Astrazeneca è stata l’origine di alcune scelte oggi discutibili.Aifa e comitato tecnico scientifico nazionale inizialmente erano contrari alla somministrazione di questo vaccino agli over 55 e alle persone con patologie. Dopo poco tempo si è dato il via libera prima alla possibilità di somministrazione fino ai 65 anni e ora anche oltre i 65 anni. Questo ha fatto saltare tutto l’ordine delle priorità che era stato definito rispetto ad età e patologie, d’altra parte non si potevano lasciare i vaccini nel frigo. Si sono così creati percorsi paralleli, un esempio è quello degli insegnanti vaccinati prima delle persone con patologie. Però la luce ora si vede. In Regione Emilia-Romagna e Lazio le vaccinazioni alle persone disabili sono partite, in altre regioni si sono fatte altre scelte. Un quadro frammentato e disomogeneo che non tiene conto della difficoltà in cui vivono le persone vulnerabili e i loro cari. Il Governo avrebbe dovuto fare di più. La titolarità della legge 104 poteva essere, fin da subito, un criterio facilmente disponibile per individuare le persone in stato di fragilità. A ciò si aggiunge che non era stata data una priorità ai caregiver conviventi delle persone con disabilità, se non in riferimento solo ad alcune specifiche patologie, nonostante si tratti sempre di persone per le quali sono riscontrabili le stesse necessità di protezione individuate per il personale delle CRA. La Regione Emilia-Romagna aveva fatto esplicita richiesta. È notizia di queste ore che nell’aggiornamento del piano nazionale sia prevista l’estensione della vaccinazione alle persone con disabilità gravi, ai sensi della legge 104, ai loro caregiver e ai famigliari conviventi. Ora sarà importante la sollecitudine nell’attuazione e nell’organizzazione di quanto previsto.A che punto siamo noi? Nei prossimi giorni l’Ausl di Reggio Emilia contatterà tutte le persone di età compresa tra i 18 e 65 anni in carico ai servizi e non collocate in struttura, per le quali la campagna vaccinale sta volgendo al termine. Le persone e i famigliari da tempo aspettavano risposte sulla vaccinazione delle persone fragili verso le quali la nostra Regione, le istituzioni tutte e la sanità vogliono riservare la massima attenzione come è giusto e doveroso che sia.Sono persone troppo spesso lasciate sole durante la pandemia, con i famigliari non sempre sostenuti e un confinamento dentro le quattro mura domestiche ancora più difficile. Poter ricominciare a condividere in sicurezza progetti, senso, futuro e relazioni con gli altri, poter ricominciare a toccare con mano il diritto ai piccoli desideri per chi maggiormente si è dovuto isolare in questi mesi è un passo avanti notevole, un segno che mette in pratica la “centralità della persona”. Lo Stato deve proteggere coloro che sussurrano in un mondo che grida, non basta che le persone con disabilità siano prese in carico soprattutto dal punto di vista delle loro necessità sanitarie e socio-assistenziali. A Reggio Emilia con il progetto “Reggio Emilia Città Senza Barriere” la sensibilità e l’attenzione a certi temi crediamo che sia cambiata, e pensiamo anche alle tante attività delle fondazioni del terzo settore, delle organizzazioni di volontariato e delle associazioni di promozione sociale che in modo capillare hanno continuato a garantire supporto alle persone con disabilità anche in pandemia. Una battaglia quotidiana che non deve fermarsi. Ora occorre avanzare sul modo di affrontare il tema della disabilità anche a livello regionale, occorre raccogliere le migliori innovazioni sui diritti avute a livello locale e portarle ad un livello più alto. C’è un’unica lezione da apprendere: non esiste un prima e un dopo, dobbiamo pensare al domani mentre affrontiamo l’oggi. E nel pensarlo mettere al centro le persone, soprattutto le più fragili.”

Ottavia Soncini – Presidente Commissione Politiche per la salute e Politiche sociali della Regione Emilia-Romagna

Annalisa Rabitti – Assessora cultura, pari opportunità, città senza barriere del Comune di Reggio Emilia

“In Emilia-Romagna chiediamo di istituire una Giornata nazionale per le vittime Covid e di rendere omaggio ai lavoratori dell’emergenza”

Approvata all’unanimità in Commissione Politiche per la Salute e sociali la risoluzione a prima firma della Presidente Soncini

La Regione Emilia-Romagna sostiene la richiesta di istituire una giornata nazionale per le vittime del Covid. Via libera, infatti, alla risoluzione presentata dal Pd e dalla maggioranza in viale Aldo Moro, a prima firma della Consigliera Ottavia Soncini.

“Nell’attesa che il Parlamento completi l’iter per istituire con legge la Giornata Nazionale delle vittime del Covid, individuata per il 18 marzo, quando ricorrerà l’anniversario della colonna di mezzi militari che portavano fuori da Bergamo e dalla Lombardia decine e decine di feretri, la nostra Regione e gli enti locali emiliano-romagnoli non staranno fermi. Pensiamo sia importante già da quest’anno ricordare i lutti, le vittime, l’impegno che migliaia di lavoratori nel pieno dell’emergenza hanno consentito alle attività essenziali, a partire da quelle sanitarie, di andare avanti” spiega Soncini.

“La nostra risoluzione ha avuto un voto positivo all’unanimità dei consiglieri componenti della Commissione Politiche per la Salute e Sociali, che presiedo. Un segno di come fare memoria delle persone che hanno perso la vita a causa del virus è un tema che abbraccia tutto l’arco politico. – sottolinea la Presidente della Commissione Politiche per la Salute e sociali – Riteniamo particolarmente importante anche sottolineare quanto di positivo è emerso nell’emergenza. Penso quindi a un momento per rendere omaggio al lavoro di medici, operatori sanitari, ricercatori, tutti i lavoratori dei servizi essenziali che hanno garantito la prosecuzione delle attività consentite, oltre alla Protezione Civile, la Polizia Locale, le Forze dell’Ordine, i volontari e le associazioni di volontariato che hanno aiutato anche portando farmaci e beni di prima necessità alle persone più fragili confinate a casa. Il mondo del volontariato, capillare, attivo e preziosissimo si è dimostrato ancora una volta imprescindibile per le nostre comunità”.