Le ragioni del mio Sì al Referendum Costituzionale

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Quello del prossimo novembre non sarà un referendum né di sinistra né di destra, non di Renzi o del PD. Non la sfida di pochi singoli ma di un popolo intero. Un grande referendum sul futuro del nostro paese. Basterà un Sì per un’Italia più semplice ed efficiente e non ancorata al passato. Un Sì per uscire dalla palude di una democrazia dimostratasi troppo spesso incapace di decidere e rispondere velocemente alle esigenze dei cittadini. Con questa riforma costituzionale si introducono cambiamenti attesi da decenni da tutte le forze politiche. Con il Sì al referendum diremo addio al ping-pong infinito delle leggi tra le camere, causa di ritardi imperdonabili nelle approvazioni di norme vitali per il Paese. Una sola Camera voterà la fiducia al Governo rendendo il paese stabile e governabile. Oggi il nostro Parlamento è il più numeroso e costoso dell’Occidente. Con il Sì i senatori passeranno da 315 a 100. Essi saranno sindaci e consiglieri regionali e non percepiranno alcuna indennità. Il nuovo Senato garantirà un maggiore protagonismo dei territori e degli amministratori locali, un’occasione di confronto serrato tra i diversi livelli dello Stato, una grande opportunità per le comunità locali. Il Cnel sarà abolito e le province cancellate dalla Carta. Il quorum per la validità dei referendum sarà abbassato. Infine, si chiariranno, finalmente, le competenze dello stato centrale e quelle delle regioni. Torneranno allo stato energia, infrastrutture, promozione turistica. Saranno ridotti gli stipendi dei consiglieri regionali ed eliminati i trasferimenti ai gruppi regionali come già fatto in Emilia-Romagna. I valori della nostra Costituzione, la più bella del mondo, non si difendono considerando la Carta come un pezzo da museo. La Costituzione, come ci hanno insegnato i Padri costituenti, è viva e come tutto ciò che è vivo va nutrita per custodirne la bellezza. Va fatta “crescere” di pari passo ai cambiamenti della nostra società. Una politica più veloce e vicina ai territori è la condizione perché le future generazioni abbiano le risposte alle loro aspettative nel mondo del lavoro, dello studio, della cultura. Parafrasando De Gasperi, questo referendum guarda alle prossime generazioni, non alle prossime elezioni. Certo, tutte le riforme sono perfettibili, ma rimandare sempre, equivale a non decidere mai.  E in politica, come nella vita, il tempo è un fattore rilevante. Cosa facciamo? Lasciamo le cose come stanno per altri trent’anni oppure si ha il coraggio di cambiare? Sì, si cambia!