Istat, nel 2015 in Emilia Romagna la disoccupazione è scesa al 7,7%

Scende al 7,7% il tasso di disoccupazione in Emilia-Romagna, 0,6 punti percentuali in meno rispetto al 2014. La riduzione interessa sia gli uomini (dal 7,3% del 2014 al 6,6%) che le donne (dal  9,5 del 2014 al 9,1%).
Lo confermano i dati diffusi da Istat sulla media annua del 2015, che nella nostra regione registrano anche un aumento degli occupati, che arrivano complessivamente a quota 1.918mila.

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In regione il tasso di occupazione nel 2015 si attesta al 66,7%, 0,4 punti percentuali in più del 2014, valore superato in ambito nazionale solo dal Trentino-Alto Adige.
Le persone alla ricerca di lavoro in Emilia-Romagna nel 2015 sono 161mila, 12mila in meno rispetto al 2014. Si è accelerato il processo di riduzione del tasso di disoccupazione, che era all’8,4 nel 2013, all’8,3 nel 2014 e al 7,7 nel 2015, con valori migliori in ambito nazionale solo in Trentino-Alto Adige (5,3%) e in Veneto (7,1%).

La crescita occupazionale è tutta concentrata nell’industria in senso stretto, con 18mila occupati in più. Continuano a diminuire invece i posti di lavoro nel settore delle costruzioni mentre nelle attività terziarierestano pressoché stabili.
Aumentano gli occupati dipendenti (+25mila), sia nelle posizioni di lavoro a termine (+14mila) sia a tempo indeterminato (+11mila). Cresce in modo più contenuto il part time solo tra le lavoratrici (+3mila).

Il tasso di partecipazione al mercato del lavoro regionale della popolazione in età attiva  tra 15 e 64 anni è stabile (72,4%), tra i più alti d’Europa e molto più elevato della media nazionale (64%), superato lievemente solo da Val d’Aosta e Trentino-Alto Adige.
Le ore di cassa integrazione autorizzate dall’INPS si riducono del 34,6%, così come decrescono i lavoratori licenziati e inseriti nelle liste di mobilità: sono quasi 5 mila rispetto ai 12mila circa del 2014.

Al via i “Progetti strategici di ricerca industriale” con l’assunzione di 490 ricercatori

E’ stata pubblicata la graduatoria del primo bando sui  “Progetti strategici di ricerca industriale” realizzato con le risorse europee del Por Fesr 2014-2020. In tutto sono 40 i progetti finanziati dalla Regione con fondi per 35 milioni di euro. Questo risultato porterà all’assunzione di 490 ricercatori L’iniziativa ha riguardato progetti di ricerca industriale strategica realizzati dai  “Progetti strategici di ricerca industriale” realizzato con le risorse europee del Por Fesr 2014-2020. L’iniziativa ha riguardato progetti realizzati dai laboratori della Rete regionale alta tecnologia con il coinvolgimento delle imprese. Questi i settori d’intervento:  sistema agroalimentare, sistema dell’edilizia e delle costruzioni, meccatronica e motoristica, industrie della salute e del benessere e industrie culturali e creative.

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Al via l’assunzione in Emilia-Romagna dei primi 490 ricercatori. È quanto previsto dai 40 progetti finanziati dalla Regione con 35 milioni di euro. Si tratta del primo bando – di cui è stata pubblicata la graduatoria e al quale seguirà la pubblicazione dei risultati di un altro bando, riservato alle imprese, che porterà ad una analoga quota di ricercatori da assumere – relativo ai “Progetti strategici di ricerca industriale” realizzato con le risorse europee del Por Fesr 2014-2020. L’iniziativa ha riguardato progetti di ricerca industriale strategica realizzati dai laboratori della Rete regionale alta tecnologia con il coinvolgimento delle imprese.

Sistema agroalimentare, meccatronica e motoristica, industrie della salute e del benessere: sono questi gli ambiti che hanno registrato le performance migliori nella graduatoria generale. I settori d’intervento riguardano: il sistema agroalimentare, il sistema dell’edilizia e delle costruzioni, la meccatronica e la motoristica, le industrie della salute e del benessere e le industrie culturali e creative. Per ciascuno di questi ambiti sono stati finanziati i primi 4 progetti in graduatoria.

A seguire, finanziati i migliori in ordine di graduatoria generale.
Per ogni progetto vi sono fino a 5 partner e complessivamente tutto il sistema regionale della ricerca viene coinvolto, insieme ai centri per l’innovazione ed altri partner col ruolo di stakeholder, come alcune strutture sanitarie.

“Insieme per costruire futuri – Insieme per fare da soli”. Con la Fondazione Durante e dopo di noi di Reggio Emilia

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“DUE COSE POSSONO REGALARE I GENITORI AI FIGLI: LE RADICI E LE ALI” (Proverbio canadese)

“La legge sul Dopo di noi non si tocca”; lo ha detto il Premier Matteo Renzi quando gli chiesero un commento su tale importante argomento. I 100 milioni stanziati per la legge e il piano di programmazione triennale confermano questa particolare sensibilità, rendendoci sicuramente più fiduciosi per il futuro. Sì dunque a risposte specifiche e no a strutture omologanti e omologate; sì all’autodeterminazione, dato che solo le famiglie stesse conoscono i problemi e la quotidianità; sì al cosiddetto “Trust”, introdotto per la prima volta.

La rivoluzione che reca con sè la legge del “Dopo di noi” parte da qui. Dalla necessità di dare risposte, concrete, alle persone con disabilità gravi una volta che si ritroveranno sole, senza l’aiuto delle loro famiglie, che nella stragrande maggioranza dei casi fino a oggi costituiscono l’unico supporto, oltre che economico, anche affettivo. Ma anche qui serve una comunità che sappia essere attenta e inclusiva.

Di tutto questo e di tanto altro abbiamo discusso questa mattina al bell’incontro “Insieme per costruire futuri – Insieme per fare da soli”, fondamentale convegno organizzato dalla Fondazione “Durante e dopo di noi” di Reggio Emilia, con il patrocinio della Regione Emilia Romagna, un’occasione per condividere, un’occasione per fare squadra con le altre Fondazioni che operano sul territorio emiliano romagnolo.

Ho portato la mia esperienza e ciò che la Regione Emilia Romagna sta portando avanti su queste tematiche. Ho potuto portare la buona notizia dell’aumento dei fondi destinati al sociale nel bilancio di previsione 2016, ho illustrato la risoluzione che, come prima firmataria, insieme ad altri colleghi abbiamo presentato: un primo, ma importante passo.

L’esperienza positiva di questi ultimi anni sul piano socio-sanitario ha reso esplicito come la regione sia attrezzata ad accogliere la legge del “Dopo di noi”. Servizi socio sanitari diurni e residenziali; 15000 interventi ogni anno; 150 milioni di risorse del FRNA. Ora occorre avere un campo infinito di occasioni ma preciso di collocazione per entrare in contatto con i bisogni e situazioni. Parafrasando quanto disse il nostro ex Presidente Giorgio Napolitano: “La Regione vi è molto grata, la Regione riconoscerà i vostri sforzi”. Perchè questa legge possa funzionare c’è bisogno di solidarietà e di mettere insieme risorse, energie, competenze che ogni associazione, comunità e famiglia nella sua storia ha già maturato. Ogni esperienza è preziosa.

La crescita economica deve andare di pari passo con la rete sociale; nessuno deve sentirsi isolato o, meglio, nessuno deve sentirsi un’isola, ma è compito nostro inserire il “prendersi cura” fra le priorità dell’azione governativa. I disabili non devono comunque essere solo soggetti destinatari delle politiche di sostegno a loro dedicate. Devono realmente diventate soggetti attivi delle decisioni legislative e amministrative che li riguardano.

Ecco perchè un frammento importante di questa sfida per la società che vogliamo costruire sta nella riforma della scuola. E nella riforma del terzo settore che stiamo discutendo al Senato e nel ruolo che dovrà avere il volontariato da un lato, dall’altro l’impresa sociale e le cooperative, tutto il mondo che ruota intorno al terzo settore. Ciò non vuol dire che lo Stato non debba svolgere il proprio ruolo fino in fondo e mandare avanti il proprio impegno e il proprio mandato: non ci vuole necessariamente meno Stato, ci vuole più società civile.

Un ultimo appunto: nella nuova legge regionale sullo sport vi è uno spazio dedicato alle disabilità, a testimonianza di quanto anche l’attività sportiva sia una chiave per l’inserimento e l’inclusione sociale delle persone fragili.

 

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Piccole e medie imprese, un bando regionale per promuovere le attività all’estero.

La Regione Emilia-Romagna, promuove l’internazionalizzazione delle piccole e medie imprese attraverso la realizzazione di eventi e progetti di promozione finalizzata alla penetrazione nei mercati esteri, l’erogazione di servizi informativi e di assistenza, il sostegno alle azioni promozionali da realizzarsi principalmente in forma aggregata.

L’obiettivo di questo bando è di promuovere i processi di internazionalizzazione delle imprese regionali con il sostegno a iniziative di partecipazione a fiere ed eventi internazionali, prioritariamente in forma aggregata.

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Possono partecipare singole imprese o aggregazioni temporanee di imprese (Ati), presentando un elenco di minimo 3 eventi da tenersi all’estero nel corso del 2016. Almeno uno degli eventi dovrà essere una fiera estera con qualifica internazionale.

 

L’agevolazione prevista nel presente bando consiste in un contributo fino ad una misura massima del 30% della spesa ritenuta ammissibile per le singole imprese e al 45% per le Ati.

Saranno esclusi i progetti con spesa ritenuta ammissibile dalla Regione inferiore a € 20.000,00 per le singole imprese e a 100.000 per le Ati.

La spesa ammissibile non potrà, in ogni caso, superare l’importo di € 100.000,00 per le singole imprese e di € 200.000,00 per le Ati partecipanti.

Il contributo sarà concesso secondo un meccanismo a sportello fino a esaurimento delle risorse disponibili.

Le domande potranno essere presentate alla Regione Emilia-Romagna tramite posta elettronica certificata (Pec) a partire dalle ore 12.00 del 14 dicembre 2015 ed entro e non oltre le ore 12.00 del 25 Febbraio 2016.

NB: si specifica che la normativa comunitaria di riferimento è il Regolamento (Unione Europea) n. 651/2014 del 17 giugno 2014, che dichiara alcune categorie di aiuti compatibili con il mercato interno in applicazione degli articoli 107 e 108 del trattato.


Per informazioni

Barbara Busi

tel. 051.527.6200

bbusi@regione.emilia-romagna.it

Tipologia di bando Agevolazioni, finanziamenti, contributi
Destinatari
  • Imprese
  • Internazionalizzazione
Ente
  • Regione Emilia-Romagna
Data di pubblicazione 09/12/2015
Scadenza termini partecipazione 25/02/2016 12:00
Presentazione domanda

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Dalla Regione 8 bandi per l’agricoltura “verde”. Stanziati 115 milioni

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Oltre 115 milioni di euro per il biologico, la produzione integrata, ma anche la gestione di zone umide, boschetti, corridoi ecologici, la salvaguarda del paesaggio agrario, il sequestro di carbonio nei suoli, la difesa delle razze antiche.
A tanto ammontano le risorse stanziate dal nuovo Psr 2014-2020, per il primo pacchettodi interventi in campo ambientale.

“Questi bandi vengono presentati a soli sei mesi dal via libera di Bruxelles ai Fondi Ue e testimoniano la nostra determinazione a garantire la massima velocità dei provvedimenti, perché c’è assoluto bisogno di correre per sostenere la crescita in atto – ha detto il presidente Stefano Bonaccini presentando l’iniziativa a Bologna.

Sono due le “misure” approvate dalla Giunta regionale (la 10 “Pagamenti agro-climatico-ambientali” e la 11 “Agricoltura biologica”) per otto bandi complessivi. Le domande potranno essere presentate dal 30 novembre al 29 gennaio attraverso Agrea, l’agenzia regionale per le erogazioni in agricoltura. Oltre che per l’agricoltura integrata e quella biologica, gli aiuti riguardano la biodiversità animale, il ritiro dei seminativi, la praticoltura estensiva, l’incremento della sostanza organica nei suoli, l’agricoltura conservativa.

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A Scandiano per presentare la legge “Lavoro e inclusione sociale”.

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Mercoledì 11 novembre, alle ore 19, presso il municipio di Scandiano ho presentato la legge regionale 30 luglio 2015, n. 14 “disciplina a sostegno dell’inserimento lavorativo e dell’inclusione sociale delle persone in condizione di fragilità e vulnerabilità, attraverso l’integrazione tra i servizi pubblici del lavoro, sociali e sanitari”. L’iniziativa si inserisce all’interno di una commissione congiunta di politiche lavorative e politiche sociali, cui la cittadinanza è invitata a partecipare.
La nuova disposizione, attiva dall’1 ottobre, ha istituito una nuova forma di tirocinio, finalizzata a favorire l’inclusione sociale e l’autonomia delle persone in condizione transitoria di disagio. Offrendo loro un lavoro, si può aiutarle a uscire dalla propria condizione di vulnerabilità, rendendole autonome e generando sviluppo per una nuova coesione sociale.
Spiega Giulia Iotti, assessore al Welfare di Scandiano: “Essendo le sedute delle commissioni sempre pubbliche, abbiamo voluto organizzare una presentazione di questa nuova legge regionale, perché introduce nuovi strumenti, in grado di rispondere ai bisogni di quella parte di popolazione in condizioni di fragilità lavorativa”.
“Una vulnerabilità che implica una necessità di inclusione sociale – aggiunge Luca Monti, presidente della commissione comunale per le politiche lavorative – per la quale a oggi non erano ancora stati forniti sufficienti strumenti di inserimento. Questa legge è appunto in grado di colmare questo vuoto, permettendo alle persone disagiate di raggiungere una nuova autonomia”.

 

  • Lavoro e Inclusione: l’esperienza dell’Emilia-Romagna nel quadro delle politiche nazionali e comunitarie – 9 novembre (il programma)
  • Favorire l’ingresso al lavoro e l’inclusione sociale di persone fragili e vulnerabili – 10 novembre (il programma)

Ministero del lavoro e delle politiche sociali

Le slide degli interventi

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Regione Emilia-Romagna

Le slide degli interventi

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Documentazione

Regione Friuli Venezia Giulia

Le slide degli interventi

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Documentazione

Regione Puglia

Le slide degli interventi

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Documentazione

  • Deliberazione della Giunta Regionale 21 novembre 2014, n. 2456 – Legge regionale n. 37 del 01/08/2014, art. 15 Cantieri di cittadinanza. Approvazione della strategia regionale per l’inclusione sociale attiva e il contrasto delle povertà e degli indirizzi operativi per la realizzazione dei Cantieri di Cittadinanza e del lavoro minimo di cittadinanza

Regione Sardegna

Le slide degli interventi

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Via libera dall’Unione europea all’etichetta “Prodotto di montagna”

Salumi, formaggi, miele, ortofrutta delle zone appenniniche potranno fregiarsi in etichetta di una specifica indicazione d’origine anche in Emilia-Romagna E’ stata infatti pubblicato sulla Gazzetta ufficiale europea il regolamento sull’indicazione “Prodotto di montagna”.

In questo modo i consumatori potranno riconoscere ed acquistare, con certezza, le produzioni agroalimentari di qualità dell’Appennino, prodotti unici per naturalità, tipicità, storia e manifattura e per un ambiente di elevata qualità ecologica. Si tratta di una nuova opportunità per i consumatori, ma anche per gli agricoltori di montagna che potranno così valorizzare commercialmente meglio i frutti del loro lavoro.

 

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L’indicazione prodotto di montagna è riservata ai prodotti il cui ciclo produttivo è svolto interamente nei 117 Comuni della montagna emiliano-romagnola, con la sola possibilità di derogare la fase trasformazione (macellazione, molitura, ecc.) entro i 30 chilometri di prossimità.

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Istat, l’export dell’Emilia-Romagna continua a crescere.

“Il buon andamento dell’export del settore manifatturiero in Emilia-Romagna, certificato stamattina dai dati Istat, è una eccellente notizia. Perché vuol dire che stiamo tornando alla economia reale, che stiamo attraendo investimenti, anche dall’estero, con il rientro di produzioni di imprese che avevano delocalizzato, e siamo la seconda regione in Italia per startup innovative”.

L’Emilia-Romagna rappresenta da sempre un fattore di traino per la crescita italiana, con il Pil regionale che rappresenta il 9% del prodotto nazionale, e i dati sull’export forniti oggi da Istat confermano questo trend: le esportazioni regionali rappresentano ben il 13,5% di quelle nazionali.

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“Se affianchiamo questi dati con quelli resi noti ieri da Inps sull’aumento del 51% dei contratti a tempo indeterminato in Emilia-Romagna, vuol dire che stiamo assistendo ad un fenomeno che sta consolidando l’uscita dalla crisi. Credo che queste prime indicazioni positive rafforzino la strategia definita dal Patto per il lavoro, strumento che abbiamo condiviso con le istituzioni locali, le università, le parti sociali datoriali e sindacali, il forum del terzo settore, che ha una dotazione di circa 15 miliardi di euro”.

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Patto per il lavoro, al via progetti formativi per 40 milioni di euro

Nell’ambito del Patto per il Lavoro, varato qualche settimana fa in Regione, è previsto un investimento di 40 milioni di euro per 333 progetti di formazione e accompagnamento al lavoro destinati a inoccupati, disoccupati, persone in condizioni di fragilità, che sono stati approvati dalla giunta regionale in questi giorni. Da settembre vi sarà, dunque, una chance importante per le 9.284 persone in cerca di lavoro che potranno iscriversi a questi corsi, altamente qualificati e finalizzati espressamente all’occupazione.

I corsi approvati, finanziati dalla Regione con risorse del Fondo Sociale Europeo, sono stati selezionati tra quasi 500 proposte formative, pervenute alla Regione a seguito di due bandi pubblici, nei quali si invitavano gli Enti di formazione a progettare percorsi orientati ai bisogni delle persone e alle prospettive di occupazione e di crescita del territorio.

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Inclusione è lavoro. Il mio editoriale sulla Gazzetta di Reggio

La condizione di fragilità è la nostra, è quella dell’uomo. Siamo pronti a dimenticarla perché ci interpella e ci inquieta, ma è quella in cui ognuno di noi si può trovare. La società muta con velocità e non possiamo, anche se viviamo in una Regione che ha i migliori servizi di welfare d’Italia e una delle più alte dotazioni di capitale sociale, rischiare di “svegliarci” con brutte sorprese.

I nostri servizi sociali si sono dedicati, per decenni, a chi si trovava ai margini. Oggi il numero di queste situazioni di difficoltà è in aumento: bussa alla porta chi ha perso il lavoro, chi si trova in forti problemi economici e, fenomeno spesso correlato, aumentano le fragilità psicologiche. È necessario assumere orientamenti nuovi. Ce lo chiede d’altronde la stessa Costituzione, all’articolo 3: “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”. “Rimuovere” è un verbo forte, suona, per me, come un imperativo categorico.  È questa la ragione che mi ha spinta ad intraprendere un importante lavoro di condivisione sul territorio, da approfondire in assemblea legislativa, per una nuova legge regionale su inclusione sociale e lavoro.

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