A Scandiano nuova sede per Croce Rossa, polo Protezione civile, assistenza socio-sanitaria

Una nuova sede per la Croce Rossa italiana di Scandiano, ma anche una struttura con la quale potenziare il polo di Protezione civile e dove trovare sia il servizio di emergenza sanitaria territoriale, convenzionato con il 118, e le attività socio-assistenziali, compreso il sostegno alle persone in difficoltà.

Il nuovo edificio viene finanziato con un investimento di circa 2 milioni di euro, di cui 350mila euro stanziati dalla Regione attraverso un pacchetto di risorse di complessivi 1,5 milioni per potenziare la rete delle strutture di Protezione civile in Emilia-Romagna. Nel piano regionale rientrano 11 interventi, tra cui quello di Scandiano, per 850mila euro destinati al territorio reggiano. La struttura sorgerà sulla viabilità principale in posizione strategica tra Scandiano e Chiozza, in un’area del Comune concessa in diritto di superficie e ospiterà la sede dell’associazione della Croce Rossa italiana e diverse altre funzioni e attività anche a valenza sovracomunale.

La durata prevista dei lavori è di 18 mesi e permetteranno alla Croce Rossa, che oggi solo a Scandiano raccoglie circa 500 volontari, il trasferimento dall’area ospedaliera che la ospita dal 1970, anno della sua fondazione e inizio attività.

Nei nuovi locali, progettati dallo studio di architettura M2R, troveranno spazio il servizio di emergenza sanitaria territoriale operato in convenzione con il 118, le attività di protezione civile con un magazzino dedicato al ricovero di materiali e mezzi, le attività socio-assistenziali, come il servizio di distribuzione viveri alle persone in difficoltà, e la Fondazione Manodori, ente no profit che opera su welfare, educazione e formazione, salute pubblica, arte e cultura, per promuovere lo sviluppo sociale del territorio.

Alle giovani coppie contributo fino a 25mila euro per l’acquisto della prima casa. La Regione stanzia 15 milioni

Un aiuto per il presente necessario a costruire un futuro: fino a 25mila euro per l’acquisto della prima casa e fino a 35mila euro nel caso l’immobile venga ristrutturato. La Regione investe 15 milioni di euro per dare una mano alle giovani coppie dell’Emilia-Romagna e ad altri nuclei famigliari che non riescono a trovare un appartamento adeguato alle proprie condizioni economiche, con una importante novità rispetto ai bandi degli anni scorsi: l’estensione del contributo all’acquisto di alloggi risistemati attraverso interventi di miglioramento della qualità architettonica e dell’efficienza sismica ed energetica degli edifici. 

L’11^ bando del programma regionale “Una casa alle giovani coppie” è una delle misure coerenti con il ‘Patto per giovani’ che la Regione sta costruendo con le parti sociali nell’ambito del Patto per il Lavoro. Oltre a soddisfare più velocemente, e a condizioni migliori, la domanda di abitazioni di nuclei familiari che vogliono avviare o rafforzare un progetto di vita, rientra nella logica del recupero del patrimonio edilizio esistente alla base della nuova legge regionale sull’urbanistica, puntando anche a sostenere la ripresa del comparto edile, fra i più penalizzati dalla crisi. I cittadini potranno presentare domanda da luglio, dopo la pubblicazione degli elenchi degli alloggi disponibili.

Dal 2010, primo anno di attuazione del programma regionale, con l’emanazione di 10 bandi sono state 2.161 le famiglie che hanno potuto acquistare la prima casa, messa a disposizione da cooperative e imprese, con un contributo complessivo della Regione di quasi 52 milioni di euro.

Il bando / Criteri e requisiti di accesso
Acquisto prima casa
(Linea 2) – Vengono stanziati 10,5 milioni di euro. Sarà possibile ottenere un contributo che va da un minimo di 20mila finoa un massimo di 25 mila euro, da scontare sul prezzo di vendita degli alloggi. I potenziali acquirenti della prima casa saranno le giovani coppie, ma al bando possono concorrere anche nuclei composti da una sola persona o famiglie monoparentali o con più di tre figli (almeno uno sotto i 18 anni), nei quali un genitore abbia meno di 45 anni. Il reddito Isee (Indicatore della situazione economica equivalente) massimo del nucleo famigliare deve essere compreso fra 41 a 55 mila euro annui.È possibile scegliere tra gli alloggi, distribuiti su tutto il territorio regionale, messi a disposizione da cooperative e imprese, il cui elenco sarà pubblicato nella sezione specifica del sito web della Regione nel mese di maggio.

Ristrutturazioni (Linea 1) –L’investimento di 4,5 milioni di euro è finalizzato amigliorare la qualità architettonica e l’efficienza sismica ed energetica degli edifici. Cooperative e imprese di costruzione potranno vendere direttamente a coppie sposate e non, persone singole e famiglie con più di tre figli con un reddito massimo che varia da 41 a 55 mila euro di reddito Isee(Indicatore della situazione economica equivalente) e di cui almeno un componente abbia un’età non superiore ai 40 anni. L’acquisto, scontato fino a 35 mila euro per ogni alloggio, può essere preceduto da un periodo di locazione di otto anni, alla fine del quale, però, l’alloggio deve essere ceduto allo stesso prezzo al quale era stato offerto in partenza. L’elenco degli immobili in ristrutturazione sarà reso disponibile entro il mese di luglio.

Per entrambe le Linee di intervento, il valore degli alloggi non può superare i 300 mila euro per i Comuni capoluogo di provincia o con più di 50 mila abitanti; 250 mila euro per tutti gli altri Comuni.

Oltre ai requisiti legati al reddito, all’età e alla composizione del nucleo familiare, per accedere ai contributi regionali è obbligatorio essere cittadino italiano, dell’Unione europea, extraeuropeo, purché in possesso di regolare permesso di soggiorno almeno biennale e di un lavoro. Inoltre, almeno un componente della famiglia deve essere residente o svolgere la propria attività lavorativa in un comune dell’Emilia-Romagna.

Il mio intervento al convegno “Percorsi sanitari agevolati per le persone con disabilità”

Sabato mattina sono intervenuta al convegno “Percorsi sanitari agevolati per le persone con disabilità” organizzato grazie alla collaborazione tra AUSL IRCCS Reggio Emilia, Centrale Operativa 118 Emilia Ovest e Fondazione Durante e Dopo di Noi di Reggio Emilia onlus.

Qua potete trovare i pensieri che ho espresso al termine del convegno:

Buongiorno a tutti, vorrei innanzitutto ringraziare coloro che hanno lavorato a questi progetti, le persone fanno la differenza e ancora una volta la nostra azienda sanitaria locale si è data una priorità giusta e buona. Molte cose che avrei desiderato dire sono già state dette, ne sono felice! Aggiungo alcune cose che ho pensato ascoltando con interesse i vostri interventi: in primo luogo credo che il valore di questi progetti, i percorsi sanitari specifici, sia nel dare risposta ad un bisogno delicato. C’è una persona con disabilità a cui si aggiunge una sofferenza. Ed è una sofferenza che purtroppo spesso è una costante non variabile nella vita quotidiana delle persone con disabilità. Ad una fragilità si aggiunge una fragilità: credo sia dovuta questa attenzione. Il secondo aspetto sul quale è iniziato un lavoro che è da implementare, lo ritrovate guardando le slide sul “modulo delle informazioni terapeutiche del medico di medicina generale”, guardando il processo del percorso d’emergenza che si chiude con la diagnosi e cura: credo che la presa in carico delle persone fragili debba partire dagli operatori sanitari presenti sul territorio, dalla quotidianità; i percorsi sanitari agevolati (dall’accesso del pronto soccorso, all’emergenza 118, alle visite specialistiche) che avete pensato dovrebbero fare parte di situazioni di emergenza o comunque non frequenti. Credo che ci debba essere una presa in carico attiva e non passiva, il paziente con disabilità deve essere conosciuto prima di tutto dai medici di medicina generale e dagli operatori sanitari. Credo che l’accesso facilitato al pronto soccorso sia possibile se c’è un percorso che dura tutta la vita, se c’è una relazione che parte da prima in un dialogo costante, in un percorso clinico, in una conoscenza vera del paziente da parte dei medici. Questo rende più possibile e meglio realizzabile il progetto sulla visita specialistica, un progetto interessante perché è importante che i percorsi siano istituzionalizzati e nello stesso tempo flessibili. Non si può lasciare tutto alla buona volontà del medico di medicina generale che chiama lo specialista di turno e ricorda che c’è un paziente con disabilità e che potrebbe servire una strumentazione specifica, o che le linee guida ordinarie dei percorsi sanitari siano flessibili in modo che un esame, magari, venga fatto prima di altri, o che ci sia un “percorso adattato” e non ordinario per quella persona, o una competenza specifica dello specialista…. La formazione dei professionisti di cui avete parlato è fondamentale…Ecco, questo non può essere lasciato alla buona volontà, deve essere istituzionalizzato e ci deve essere un indirizzo. Tre aspetti, voglio essere veloce poiché la mattinata è stata lunga e ciascuno deve tornare dai propri figli:

  1. Abbiamo approvato il Piano Socio Sanitario a luglio, un piano atteso e importante e trovo in questi progetti la concretizzazione di molti aspetti del piano: il primo, l’integrazione tra tutto ciò che è sociale e tutto ciò che è sanitario. Se noi diamo delle risposte a delle fragilità, non solo aiutiamo delle persone ma questo diventa una leva per diminuire l’ospedalizzazione spinta. È una leva per far sì che l’autonomia di una persona possa durare il più a lungo possibile. Abbiamo poi notato nella stesura del piano, che le persone ci hanno chiesto una umanizazzione sempre maggiore dei servizi e quindi dobbiamo investire sulla domiciliarità e sulla prossimità.
  2. Secondo aspetto: la collaborazione. Serve la regia del pubblico ma oggi ci dobbiamo rendere conto che se vogliamo difendere e tutelare il nostro sistema sociosanitario, di fronte ad una società frammentata, in cui i bisogni cambiano, si polverizzano, noi abbiamo bisogno delle nostre comunità, del dinamismo delle associazioni di volontariato e di tutti coloro che sanno ascoltare, forse meglio di noi, i bisogni nuovi che ci sono sul territorio. Penso alle famiglie, al privato sociale, alle associazioni, al Terzo Settore che da sempre lavorano con noi. Quindi noi non possiamo pensare che ci sia solo “un mandato” che dà la Pubblica Amministrazione e voi dovete solo obbedire. No, io credo che sia giusto che ci sia una progettazione e una definizione insieme degli interventi per il bene delle nostre comunità.
  3. Ultima cosa: prima si parlava della riorganizzazione delle cure sanitarie. Le case della salute non sono su tutto il territorio però penso che vadano utilizzate perché hanno questa caratteristica di prendere in cura una persona dal punto di vista sanitario, ma anche di contenere dei percorsi di socializzazione che avvengono all’interno della casa della salute in una presa in carico complessiva. Ed è lì che si trovano servizi e professionisti e che parte la relazione, la conoscenza del paziente e della sua complessità per arrivare appunto ai vostri tre progetti. Mi ricollego con questo al ragionamento che provavo a fare all’inizio.

Davvero grazie a nome della Regione, il mio compito sarà quello di riportare quello che ho ascoltato stamattina, perché questi possano essere progetti pilota, un esempio anche per altre aziende sanitarie.

Grazie perché a noi interessa che l’accesso alla sanità sia facile (è un diritto costituzionale!), a noi interessa che si riconoscano le differenze per supportare le fragilità, a noi interessa che la prossimità e la relazione umana siano l’approccio normale ai servizi di cura. Ma soprattutto grazie perché a noi stanno a cuore le persone, sta a cuore che le persone stiano bene, soprattutto quelle più fragili, e quindi il vostro contributo è oggi fondamentale.

Il mio intervento all’inaugurazione degli “Ex Tigli” di Cavriago

Sabato 24 marzo sono stata a Cavriago per l’inaugurazione della sede degli Ex Tigli. Un edificio da sempre punto di riferimento educativo per la comunità e che oggi, dopo due anni di lavori, torna disponibile per rispondere alle nuove esigenze dell’istituto comprensivo “Don G. Dossetti”.

La struttura ospiterà un laboratorio musicale, la mensa scolastica, l’archivio, uffici, sala riunioni, sala fotocopie e un laboratorio multiuso. Per questo intervento, la cui spesa complessiva è stata di 700mila euro, il Comune ha ottenuto un finanziamento regionale di 500mila euro grazie al piano triennale di edilizia scolastica 2015-2017.

Di seguito trovate una sintesi del mio intervento:

Buongiorno a tutti! Ringrazio per l’invito l’Amministrazione di Cavriago, il Sindaco Burani, e un cordiale saluto alle autorità civili e religiose qui presenti.

Quella di oggi è una festa, si festeggia l’inaugurazione di una struttura scolastica. Vedere una scuola, ascoltare le domande dei bambini, rispondere alle loro curiosità fa sentire decisamente bene. La scuola è la casa della comunità, è il luogo dove avviene il primo contatto con un bene comune che deve essere amato, vissuto e rispettato. Sentite la bellezza di condividere uno bene comune. Le Istituzioni, dallo Stato al Comune hanno fatto uno sforzo economico importante per dare a tutti una scuola sicura, che guarda all’efficienza energetica e alla sostenibilità ambientale. Qui vi è un collegamento tra architettura, organizzazione degli spazi e didattica. C’è un valore pedagogico ed etico importante: il recupero di ciò che esiste, la valorizzazione di ciò che c’è già, una storia collettiva, questo è stato luogo di studio anche per i vostri genitori. È una struttura bella, in cui è piacevole stare per insegnanti e operatori scolastici e ragazzi.

Come Regione Emilia Romagna, appena arrivati abbiamo voluto mettere in primo piano le politiche per l’infanzia. Perché come Regione abbiamo fatto questa scelta? Per prima cosa perché occuparci dei “più piccoli”, questo è ovvio, significa occuparci del futuro. Se non ci occupiamo di far crescere bene, in una sfera di comunità e di benessere, non nel senso materiale, ma nel senso affettivo e relazionale i nostri piccoli, vuol dire che non abbiamo capito niente, perché non ci occupiamo di quelli che prenderanno il nostro posto negli anni futuri. In secondo luogo qui dentro c’è una idea di libertà. “L’educazione è una cosa del cuore” diceva don Bosco, gli insegnanti mi insegnano che i bambini non si misurano solo sul rendimento o sul raggiungimento di obiettivi prestazionali, ma valorizzando le potenzialità di ciascun bimbo, soprattutto nella scuola primaria, e sostenendo le fragilità. Io faccio politica, sono consigliera regionale, ma le insegnanti, gli insegnanti fanno politica con la P maiuscola perché si preoccupano di riconoscere il meglio che è in ciascuno di voi, cari bambini, e si preoccupano di capire cosa fare dei vostri talenti, dei vostri doni e vi aiutano ad essere cittadini di domani, di una comunità. Auguro a voi bambini di sviluppare i vostri talenti e che possiate camminare liberi e conquistare ciò che di bello e buono vorrete. In terzo luogo ci occupiamo di bambini perché sappiamo esserci i genitori al loro fianco. Molti di voi, cari genitori, hanno uno stile di collaborazione e magari sono anche rappresentanti di classe. Al di là delle fatiche del lavoro quotidiano hanno in mente una dimensione non individualistica ma plurale e collettiva, i bambini guardano la generosità nell’uso del tempo: insegnare ai bambini a percorrere una dimensione di solidarietà e comunità e vedere che i genitori si interessano al bene comune è bello. Vi ricordo velocemente altri due provvedimenti. Il primo è il piano adolescenza: abbiamo lavorato per ricalibrare il welfare verso il basso, nel senso della età anagrafica. Il contesto e le caratteristiche di altre fasce d’età, infatti, penso ai nostri preziosissimi anziani, appartengono a mondi più consolidati, che meno subiscono trasformazioni rilevanti. Stare in mezzo, parlare, capire il mondo che cambia velocemente degli adolescenti è fondamentale perché da un anno all’altro, i bambini e le bambine, sono soggetti a grandi cambiamenti, spesso anche in positivo (il servizio civile vede tantissimi giovani che con maturità, intelligenza e creatività ed impegno civile si dedicano a cose collettive e non individuali). Alcuni cambiamenti vanno fronteggiati duramente e altri cavalcati per parlare di futuro e speranza. Tra i rischi che prima non conoscevamo, per esempio, penso alla lotta al cyberbullismo o all’abbandono scolastico. La Regione ha deciso di intervenire sull’adolescenza per una somma di motivi. Innanzitutto è cambiata la “struttura” della famiglia. In Emilia-Romagna sono circa 100mila le famiglie monoparentali, cioè formate da un solo genitore con uno o più figli. Poi, il numero di ragazzi stranieri che studia nelle nostre scuole è il più alto di tutto il Paese ma bisogna migliorare nell’integrazione scolastica e superare l’abbandono scolastico nella fascia adolescenziale. Inoltre, il 33% delle nostre famiglie è formato da una sola persona. Insomma, non esistono quasi più le reti sociali che proteggevano i ragazzi quindi è giusto intervenire là dove c’è bisogno. Oltre al piano adolescenza, abbiamo approvato una misura sui centri estivi. Una misura importante per molti genitori che lavorano:  per i genitori nella gestione dei figli nei mesi di chiusura della scuola e per i ragazzi una occasione di relazione e crescita in un contesto protetto.

Per quanto riguarda l’edilizia scolastica dal 2014 al 2017 è stata investita una cifra significativa dallo Stato: 9 miliardi e mezzo nel patrimonio immobiliare scolastico. Tutti i bimbi hanno diritto a vivere in una scuola bella, a volte per alcuni bimbi la scuola è più bella della casa in cui abitano. La bellezza e la funzionalità e la pulizia del luogo fanno sì che i bambini desiderino, oltre ad una scuola bella, un paese bello, un monumento bello, un parco bello, una piscina pulita. Tutti i bimbi hanno diritto alla felicità: la felicità non è un diritto riconosciuto nei nostri ordinamenti europei come uno degli obbiettivi dell’ordinamento, lo fa la Costituzione americana. Forse perché noi consideriamo troppo grande il tema della felicità per la politica perché c’è una vita fuori che la supera, che viene prima ed è più importante. Ma penso anche che questo sia un tema attuale che deve riguardare anche chi ha incarichi istituzionali, chi ha incarichi di governo. Forse abbiamo davvero bisogno di declinare le nostre scelte sulla domanda “questa azione renderà più felici le persone?”

Infine, pensare che il padre Costituente Dossetti sia passato da una scuola di questo plesso scolastico mi riempe di emozioni. Grazie ai genitori, agli insegnanti, agli operatori scolastici, ma anche a chi ha lavorato nei cantieri, a chi ha progettato, alle istituzioni, e a tutti quelli che hanno creato questa struttura circolare che ci lega tutti insieme e ci fa sperare che tutti insieme progrediamo verso un futuro in cui saranno i ragazzi e i bimbi a dirci cosa dovremo fare! Buona scuola!

Cinema e audiovisivi, 1,25 milioni per progetti di festival e rassegne: aperti i bandi

La Regione Emilia-Romagna investe sul cinema e sull’audiovisivo e lo fa offrendo la possibilità di ottenere contributi a progetti di festival e rassegne in questi ambiti.
Per il primo filone di finanziamento, relativo a progetti di rilievo almeno nazionale, per il triennio 2018-2020 sono a disposizione 750mila euro per la prima annualità, mentre le risorse per gli anni successivi verranno individuate sulla base delle disponibilità.
Per il secondo filone, che riguarda progetti di risonanza regionale per l’anno 2018, è previsto uno stanziamento di 520 mila euro, di cui 420mila per i festival e 100 mila euro per le rassegne. Nel 2017 con questo meccanismo erano stati finanziati 21 festival, di cui 3 di rilevanza nazionale e 14 rassegne, in un panorama regionale ricco e riconosciuto.

I bandi

Per i progetti di rilievo nazionale, per ogni edizione dal 2018 al 2020, si richiede un programma articolato sulla base minima di 5 giornate di programmazione, con almeno 10 proiezioni. I progetti dovranno puntare all’incremento e alla diversificazione del pubblico e dell’offerta sia in relazione agli spazi (es. i luoghi periferici o senza sale cinematografiche) sia alle varie tipologie di pubblico (es. biglietti e abbonamenti mirati). Altro punto fondamentale è la proposta di opere inedite, senza distribuzione sul mercato italiano, appartenenti a cinematografie meno conosciute o provenienti da paesi emergenti. Nel programma andranno inoltre inserite opere sostenute dal Fondo per l’Audiovisivo regionale e opere nazionali e internazionali restaurate.Sarà inoltre importante promuovere le pari opportunità, intese come attenzione alle specificità di genere e alle abilità differenti.

La domanda di contributo, sottoscritta dal legale rappresentante, dovrà essere inviata per via telematica dall’indirizzo di Posta Elettronica Certificata del soggetto richiedente al seguente indirizzo PEC: servcult@postacert.regione.emilia-romagna.itcon oggetto “Domanda festival/rassegne 2018-2020”. L’invio delle domande dovrà essere effettuato entro le ore 14.00 del 22 aprile 2018.

Per i progetti di festival e rassegne di rilevanza regionale per il 2018, sono ammissibili quelli giunti quest’anno almeno alla terza edizione. Il programma dovrà prevedere almeno 3 giornate consecutive di programmazione, comprendenti non meno di 10 proiezioni, per i festival; un periodo di programmazione saltuaria anche non consecutiva comprendenti non meno di 10 proiezioni per ogni rassegna. Anche in questo caso festival e rassegne dovranno puntare all’incremento e alla diversificazione del pubblico e dell’offerta,  proporre opere inedite, e sostenute dal Fondo per l’Audiovisivo regionale e opere nazionali e internazionali restaurate; oltre a promuovere le pari opportunità.

La domanda di contributo, sottoscritta dal legale rappresentante, dovrà essere inviata per via telematica dall’indirizzo di Posta Elettronica Certificata del soggetto richiedente al seguente indirizzo PEC: servcult@postacert.regione.emilia-romagna.itcon oggetto “Domanda Festival 2018” o “Domanda Rassegne 2018”. L’invio delle domande dovrà essere effettuato entro le ore 14.00 del 29 aprile 2018.

Modulistica sul canale Cinema di EmiliaRomagnaCreativa.it:
https://cinema.emiliaromagnacreativa.it/it/finanziamenti/bandi/

Come si vota il 4 marzo

  • Si vota domenica 4 marzo, dalle ore 7.00 alle ore 23.00
  • Si vota per eleggere i componenti della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica.
  • Possono votare per la Camera dei Deputati tutti i cittadini che hanno compiuto il 18° anno di età entro il giorno dell’elezione (cioè che siano nati prima del 4 marzo 2000) e siano iscritti nelle liste elettorali.
  • Possono votare per il Senato i cittadini che hanno compiuto il 25° anno di età entro il giorno dell’elezione (cioè che siano nati prima del 4 marzo 1993) e siano iscritti nelle liste elettorali.
  • Per votare occorre presentarsi al seggio con un documento di identità valido
    e con la “tessera elettorale” (chi l’avesse smarrita o avesse esaurito gli spazi dove apporre i timbri di partecipazione al voto, può richiederne copia all’Ufficio elettorale del Comune o del Quartiere).
  • Per votare si deve tracciare un segno sul simbolo del Partito Democratico. In questo modo il voto è validamente espresso anche per il candidato del collegio uninominale della Camera e del collegio uninominale del Senato.
  • ATTENZIONE: È vietato scrivere le preferenze. I nominativi dei candidati PD sono già stampati sulla scheda, accanto al simbolo.

 

FAC SIMILE SCHEDA CAMERA DEI DEPUTATI (Collegio di Scandiano)

 

FAC SIMILE SCHEDA SENATO DELLA REPUBBLICA (Collegio di Parma)

Inaugurato il Corpo C dell’Ospedale di Montecchio

Dopo quasi 13 anni di lavori, senza che fosse mai interrotta l’attività, sabato si è concluso un percorso di ristrutturazione complessiva dell’Ospedale Franchini costato 35 milioni di euro coperti per oltre il 92,5% dall’Ausl di Reggio Emilia.

Presenti all’evento anche i sindaci della Val d’Enza parmense, un segnale importante che conferma il ruolo di Montecchio come ospedale di prossimità anche per la provincia di Parma. Nel nostro paese la tutela della salute non conosce confini amministrativi e geografici.

Nel 2015 abbiamo inaugurato la casa della salute di Montecchio, sulla quale la Regione crede molto, un punto di riferimento costante, vicino, dove i cittadini possono essere assistiti e dove si concentrano professionisti e servizi. Un luogo che garantisce sia l’accoglienza che la continuità dell’assistenza, la gestione delle patologie croniche e il completamento dei principali percorsi diagnostici che non richiedono il ricorso all’ospedale. Un territorio, quello della Val d’Enza, che grazie alla casa della salute concentra in un unico edificio attività e servizi sanitari che originariamente erano distribuiti sul territorio distrettuale. La nuova sede consente una migliore integrazione tra i professionisti, altro aspetto non scontato e presente nel distretto è la multidisciplinarietà e la gestione integrata dei pazienti cronici, invalidi, anziani.

Quello inaugurato sabato è un intervento che ha riguardato 4 mila metri quadrati di superficie che ospitano pronto soccorso, attività ambulatoriali di tipo chirurgico e alta intensità di cura. Intervento costato 6 milioni di euro, somma che porta a 35 milioni gli investimenti fatti dall’Azienda sanitaria per l’ospedale di Montecchio a cui si aggiungono gli 8 milioni della Casa della Salute di Montecchio e altrettanti su quella di Sant’Ilario. Un territorio nel quale sono stati quindi investiti circa 50 milioni di euro. Tutto ciò garantendo l’equilibrio di bilancio.

Negli ultimi 20 anni si è investito su tutti e 5 gli ospedali della nostra provincia, con un impegno complessivo di 200 milioni di euro solo per quanto riguarda le risorse dell’AUSL. Agli interventi importanti sul Santa Maria con il CORE e il MIRE, si affiancano interventi sugli ospedali di prossimità (Correggio nel 2017, Montecchio oggi, in primavera sarà presentata la riqualificazione dell’ospedale di Guastalla), sulle case della salute e sui servizi territoriali.

In tour con Luigi Marattin

Ieri ho accompagnato Luigi Marattin, candidato Pd nel nostro collegio plurinominale, in un tour tra alcune belle realtà produttive reggiane: la Cerma di Vezzano sul Crostolo, la Grasselli Spa di Albinea, la Reggiana Riduttori di San Polo d’Enza e la Fratelli Francia di Quattro Castella.

Una giornata di confronto sulle azioni fatte in questi quattro anni di Governo, ma soprattutto sulle proposte concrete e realizzabili, che trovate nel nostro programma elettorale, per proseguire il sostegno verso le imprese:

– Ridurre il cuneo contributivo di 4 punti in 4 anni (dal 33% al 29%). Il lavoro a tempo indeterminato vale di più quindi deve costare meno.

– Le imprese pagano ancora troppe tasse. La nostra proposta è quella di ridurre ulteriormente l’Ires fino al 22%: uno dei livelli più bassi in tutta Europa

– Aumentare la deducibilità dell’IMU per imprese e artigiani portandola al 100% in 5 anni

– Estendere i PIR anche oltre l’attuale perimetro di legge per consentire alle piccole imprese innovative di competere di più e valorizzare il risparmio italiano

– Istituire uno strumento di formazione personale per un monte ore complessivo minimo iniziale di 150 ore: formazione permanente e capitale umano

– Estendere la dichiarazione precompilata (opzionale) anche ai lavoratori autonomi e ai piccoli imprenditori

– Rafforzare il piano impresa 4.0 rendendo stabile e strutturale il credito di imposta alla ricerca e sviluppo prevedendo una riduzione graduale dell’iper ammortamento per poi introdurre strutturalmente un’accelerazione della deducibilità fiscale degli investimenti produttivi. Chi investe sul futuro deve poter dedurre più velocemente i costi.

– Introdurre una “patente fiscale” a punti, uno strumento che permette di premiare gli imprenditori onesti, che pagano le tasse senza evadere

Qua potete trovare il programma PD: bit.ly/programmaPD