A Scandiano ricordando Pasolini. Il mio intervento

 

 

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Si è tenuto sabato 31 ottobre  il convegno dal titolo “Pasolini e la degradazione del linguaggio” presso la Sala Casini del Centro Giovani di Scandiano che riflette e approfondisce le riflessioni fatte dall’intellettuale friulano sulla comunicazione e il linguaggio. In sala erano presenti 5 classi dell’istituto comprensivo Gobetti, pubblico di addetti ai lavori, alcuni ricercatori universitari provenienti da fuori regione e scandianesi, in totale circa 200 persone.

Hanno presentato l’evento, il Sindaco di Scandiano Alessio Mammi, l’Assessore ai Saperi Alberto Pighini e Ottavia Soncini, Vicepresidente dell’Assemblea legislativa della Regione Emilia Romagna che ha portato anche i saluti dell’Assessore regionale alla Cultura Massimo Mezzetti..

Ha coordinato il tavolo il Dott. Roberto Chiesi, Responsabile dell’Archivio-Centro Studi Pier Paolo Pasolini di Bologna, gli interventi, tutti molto interessanti e diversificati tra loro, che hanno messo in luce diversi aspetti delle riflessioni pasoliniane sul linguaggio, sulla lingua e sulla comunicazione, sono stati di Gualtiero De Santi, Professore dell’Università di Udine, Anne-Violaine Houcke, ricercatrice di cinema all’Università di Parigi, Marco Vallora, Professore di Estetica al Politecnico di Milano.

Qui il mio intervento.

“Pasolini ebbe un rapporto particolare con la nostra Regione: basterebbe citare la sua formazione culturale all’Ateneo bolognese, le sue riflessioni sul Fascismo che riguardano noi emiliani in prima persona; potremmo rileggere le pagine in cui parla di Scandiano e di quei primi giorni di scuola, delle relazioni sociali che avvenivano sul quel “trenino” in terra boiardesca. Potremmo rileggere i passi in cui ci racconta della Reggio Emilia del 1960, una Reggio ferita dai fatti del 7 luglio che lasciarono tracce di sangue anche qui a Scandiano.
Fu poeta, saggista, romanziere, regista; superfluo citare tutti gli ambiti artistici in cui Pasolini ha lasciato il segno.
A 50 anni dalla uscita de “Il Vangelo secondo Matteo” il quotidiano della Santa Sede lo giudica un capolavoro, “forse la migliore opera su Gesù nella storia del Cinema”.
Pasolini ci offre una riflessione anche oggi, è una occasione di stimolo per ognuno nei diversi ruoli che ricopre: per me nell’impegno politico. La sua modernità suggerisce un uso parsimonioso della parola, una riflessione sull’uso essenziale della lingua.
Per Pasolini l’artista deve, attraverso la sua opera, attraverso una missione etica del linguaggio, interpretare, custodire e proteggere un paesaggio culturale. In questa prospettiva, il paesaggio non è solo ambiente geografico e naturale, ma anche e soprattutto storico e umano.
Pensando al paesaggio culturale viene in mente la connessione strettissima, il rapporto originario esistente tra parola e politica. La politica si nutre di parole scambiate: dialogo, concertazione, alleanza, dibattito, norme.
La parola in politica è decisiva per la costruzione del noi. Pasolini suggerisce l’importanza di recuperare una dimensione etica della parola: rispetto del destinatario della mia parola, rispetto di me stessa mentre la pronuncio, rispetto della parola stessa.
Dire francamente la verità in politica è un dovere per aiutare altre persone a vivere meglio. Parlare franco invece di usare la persuasione o il silenzio. La critica invece dell’adulazione, il dovere morale anziché l’apatia morale. Dove viene distrutta la credibilità della politica e manca la responsabilità (nel significato di rispondere delle proprie parole), viene meno la possibilità di vivere insieme nella fiducia gli uni degli altri. E’ una riflessione a cui conducono le opere di Pasolini, insieme a diverse riflessioni sulle logiche della comunicazione di massa e sui modelli proposti ai giovani da parte della televisione. La comunicazione non impegnata nei confronti della verità, ma preoccupata unicamente dell’opinione; la parola rivolta esclusivamente all’informazione e non alla comunicazione; il rapporto tra comunicazione e verità: la comunicazione di massa è spesso dominata dalla logica dell’efficacia più che dalla cura della verità.
Altro aspetto che suggerisce il pensiero pasoliniano dal punto di vista politico è la capacità di pietas, di partecipazione umana alla vita degli altri, con un desiderio “buono” di riscatto e di riscoperta piena della dignità di ognuno.
Dal sottoproletariato delle borgate arriva il suo messaggio di umiltà e povertà con la riscoperta degli ultimi: nel nostro impegno politico dobbiamo ricordarci sempre dell’uomo “comune” e delle sue difficoltà nella vita quotidiana.
In ultimo luogo, l’importanza degli investimenti in ambito culturale. Abbiamo cercato, come amministratori regionali, di recuperare una nuova consapevolezza e centralità del settore cultura per lo sviluppo del Paese.
Addentrandoci nella spending review, vogliamo triplicare i fondi in cultura. Ammontano ad oltre 10 milioni le risorse del 2015 assegnate a teatro, musica e danza utili anche per rilanciare impresa ed occupazione in una Regione in cui il patrimonio storico, artistico e culturale muove oltre 30 mila imprese e impegna oltre 80 mila addetti.
“Pasolini profeta civile” il titolo della giornata: Pasolini non è soltanto un profeta del passato, ma anche grande punto di riferimento per costruire un presente fatto di quotidianità e semplicità, presupposto di un futuro migliore”.