A Reggio Emilia il primo impianto per il recupero delle acque reflue depurate

Il giorno dopo il referendum sulle trivelle, il presidente del Consiglio Matteo Renzi aveva archiviato la consultazione e rilanciato: “Adesso impegniamoci perché il nostro mare sia pulito, magari occupandoci un pò di più dei depuratori, cosa che dovrebbero fare le Regioni, anziché fare i referendum”.

Lo stesso giorno, ovvero il 18 aprile, a Reggio Emilia ha preso avvio l’immissione nella rete irrigua delle acque reflue del depuratore cittadino (Mancasale), trattate con impianto innovativo ai sensi del D.M. 12 giugno 2003, n. 185, Regolamento recante norme tecniche per il riutilizzo delle acque reflue.

Di fatto è stata posta un’importante pietra miliare nel sistema di gestione della depurazione a livello regionale: si tratta infatti del primo impianto realizzato in Emilia-Romagna con la finalità di recuperare le acque reflue per l’irrigazione dei campi agricoli. La discussione su questa opportunità a livello regionale, e a Reggio Emilia in particolare, era già stata avviata da prima dell’anno 2000.

Con il Piano di Tutela delle acque, la Regione Emilia-Romagna ha individuato nell’intero territorio regionale 24 impianti, di cui 17 ritenuti prioritari, su cui applicare questa misura: un traguardo che consentirebbe di rendere disponibili circa 500.000 metri cubi al giorno di acqua capaci di irrigare una superficie pari a circa 90.000 ettari.

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L’impianto di Reggio è stato inaugurato lo scorso anno dall’Assessore regionale all’Ambiente Paola Gazzolo, al termine dei lavori di costruzione. L’assessore aveva sottolineato come il riutilizzo delle acque reflue provenienti dai grandi impianti di depurazione sia una delle misure utili non solo al miglioramento dello stato qualitativo dei corpi idrici regionali, in virtù dei minori apporti di sostanze inquinanti e dei minori prelievi che si vengono a determinare, ma anche per garantire una maggior disponibilità di risorsa da destinare ai diversi usi in generale e all’agricoltura in particolare.

In marzo l’impianto è stato visitato anche da Mauro Grassi, direttore di ItaliaSicura, struttura di missione di Palazzo Chigi contro il dissesto idrogeologico e per lo sviluppo delle infrastrutture idriche, che ha dichiarato:  “Esperienze innovative come quella di Mancasale devono essere valorizzate: è necessaria un’azione politica capace di sostenere le realtà più virtuose”.

L’importo complessivo dei lavori di realizzazione dell’impianto è stato di circa 2,5 milioni di Euro, di cui quasi 1,5 a carico della Regione Emilia-Romagna. La realizzazione dell’impianto ha coinvolto 18 imprese. Nel corso della stagione irrigua l’impianto permette di recuperare un quantitativo complessivo di risorsa idrica di tutto rispetto, variabile dai 4 ai 5 milioni di metri cubi per anno.

La stazione di trattamento terziario, gestita dalla società IRETI, è basata su filtrazione rapida multistrato e trattamento combinato con acqua ossigenata e raggi UV. Il comprensorio irriguo che viene servito è situato nella pianura a nord del depuratore urbano ed ha una superficie di più di 2000 ettari, con 80 km di canali potenzialmente interessati all’immissione delle acque reflue depurate. La gestione dell’impianto e della rete irrigua vengono condotti secondo uno specifico Accordo di Programma siglato tra i soggetti interessati.

L’avvio del sistema di recupero e riuso irriguo delle acque viene seguito anche attraverso un progetto LIFE+ Ambiente, finanziato dall’Unione Europea e cofinanziato dalla Provincia di Reggio Emilia e da IREN Acqua Gas. Il titolo del progetto è ReQpro – “Modello di recupero e riutilizzo delle acque reflue per produzioni vegetali di qualità” ed è coordinato dal Centro Ricerche Produzioni Animali (CRPA) di Reggio Emilia. Partner per la realizzazione delle attività sono IRETI, il Consorzio di Bonifica dell’Emilia Centrale e l’Autorità di Bacino del Fiume Po.

Tra gli obiettivi del progetto la valutazione dell’efficienza e dei costi di gestione dell’impianto di trattamento terziario, la verifica degli effetti agronomici ed ambientali dovuti al riuso delle acque depurate, la diffusione dei risultati dei monitoraggi verso il mondo agricolo e la cittadinanza.

Per ulteriori informazioni e aggiornamenti: reqpro.crpa.it