Una riflessione di Paolo Santachiara, Presidente Slow Food Reggio Emilia, a Palazzo Greppi, Gualtieri, ad un incontro dai contenuti profondi “Amazzonia polmone della Terra”:

Vorrei iniziare questa riflessione con una minima inquadratura del contesto italiano sul quale queste parole cadono:

Innanzi tutto partiamo dal titolo:  “S.Vittoria del buon vivere” la considero una provocazione in quanto si innesta su un contesto dove si percepisce “un mal di vivere” e come questo mal di vivere, ci segnalano alcuni pediatri, stia colpendo una fetta importante di bambini attraverso, indolenza, fiacca,.scarsità di energie vitali

Ora queste giornate cercano di seminare consapevolezza, buoni stimoli che aiutino l’accelerazione del cambiamento, l’avvio di una piccola metamorfosi. ( Edgard Morin )

Oggi, una buona fetta di popolazione, sente paura, rabbia, incertezza, sfiducia.  Sono sentimenti dominanti che nascono dalla paura del futuro, dall’incapacità di governare la complessità, dovuta anche dalla globalizzazione, dall’immigrazione, dalla precarietà del lavoro.. e aggiungo io da una economia che ha messo il denaro come generatore simbolico di tutti i valori.

Non dobbiamo dimenticare che il 55% degli italiani fa uso abituale di psicofarmaci e l’Italia come sostiene Umberto Galimberti, a differenza dei paesi del Nord Europa,  ha il sole per buona parte della giornata, e dell’anno…

Un altro aspetto che sta assumendo dimensioni drammatiche è l’emersione sempre più diffusa della rabbia, dall’intolleranza verso il diverso, della identificazione di nemici, insomma assistiamo a un cammino di disumanizzazione crescente.

È inquietante la recentissima inchiesta sull’intolleranza condotta da alcune università italiane ( MI, Roma, Bari) su 215.000 tweet analizzati fra marzo e maggio 2019. Esito il 75% dei tweet è costituito da insulti rivolti a: immigrati 34%, donne 26%, musulmani 14%, disabili 12%, ebrei 8% e omosessuali 6% Questo è il quadro preoccupante che stiamo vivendo.

Zygmunt Bauman, il grande sociologo morto due anni fa, aveva ben fotografato (15 anni fa),  la nostra società e la ns vita definendola liquida, cioè incapace di conservare la propria forma, concretizzare risultati in beni duraturi, rendendo la vita precaria e piena di incertezza.

La vita liquida è una vita di consumi.

Tra le arti del vivere liquido-moderno, e le abilità che esse richiedono, è sapersi sbarazzare delle cose divenuta più importante che acquisirle.

In una società liquido-moderna, l’industria di smaltimento dei rifiuti, assume un ruolo dominante nell’ambito della economia liquida.

Venendo alla Nostra Casa Comune non dobbiamo mai perdere di vista che la situazione è drammatica.

Oggi la salute del pianeta è messa a dura prova, l’aria della pianura padana è fra le più inquinate del mondo, le acque superficiali sono per buona parte inquinate, e una percentuale importante delle acque nel profondo della terra contengono inquinanti.  La terra è stata resa sterile, annullando il suo humus, la sua fertilità naturale ed è resa produttiva solo attraverso l’uso di prodotti chimici di sintesi.

La famosa frase che venne pronunciata quasi due secoli fa dal filosofo L. Feurbach che recitava ” l’uomo è ciò che mangia “ oggi ci interpella con forza, in quanto oggi ci alimentiamo di un cibo che è diventato una merce fra le tante e non un bene prezioso curato e custodito in quanto nostro alimento prezioso e determinante per una crescita sana, armoniosa e bella.

Ora dobbiamo avere la consapevolezza che il sistema agroalimentare e gli allevamenti incidono sull’inquinamento di  CO2 del pianeta terra con il 34% del totale, cioè con la percentuale più alta rispetto alla mobilità e altre fonti inquinanti. E’ pertanto da qui che dobbiamo partire per iniziare a risanare l’ambiente e l’uomo e recuperando una intelligenza affettiva perduta.

Papa Francesco ha scritto 4 anni fa una grande enciclica, la “Laudato Si” che analizza i pericoli incombenti sulla ns casa comune.

Ha parlato di ecologia integrale, cioè come inquinamento, fragilità del pianeta e povertà sono unite, e come tutto il mondo è intimamente connesso, dall’Amazzonia a Santa Vittoria.

Ha con grande coraggio affermato come questa economia uccide, e come tante vite rischiano di diventare scarti della società.

Occorre pertanto e con urgenza prendere consapevolezza del danno provocato alla ns casa comune e con grande responsabilità operare un cambiamento radicale del ns stile di vita.

Slow Food da oltre 15 anni ha assunto alcune  parole chiave per sintetizzare i criteri da seguire quando si va a fare la spesa e precisamente:: Sano, Buono, Pulito e Giusto in un contesto di Biodiversità.

Sano, cioè il cibo che compriamo deve far bene alla salute, non può minarla per la presenza al suo interno di pesticidi, erbicidi, antibiotici, ormoni e, aggiungo,  la rabbia che gli animali cresciuti i allevamenti intensivi portano dentro per la tremenda vita che sono stati costretti a subire, in piccolissime gabbie e le loro carni sono impregnate di collera..

Buono, cioè deve essere piacevole al gusto.

Pulito, cioè per la sua produzione non deve inquinare la terra, l’aria, l’acqua.

Giusto, cioè deve dare il giusto riconoscimento economico a chi lo produce

Biodiversità, esprime la varietà di forme e l’abbondanza di specie, che rappresentano la vera ricchezza della vita sulla terra e la capacità di adattamento degli organismi alle diverse condizioni climatiche.

Semplificando si può dire che la diversità è la materia prima dell’evoluzione e l’evoluzione è il presupposto della sopravvivenza per le diverse specie esistenti.

E’ evidente che è necessario recuperare una conoscenza, una relazione con chi produce cibo, perché dalla sola etichetta non è possibile avere tutte quelle informazioni. Certamente un criterio fortemente selettivo può essere quello di orientare la spesa verso prodotti provenienti da agricoltura biologica o biodinamica, ma la via maestra è quella di rifornirsi da produttori locali e instaurare un rapporto con loro e stimolarli ad essere virtuosi.

Ora veniamo da oltre cinquanta anni di turbo capitalismo che ha portato un grande miglioramento delle condizioni economiche, ma nel contempo ha creato uno sbriciolamento sociale, un individualismo spinto, assieme a grandi diseguaglianze e a profonde fratture. Oggi sta emergendo il desiderio, sparso qua e là, in piccoli gruppi, in piccole realtà, di creare nuove forme di vita associata, di vita comune .

Occorre sempre avere presente che il fine della vita di ogni uomo è la felicità , e questa felicità la si raggiunge attraverso un vita armonica, fraterna e solidale.

Vorrei avviarmi alle conclusioni raccontando una esperienza che è nata da poco a Novellara.  Promosso da Slow Food di RE, il mese scorso, è iniziata la sperimentazione di una “ Comunità Biosolidale” cioè , una alleanza fra piccoli produttori locali e un gruppo di famiglie e piccole comunità.. Questa alleanza consiste nel creare una rete solidale dove i piccoli produttori garantiscono la produzione di prodotti sani, buoni, puliti e giusti ma avendo la certezza di avere acquirenti sicuri per una percentuale importante della loro produzione, mentre per le famiglie di essere certi della salubrità e bontà dei prodotti con prezzi equi, ma assicurando l’acquisto annuo di una percentuale di libera scelta, ma importante rispetto al consumo complessivo annuo. Tutto questo avviene stimolato da un continuo cammino culturale attraverso, ricerche, incontri, sperimentazioni, analisi dei bisogni emergenti per assicurare una vita armonica e solidale con la comunità intera. Ad esempio, 10 giorni fa abbiamo promosso un primo incontro su “Agricoltura e Alimentazione: salute della terra e dell’uomo: i primi 1000 giorni di vita” dove si ci si è soffermati sui primi 2/3 anni di vita di un bambino, tempo chiave per il suo futuro sviluppo in quanto particolarmente sensibile agli inquinanti presenti nel cibo, nell’aria e nell’acqua.

Volendo sintetizzare questa esperienza:

Perché è nata?

Per realizzare un bene comune in modo organizzato

Con quali finalità?

Garantire una alimentazione sana, buona, pulita e giusta per tutti

Ridurre fino a Interrompere l’inquinamento della terra, dell’aria, dell’acqua salvaguardando la biodiversità e salvando la nostra “Casa Comune”, il pianeta Terra.

Rendere solidale le attività di consumo alimentare riscoprendo conoscenza, relazione, solidarietà fra produttori, commercianti, ristoratori e famiglie

Rendere possibile a tutti di alimentarsi con prodotti sani sia per il prezzo equo, sia per la comoda accessibilià dei prodotti, creando, eventualmente, anche nuovi servizi per le esigenze di chi ha difficoltà di autonomia

Quali i soggetti che partecipano al progetto?

Le famiglie e piccole comunità

Piccoli imprenditori agricoli virtuosi ( Bio, Bio dinamici, o in cammino verso …)

Piccoli produttori gastronomici Bio

Commercianti Bio

Ristoratori

Associazioni

Medici

Concludo queste riflessioni con un invito: aiutiamoci, stimoliamoci, a cambiare il ns consolidato stile di vita, perché come dicevano i bambini nel filmato, abbiamo poco tempo per salvare la ns casa comune, 12 anni, si solo 12 anni.

Grazie